Mazzocchi ce l’ha fatta: “Facevo il fruttivendolo per aiutare i miei, ora piangono da tre giorni”
L'ascesa di Pasquale Mazzocchi nell'ultimo anno è stata inarrestabile: l'esterno napoletano ha esordito in Serie A nell'agosto del 2021 a 26 anni con la maglia del Venezia, poi dopo il trasferimento di gennaio alla Salernitana è stato fondamentale nella salvezza dei granata, infine all'inizio di questa stagione ha sfoderato un rendimento elevatissimo, con tanto di un gol e un assist messi a tabellino.
La conseguenza di tutto questo è stato che Roberto Mancini lo ha chiamato per la prima volta in Nazionale, inserendolo nell'elenco dei convocati per le ultime due partite di Nations League contro Inghilterra e Ungheria, unico giocatore di movimento all'esordio in azzurro assieme ai portieri Provedel e Vicario. A sinistra l'Italia ha Dimarco ed Emerson Palmieri (Spinazzola ha chiesto di non essere convocato perché non è ancora al top, Udogie è stato ignorato dal Ct), non è improbabile che Mazzocchi giochi i suoi primi minuti in azzurro nei due match di San Siro e Budapest.
Intanto si gode un traguardo per il quale ha lottato con tutte le sue forze, affrontando parecchi sacrifici fin da quando a 11 anni si trasferì da solo a Benevento per entrare nelle giovanili del club sannita: "I miei genitori non avevano le possibilità per venirmi a trovare – aveva raccontato a Fanpage lo scorso ottobre – anche perché in famiglia siamo sei figli, potete immaginare. Dunque ero davvero solo, ho lasciato famiglia, amici, scuola e ho dovuto ricominciare da capo e gestirmi come fossi un adulto. Ancora me li ricordo quegli attimi, la notte era difficile prendere sonno. La gente pensa che la vita del calciatore sia bellissima, ma non sa quanti sacrifici si debbano fare per arrivare in Serie A. E in molti, nonostante i sacrifici, non ce la fanno. Io stesso ho avuto tantissimi momenti di sconforto, sono stato più volte sul punto di mollare tutto…".
Fortunatamente Pasquale non ha mollato e oggi racconta tutta la sua gioia: "Sono contentissimo, è qualcosa di straordinario ripensando a tutta la strada che ho fatto. I sogni li fa chi dorme, gli obiettivi si raggiungono con il lavoro. Io vengo da un quartiere di Napoli molto difficile, dove da giovane si fa fatica a trovare lavoro. In quelle situazioni, magari con una famiglia numerosa, purtroppo si tende magari a fare cose sbagliate – ha raccontato a Radio Rai – Mi ha salvato il calcio, devo tanto anche alla mia famiglia che ha sempre fatto tantissimi sacrifici per me".
"I miei genitori piangono di gioia da tre giorni, ancora non ci credono – ha continuato Mazzocchi, facendo percepire le emozioni vissute a casa sua – Loro hanno sempre creduto in me, così come i miei fratelli. Io per aiutare i miei genitori a pagare la scuola calcio e gli scarpini avevo iniziato a fare il fruttivendolo. Non è mai troppo tardi per la maglia azzurra, però te la devi meritare ogni volta ed io voglio tenermela stretta, non ho fatto ancora niente". Dopo tutto quello che ha fatto per arrivare fin qui, Pasquale vuole che questo sia solo l'inizio.