Messi e Cristiano Ronaldo, gli dei del decennio hanno scritto la storia: 999 gol in due
Due icone scintillanti del calcio della post-modernità. E insieme due misteri sfuggenti nella luce di talenti che accecano. Nel decennio che si va a chiudere, Messi e Cristiano Ronaldo hanno definito lo spirito dei tempi con una rivalità totalizzante. Hanno segnato 999 gol con le squadre di club: l'argentino ne ha firmati 522 in 521 partite, CR7 477 in 490. Hanno scandito gli anni Dieci dei Duemila con una opposizione radicale: individuale, di squadra, di sponsor e di stile. Si sono motivati, migliorati, definiti nel senso di una diversità che divide.
Messi ha segnato di più. È il capocannoniere all-time della Liga, è il primo ad aver realizzato almeno un gol in 16 stagioni di fila in campionato. Cristiano Ronaldo, però, il miglior cannoniere di tutti i tempi in Champions League: 128 gol contro 33 avversarie diverse. Messi ha vinto il doppio dei campionati e cinque coppe nazionali a due. Cristiano Ronaldo però ha alzato quattro Champions League a due e ha elevato il Portogallo al primo storico trionfo al Campionato Europeo del 2016. Si sono spartiti il Pallone d'Oro per l'intera decade, con la sola eccezione di Luka Modric nel 2018.
Rivalità individuale, di squadra, di sponsor
In Messi e Ronaldo si è specchiata ed esaltata la contrapposizione ideologica Barcellona-Real Madrid. L'elfo argentino sintetizza la sfrontatezza senza pensieri del Pibe e lo spirito del Barcellona letterario che si racconta come “più di un club”. Nell'esultanza statuaria di Ronaldo c'è invece l'efficienza di chi ha dedicato la vita ad essere il migliore, come il Bufalo Bill di De Gregori, l'affermazione muscolare della motivazione e della differenza. “Ronaldo è il miglior cannoniere e il miglior colpitore di testa del mondo: è un atleta” ha detto Gary Lineker. “Messi è un notevole realizzatore, ma passa e dribbla come nessun altro”.
Con 200 milioni di follower combinati su Instagram e ancora di più su Facebook, la rivalità si è trasferita sul web e favorito l'aggregazione sulle posizioni più estreme: come per Roger e Rafa Nadal nel tennis, i tifosi hanno finito per accendere la rivalità di contrasti molto più accesi rispetto agli stessi protagonisti. Negli anni in cui la Liga è diventata fenomeno globale anche grazie a loro, come nei grandi show seriali Messi e CR7 hanno generato uno spin-off. L'argentino è il volto dell'Adidas in una squadra con il logo Nike, Ronaldo è stato uomo Nike nel Real Madrid che ha scelto Adidas. Non si era mai visto niente di simile.
Messi e Cristiano Ronaldo: I numeri a confronto
Dal primo Pallone d'Oro a fine 2009, Messi ha alzato 34 trofei fra riconoscimenti individuali e di squadra, sette in più di Cristiano Ronaldo. In campionato, l'argentino ha segnato 368 gol con il Barcellona; il portoghese, tra Real Madrid e Juventus, 334. L'argentino ha vinto sei volte il titolo di capocannoniere, il portoghese “solo” tre. CR7 vince 108 a 95 il duello dei gol in Champions League e in nazionale. Escluse le amichevoli, Messi ha firmato 29 reti in 61 partite (0,48 reti di media), Cristiano Ronaldo 63 in 64 incontri. I numeri, se si considerano club e nazionale insieme, raccontano l'eccezionalità dei due campioni simbolo di quest'epoca. Dicono che Messi ha segnato di più (576 reti contro 554), ma Cristiano Ronaldo ha una media leggermente migliore: 0,96 a partita contro 0,94.
Messi, il mago del pallone
Secondo i dati del CIES, nessun giocatore di movimento è stato impiegato più di Messi in campionato nelle cinque principali leghe europee, in termini di minuti in campo: se si guarda alle presenze, invece, nessuno batte Callejon. “Un giorno ci sembrerà che ogni calciatore venuto prima di lui abbia giocato un altro sport” ha detto Eto'o a Patrick Vieira nel 2005. Il tempo ha dato una dimensione ancor più estesa alla profezia e reso incerti i contorni del calcio pre-Messi e CR7. La storia dell'argentino, ha scritto Jimmy Burns che alla loro rivalità ha dedicato il libro “Cristiano and Leo: The Race to Become the Greatest Football Player of All Time”, non sarebbe stata la stessa se non fosse arrivato a Barcellona. “Vivere lontano dall'Argentina e in Catalogna ha determinato la sua evoluzione come giocatore” ha spiegato, come riporta Bleacher Report. “Barcellona è diventata la sua famiglia allargata, Guardiola poi gli ha dato libertà e una misura, gli ha impedito di prendere la stessa strada di Maradona”.
