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Messi all’Inter, a Milano per ragioni fiscali: futuro tra Barcellona e stipendio monstre

Le voci sul trasferimento in Italia del padre di Lionel Messi hanno scatenato la fantasia dei tifosi dell’Inter. Non c’è trattativa con il club nerazzurro ma il futuro della Pulce resta un’incognita a causa del difficile momento che stanno vivendo il calciatore e il Barcellona in questa stagione durissima, dentro e fuori dal campo.
A cura di Maurizio De Santis
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Lionel Messi all'Inter. È il sogno di una notte di mezza estate durato lo spazio di qualche ora. Il tempo che la notizia del trasferimento in Italia del padre dell'argentino, Jorge, alimentasse il tam tam sul futuro del "dieci" blaugrana. Dove? A Milano, quella nerazzurra che ha la forza economica di Suning alle spalle e – se volesse davvero – potrebbe tentare la clamorosa (e dispendiosa) operazione di mercato. La realtà dei fatti, però, è molto differente. Non c'è alcuna trattativa in atto e il viaggio nel Belpaese del papà della Pulce è dettato da ben altre ragioni: se ha deciso di comprare casa nella metropoli meneghina e prendere la residenza italiana è (solo) per godere dei benefici fiscali di cui usufruirebbe la famiglia non appena la burocrazia avrà fatto il suo corso.

Ovvio che una news del genere scateni entusiasmo e curiosità, soprattutto alla luce della situazione agitata che tanto il campione sudamericano quanto lo stesso Barcellona stanno vivendo in questo momento. È uno stillicidio culminato con la difficoltà di mettere nero su bianco per il rinnovo del contratto in scadenza nel 2021 e, più ancora, con la consapevolezza che – per effetto di una clausola – il sei volte Pallone d'Oro può lasciare i catalani a fine stagione. Può farlo gratis a patto che la comunicazione ufficiale arrivi entro il 31 maggio. L'ultima volta che Messi e il Barça si sono stretti la mano e hanno deciso di prolungare l'esperienza comune è stato nel 2017: sancirono l'intesa in base a uno stipendio da circa 50 milioni netti e una clausola rescissoria da 700 milioni, "codicillo" che può essere annullato dalla volontà del calciatore nei tempi e nei termini concordati.

Il malessere di Messi, però, non è di tipo contrattuale. È la punta dell'iceberg rispetto ad altri fattori che pure hanno inciso sull'umore del giocatore, erodendo antiche certezze. Cosa è successo? L'esonero di Valverde, le frasi del direttore sportivo (Abidal) che ha sostanzialmente dato la colpa dei passi falsi avvenuti in campionato e in Europa alla squadra, l'indagine scandalo sulle intercettazioni ai tesserati e – in particolare – sull'azione di "calunnia social" messa in atto da un'agenzia finanziata (forse) dalla società stessa, il rapporto mai decollato con Setién e deflagrato con il capitombolo nella Liga che ha consegnato il titolo al Real Madrid, operazioni di mercato che hanno causato solo aggravi economici a bilancio ma non hanno apportato alcun miglioramento rispetto alla rosa attuale (i casi Coutinho, Dembélé e Griezmann).

In Italia c'è qualcuno che può permettersi Messi? Forse l'Inter ma servirebbe uno sforzo economico incredibile. Quanto alla Juventus, che ha già Cristiano Ronaldo, è impossibile pensare a un'ipotesi del genere. E il Barcellona, al netto delle difficoltà attuali, resta il contesto migliore per Messi in virtù degli 840 milioni di introiti della scorsa stagione e di una potenza economica che registra un monte ricavi molto alto. In Italia non c'è club in grado di reggere una concorrenza del genere. Nel "Vecchio Continente", escluso il Real Madrid per questioni di campanile, i petrol-dollari del Manchester City (oltre 600 milioni di fatturato) e l'appeal di Guardiola possono rappresentare una tentazione così come lo United può provare il colpaccio dall'alto dei 700 milioni e rotti di ricavi. Un gradino più sotto ci sono il Paris Saint-Germain, il Liverpool e il Bayern Monaco ma nessuno di questi ha mai manifestato interesse per investimenti del genere.

Ragioniamo per assurdo: quanto costerebbe acquistare Messi? Sarebbe un'operazione da 330 milioni di euro che poggerebbe su alcuni punti essenziali: eventuali 100 milioni di euro da versare nelle casse del Barcellona (perché non pensabile lasci partire la Pulce senza colpo ferire), un contratto di 4 anni da servire sul piatto dell'argentino a cifre non inferiori a 40 milioni a stagione (57 al lordo). Una cascata di soldi con alcune variabili collegate agli incentivi fiscali, al brand, al ritorno d'immagine, al merchandising, agli sponsor e quant'altro può aiutare a implementare un sogno del genere. Perché di un sogno si tratta.

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