Messi o Maradona, chi è più forte? In “dieci” cose il confronto tra la Pulce e l’ex Pibe
Questa sera va in scena un inedito del calcio: il Barcellona si misura col Napoli in gare Uefa. E, segnatamente, negli ottavi di finale della Champions League 2019/2020. Una prima volta assoluta anche per Messi, erede designato di Maradona, che metterà per la prima volta piede sull’erba calpestata fra gli anni '80 e gli inizi del '90 dal Pibe de Oro. Per un evento nell’evento, in una sorta di ideale rievocazione delle magie che hanno illuminato il catino di Fuorigrotta per anni.
La Pulga argentina, prima ancora dell’intero Barça, vale il prezzo del biglietto e i supporters napoletani, al di là del risultato, si godranno ogni singolo istante di questa straordinaria partita. In un presente che vede in Messi il top del football e in Maradona quella abbagliante luce che ridestò e riscattò un intero popolo. Qui, in un immaginifico dualismo a distanza – temporale s’intende – ecco le 10 differenze fra Messi e il D10S albiceleste.
Maradona campione del Mondo, Messi vicino al trionfo iridato
Negli sport americani i paragoni spazio-temporali appassionano molto. Addetti ai lavori e tifosi amano le comparazioni e spesso si cimentano in rocambolesche teorie per accreditare una squadra, o un certo campione, rispetto ad altre, lontane nel tempo. Oggi, in una occasione speciale, cadiamo anche noi in questo complesso gioco mettendo a confronto due leggende del gioco. E partendo dalla prima differenza, non possiamo non sottolineare il percorso in nazionale dei due.
Maradona, nonostante una versione dell’Argentina di certo non scintillante, vince un mondiale nel 1986 e ne sfiora un altro quattro anni dopo, a fronte di un Messi sempre deludente o incapace di trascinare i suoi al successo. Anche, vedi nel mondiale brasiliano del 2014, raggiungendo la finalissima e disponendo di compagni di squadra nettamente più forti di quelli che accompagnarono Maradona nella vincente avventura messicana.
Insieme nel Barça, Maradona fece grande un modesto Napoli
Maradona, prima di Messi, ha vissuto l’esperienza blaugrana, deliziando, anche se solo per brevi e fulminei tratti, il Camp Nou. Poi, quasi come un reietto, condizionato da una vita privata non proprio eccellente, da diversi infortuni (epatite, problemi alla caviglia) e da una crescente impopolarità, Diego scelse l’esilio dorato di Napoli. Il resto è storia, anzi liturgia di un popolo riconoscente a divinis. Maradona, vince, convince e conduce da leader, caudillo e rivoluzionario condottiero il Napoli – prima di allora ai margini del calcio nazionale – alla conquista d’Italia.
Anche di quel Nord capitalista, industriale e pressoché monopolista dello scudetto nazionale. Ultimo fra gli ultimi, scaricato da una big mondiale, D10S rinasce, risorge sul terreno di gioco e regala gioie impagabili a Napoli e per estensione all’intero Meridione. Messi, invece, partendo da altre premesse, si lega eternamente al Barcellona. Vittorie, successi, trionfi (34 titoli coi catalani) e palloni d’oro (6) d’un certo peso. Ma meno stentorei, epici di quelli di un campione che sceglie un club di medio-bassa classifica e lo porta per mano fino a vette mai prima lambite.
Professionista l’uno, più chiacchierato l’altro
Vette altissime ma che potevano raggiungere picchi siderali ancora maggiori. Se solo Diego fosse stato un professionista serio sempre. E non solo a ridosso di eventi o kermesse di una certa rilevanza. Maradona domina nonostante una vita sregolata, l’uso di sostanze stupefacenti e notti brave. Fra i vicoli di Napoli e amicizie, camorristiche, poco raccomandabili. Messi, per suo merito, non s’è mai trovato in queste condizioni, anzi. Fra i segreti della sua straordinaria parabola individuale c’è una certa cura del corpo, della preparazione atletica, dell’alimentazione e di tanti altre piccole componenti che rendono un grande talento, un genio del football.
