Mazzarri non si dà pace: “Non ho avuto modo di allenare il Cagliari come si deve”
Dieci partite senza vittoria. Il Cagliari non vince in Serie A dallo scorso mese di maggio contro il Benevento e il pareggio beffa contro il Venezia sparge sale sulle ferite. Brucia e fa malissimo perché serviva una vittoria utile a dare uno scossone alla classifica prima della sosta, perché ha ceduto punti (e gol) in casa a una diretta concorrente nella corsa salvezza, perché resta a quota 3 punti penultimo. Tanto basta a spiegare un avvio di campionato disastroso, inatteso, scioccante che ha avuto riflesso anche sulla condizione emotiva della squadra. Quella fisica è sotto gli occhi di tutti: i sardi sono crollati nella ripresa dopo aver fatto un primo tempo col piede pigiato sull'acceleratore: padroni del campo e del gioco ma incapaci di buttarla dentro, come si dice in gergo. Mazzarri, sconsolato, non riesce a nascondere tutta la delusione per un risultato che è un cazzotto nello stomaco.
Abbiamo avuto due o tre volte la possibilità di spezzare il gioco – ha ammesso a DAZN -. In questi casi serve capire che c'è un pericolo e anche fare fallo ma sono state commesse ingenuità di inesperienza. Non si poteva concedere quella palla lì assurda.
Il rammarico aumenta in relazione alla prestazione: bella e incoraggiante nella prima frazione, indecifrabile nella seconda fino a scomparire dal campo con il blackout nel finale, quando Busio ha realizzato la rete del pareggio in pieno recupero. Una mazzata tra capo e collo.
È ovvio che si spende tanto se si fa un pressing feroce concedendo solo due mezze occasioni agli avversi. Ma sull'1-0 dovevamo gestire meglio la palla e invece avevamo questa frenesia di verticalizzare offrendo a loro la possibilità di ripartire. In questo senso potevamo impiegare meglio le energie per chiudere la partita. E quando queste partite non si chiudono arriva la beffa. Se il tiro di Busio non fosse stato deviato sarebbe stato parabile.
Mazzarri non cerca scuse ma un'attenuante se la concede: ha avuto poco tempo a disposizione per lavorare con la squadra, entrare nella testa dei calciatori e cosa importante imprimere i suoi ritmi. La condizione atletica è una delle note dolenti con le quali si è confrontato.
Non faccio considerazioni che ricordano i miei colleghi, ho grandissimo rispetto (il riferimento è a Semplici, ndr). Forse la mancanza di uniformità di condizione è dovuta a infortuni e a calciatori arrivati in ritardo. Vuol dire – ha aggiunto a Sky – che dovremmo rivedere la preparazione atletica. Ma dovrei avere tutta la squadra a disposizione e con la possibilità di allenarsi. Nelle ultime due settimane, invece, abbiamo giocato praticamente sempre.