In questo decennio, Messi è diventato il miglior marcatore nella storia del Barcellona e il secondo più presente dietro Xavi, ha reso i blaugrana la squadra più titolata di Spagna (96 trofei contro i 93 del Real Madrid che a fine 2009 ne aveva in bacheca sei in più) e giocato con 110 compagni di squadra, scrive il sito ufficiale del club.
Quello che in lui stupisce, ha detto Andy West che ha scritto “Lionel Messi and the Art of Living”, non è il dinamismo ma la velocità del movimento. È la velocità con cui si muove e soprattutto con cui prende decisioni. Fa la cosa giusta e capisce velocemente quale deve essere”. Vede il gioco e lo spazio prima degli altri, lo intuisce e il vantaggio che ne segue passa per rapidità: ma è intuizione. Johann Cruijff ha costruito una carriera sul confine sottile di questa distinzione concettuale.
Cristiano Ronaldo, la forza dell'ambizione
Ronaldo non ambisce solo ad essere il migliore. Abituato ad essere magnificato come un idolo, ha aggiunto, “vuole la devozione di tutti, vuole che tutti abbiano fiducia in lui”. Ha sentito questo amore a Madrid a lungo, come nel 2011-12 quando, per la prima volta nell'era della Liga a 20 squadre, ha segnato contro tutte le avversarie nella stessa stagione (eguagliato da Messi l'anno successivo). O quando nel 2014 è diventato il primo a vincere la Scarpa d'Oro in due campionati diversi.
Negli ultimi anni, però, qualcosa stava iniziando a cambiare e la meraviglia che da avversario ha avvertito a Torino, illuminando lo Juventus Stadium con la rovesciata del decennio, ha fatto scattare una corrispondenza che ha condotto al trasferimento capace di ridestare la Serie A dal torpore dei prestiti, degli scambi, dei trasferimenti a basso costo e parametro zero. L'arroganza e narcisismo di chi si ammira tanto da volersi portare al dito lo portano a reazioni eccessive, come le lacrime per la prima espulsione in Champions League o il lancio sprezzante della medaglia dopo la sconfitta in Supercoppa contro la Lazio.
Quando Messi ha vinto il primo Pallone d'Oro e Cristiano Ronaldo ha vissuto i primi mesi nella Liga, LeBron James non aveva ancora mai vinto l'anello di campione NBA, la Spagna non era ancora diventata campione del mondo e la Nuova Zelanda non vinceva il Mondiale di rugby da un paio di decenni. Barack Obama aveva giurato da presidente degli Usa, WhatsApp stava debuttando sui cellulari, non esistevano ancora Instagram e Game of Thrones.
Messi e CR7, campioni in zona franca
Nel loro personale Gioco dei Troni, Messi e CR7 condividono una crescita fuori scala e fuori tempo. Sono diventati adulti in fretta, ma in fondo come molti grandi dello sport restano dentro una meravigliosa bolla dorata, come ha detto al Corriere dello Sport Guillem Balague, giornalista spagnolo che ha dedicato una biografia comparata alle due icone del calcio. Vivono “in una zona franca dove questi giocatori si sentono degli Dei in terra. E gli Dei non sono punibili per definizione. (…) A loro viene chiesto solo il gol, al resto pensano altre persone che soddisfano tutte le loro esigenze”.
E quando non succede, anche Messi si arrabbia: dopo i fallimenti in nazionale, ha due volte detto addio all'Albiceleste, ma si è sempre fatto convincere a tornare. Senza però cambiare un percorso di costante attesa senza lieto fine. Cristiano Ronaldo avrà probabilmente bisogno di qualcuno che lo tenga al centro dell'attenzione per sempre: che sia in famiglia, negli alberghi che portano il suo nome o magari un giorno da stella di Hollywood. Messi potrebbe accontentarsi di scoprire il senso della normalità. Ma il calcio non sarà mai più lo stesso.