D10S vs un calcio maschio, Messi in un’era di maggior tutela dei #10
Professionismo dicevamo, ma anche ere – geologiche – diverse per il calcio. Messi, difatti, gioca in un calcio più dinamico, veloce, atletico e pure meno violento e cattivo. Gli interventi fallosi su di lui sono di certo tanti ma non della stessa entità di quelli subiti dal Pibe de Oro. Che oggi – e il documentario girato da Netflix sulla sua avventura in Messico con i Dorados di Sinaloa ne sono un esempio evidente per lo stato delle ginocchia di Diego – paga dazio con problemi evidenti alle articolazioni ed alle ginocchia. La tutela oggi è maggiore e pensare che un Claudio Gentile, in marcatura su di lui a Spagna ‘82, attualmente, potesse finire impunito la partita, sarebbe solo follia.
Maradona rivoluzionario, Messi quasi mai sopra le righe
Esuberanza. In campo e fuori. Il carattere di Diego è completamente differente da quello di Messi. Il D10S argentino, anche per via di una pressione talvolta insostenibile, è stato spesso nel corso della sua carriera una mina vagante. Uno che non le mandava a dire. Agli avversari ma anche agli stessi suoi datori di lavori. Proverbiali i litigi con l’ex patron Ferlaino o le proteste, anche plateali, specie da allenatore, nei confronti dei direttori di gara. Burbero fuori dal campo con chi gli impediva anche solo di prendere un caffè o fare una passeggiata in giro per Napoli, si è reso spesso protagonista di litigi e alterchi con fotografi, paparazzi o semplici operatori dell’informazione.
Maradona contro la Fifa, contro Ferlaino, contro la Federazione argentina, contro Bilardo, contro gli Stati Uniti, contro l’ex presidente Bush, l’Inghilterra per le isole Falkland-Malvinas, contro Veron, contro Passarella. Maradona contro. Iconoclasta per definizione anche su temi molto più scottanti o delicati come quelli politici. Estimatore di ‘Che’ Guevara, amico intimo di Fidel Castro, dell’ex presidente venezuelano Chavez, dell’ex presidente della Repubblica argentina Christina Fernandez de Kirchner e, spesso, dalla parte degli ultimi, distante dal mainstream, dal pensiero comune.
Messi da parte sua, è tutt’altro che fumantino da questo punto di vista. La Pulga si limita alle cose di campo e raramente eccede tenendo un po’ più in segreto le sue opinioni e le cose che non vanno. In spogliatoio o altrove. Anche se, le recenti uscite contro Abidal e la gestione dell’esonero Valverde hanno avuto una vasta eco social. Un comportamento, questo, preso spesso ad esempio da molti tanto che la professionalità del ragazzo lo ha fatto diventare, già nel 2010, ambasciatore dell’Unicef per il suo comportamento e le sue azioni umanitarie.
Leader carismatici, Diego punto di riferimento dei suoi compagni
Carisma. Minimo comune denominatore dei campioni, delle leggende senza tempo. E poi ci sono dei caratteri che abbinano al carisma una visibilità diversa della propria leadership. Messi, gode di questo elemento nel suo spogliatoio in un senso meno evidente, meno lampante. I compagni si affidano a lui nei momenti di difficoltà e lo affiancano sospinti dalla sua immensa classe, Maradona è stato non solo il punto di riferimento dei compagni ma anche colui che migliorava i suoi alleati in campo facendo crescere il livello del loro gioco. Ma Diego c’era sempre, anche fuori dal terreno verde e i suoi compagni lo sapevano. Nessuno dei suoi ex “commilitoni”, difatti, ne ha mai parlato male. Leader carismatico, caudillo supremo, amico sincero ed evidente trascinatore.
Messi più veloce, Maradona geniale
In un calcio differente, Messi vince il duello della velocità. Ma non quella d’esecuzione col genio come elemento comune ai due stellari #10. In epoche diverse del calcio però Maradona, con le sue intuizioni, è stato fra quelli che ha portato il gioco ad un livello superiore, ad un maggior dinamismo, ad una accelerazione dei ritmi. Esaltati, qualche lustro dopo, dalla Pulga in grado di emulare alcuni gol di Maradona, in slalom dalla sua metà campo, con la stessa identica rapidità – da pioniere – del D10S.
