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Messi incanta gli americani col suo vecchio trucco: vaga stanco per il campo, poi succede la magia

Un video relativo all’ultima partita dell’Inter Miami lascia a bocca aperta anche il pubblico di tifosi dall’altra parte del mondo. Messi ha questo modo di stare in campo da sempre. Bisognerebbe entrare nella sua testa, la testa di chi pensa e gioca, per capirlo. E fa tutto in pochi secondi.
A cura di Maurizio De Santis
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L'apparente immobilismo di Messi: sembra camminare poi si accende in un lampo.
L'apparente immobilismo di Messi: sembra camminare poi si accende in un lampo.

Cammina. Sembra avulso dal gioco. Apparentemente poco avvezzo alla fatica mentre gli altri corrono e si fanno un cuore così. È la sensazione che Lionel Messi si porta dietro anche nella Major League Soccer americana. A Miami ci hanno messo un po' per capirlo, chi lo ha visto giocare da una vita in Europa – con la maglia del Barcellona oppure del Paris Saint-Germain – invece sa che quello è forse il momento peggiore, l'attimo in cui tra pensiero e azione passano pochi secondi. E quando il ‘genio' decide di dare sfogo alla propria creatività nessuno può più fermarlo. Parte e va. Lo vedi passare accanto a te in un soffio, uno sbuffo di dribbling, tra le pieghe di una finta ti lascia sul posto e tanti saluti, trova la "mattonella" giusta e al portiere non resta che l'amara luce quando rialza il capo chino nella rete per prendere la sfera.

Il campione argentino è così: s'accende in un lampo e in un lampo fa tutto quel che deve nella maniera più incredibile e magica. Nella maggior parte delle azioni o in altri frangenti di match dà l'impressione di non seguire lo sviluppo del gioco, che sia fermo. Non è così. La sua mente è assimilabile a quella di uno scacchista: in testa ha già calcolato tutte le mosse, può vedere come le pedine (gli avversari) si muovo sull'enorme tavola verde e sa dove (come) colpire per far male. È questione di talento innaturale, classe sopraffina, intuito mescolato a quel tocco che lo avvicina alla mano de dios. Sta lì, scruta il campo e poi in una decina di secondi ti regala uno spettacolo da illusionista.

Quando il campione argentino scatta sa già come andrà a finire.
Quando il campione argentino scatta sa già come andrà a finire.

Non c'è trucco, non c'è inganno. Tutto vero: azionare il rewind per credere. Ma non chiamatelo elogio della lentezza perché di lento c'è proprio nulla sia per la velocità di connessione tra pensiero azione, sia per lo show che ne consegue grazie alla tecnica e all'interpretazione del gioco con le quali il ‘dieci' sopperisce (anche) all'incedere del tempo e a una condizione atletica che è ottima ma non più quella di un ragazzino di vent'anni. Compensa con l'intelligenza e l'esperienza le zolle di campo che calpesta con parsimonia, ogni passo non è fine a se stesso.

È così che Messi controlla il gioco, basta dare un'occhiata all'ennesimo video che ne registra questa peculiare caratteristica. Il più recente fa riferimento a pochi secondi prima di segnare il gol che ha aperto le marcature nella finale di Coppa di Lega tra l'Inter Miami e il Nashville. L'andamento lento della sua camminata è un vagheggiamento da tifoso incauto: sembra stia facendo niente, che il suo sia una sorta di pressing pigro… ma non è così, sta solo aspettando il momento giusto per infilarsi in quegli spazi che ha già tratteggiati nella sua mente: prende palla e la fa scomparire in un gioco di gambe e di piedi che mulina fino a ipnotizzare il marcatore di turno. Manca il tocco finale, la pennellata dell'artista: una finta e via, il difensore va a farfalle mentre lui piazza la sfera dove vuole. E fa gol. Applausi, sipario.

Il contesto della Mls lo agevola? No, perché in realtà Messi ha questo modo di stare in campo da sempre. È successo anche ai recenti Mondiali in Qatar che lo hanno incoronato campione del mondo con l'Argentina: Joško Gvardiol della Croazia, passato al Manchester City per 90 milioni, è stato uno dei migliori centrali della Coppa iridata e ancora si chiede come sia possibile (?) fermare il sudamericano. Bisognerebbe entrare nella sua testa, la testa di chi pensa e gioca. E fa tutto in pochi secondi, in un amen.

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