Messi con 6 Palloni d’Oro, Maradona a secco (o quasi) per un cavillo
I premi, spesso, e questo è il caso, non fanno la differenza. Per gli annali Messi vince, per palloni d’oro, 6 a 0 su Maradona. Per gli esperti del calcio, no. Negli anni '80, quando cioè Diego dava fondo a tutta la sua immensa classe, il popolare riconoscimento di France Football era riservato solo ai calciatori di nazionalità europea. Una discriminante, questa, che ha sempre impedito al Pibe de Oro di consacrarsi anche su questo tipo di scenario negli anni di Napoli, degli scudetti e delle indimenticabili prodezze all’ombra del Vesuvio.
Diego fu però ripagato, nel 1986, oltre che con la coppa del mondo, vinta da assoluto protagonista con l'albiceleste in Messico, col pallone d’oro del mundial e poi, nove anni più tardi, nel 1995, quando cioè cadde il criterio di cittadino europeo, il pallone d’oro alla carriera nell’anno del successo di Weah votato come miglior calciatore per la rivista transalpina. Sei a zero sì, ma solo per un cavillo.
I record di Messi, Maradona distante
Si vive di ricordi, prodezze, trofei e record. Primati immortali, o quasi, che spingono e ispirano le nuove generazioni. E Messi, quanto a primati, batte indubbiamente Maradona. Il primo ne detiene tanti, forse troppi. Solo per citarne alcuni, la Pulga è il calciatore ad aver fatto più gol, 50, in una edizione della Liga. Quella targata 2011/2012. Messi è il calciatore che ha vinto più volte di fila il pallone d’oro, per ben quattro edizioni consecutive.
È il più giovane esordiente in un mondiale con la Seleccion a quota 18 anni e 350 giorni, è l’unico calciatore ad aver segnato in sette competizioni diverse nello stesso anno solare, nel 2015, tra club e nazionale, il calciatore con il maggior numero di gol (626) in tutte le competizioni ufficiali nei blaugrana e potremmo andare avanti per ore.
Record, primati che non può vantare D10S (alcuni sono stati di recente eguagliati o superati) che però, a nostro avviso, resta sempre una spanna sopra il talento del Barça. Nell’immaginario collettivo, nel comune sentire della gente, nel cuore dei tifosi argentini e di quelli napoletani. I numeri sono spesso eloquenti, ma allo stesso tempo, non sono sempre tutto.
La leggenda del D10S, la costanza di Messi
E poi, a dividerli, anche un carattere evidentemente agli antipodi. Messi da parte sua trova le motivazioni per fare bene in un equilibrio psico-fisico ai limiti della perfezione. Allenamenti, costanza, voglia di dominare e consapevolezza nella forza del suo club sono alla base dei successi e delle battaglie della Pulga. Che gioca con serenità e restituisce allegria con gesti epici e gol da copertina. La vendetta è solo sportiva, le ambizioni solo puramente calcistiche mentre Maradona nella più ampia cornice sociale, nelle sfide più grandi del pallone ha trovato spesso stimoli inenarrabili.
Sentirsi un bersaglio, un caudillo dei più deboli ha dato spesso linfa vitale, energie incredibili al classe '60. Il gol all’Inghilterra per vendicare le isole Falkland-Malvinas, la mano di Dios per beffare i perfidi conquistatori, le prese di Torino, i successi contro le grandi del calcio italiano, il sacrificio e le vittorie con la nazionale, con una modesta nazionale, sono sempre state alimentate da una rabbia, da un livore e da una ostilità latente. Da un ragazzo che con i suoi mille difetti, i suoi tanti errori, che lo rendevano più umano e vicino alla gente, si rialzava dopo rovinose cadute. Dimostrando a tutti, che Maradona avrebbe sempre trovato energie nelle difficoltà, nelle situazioni meno favorevoli.