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Mazzarri aveva capito tutto, l’esonero dal Napoli è un macigno sul cuore: “È troppo”

L’ex tecnico del Napoli, congedato da De Laurentiis solo nella serata di ieri dopo aver chiuso l’accordo con Calzona, è andato via con un cruccio e una grande amarezza. “È troppo”.
A cura di Maurizio De Santis
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Bruciato, in campo e nell'anima. Walter Mazzarri va via da Napoli con una pietra sul cuore, un groppo in gola e una vocina che gli martella la testa: cosa sarebbe successo se ci fosse stato Victor Osimhen? L'attaccante nigeriano gli è mancato là davanti come fossero pane e acqua. Lo ha avuto con sé e per sé per un soffio di fiato: 4 gare di Serie A, ma lui aveva già la testa alla Coppa d'Africa. E senza di lui è stato come fare il solletico agli avversari.

La stagione maledetta del post scudetto ha disarcionato anche lui dalla panchina dei campioni d'Italia. Non è certo tutta colpa sua se le cose sono andate male, considerati il peso e la responsabilità che aveva addosso. Le scelte completamente sbagliate dalla società, l'eredità altrettanto sciagurata dell'esperienza Rudi Garcia si sono rivelati fardelli troppo pesanti anche per chi, come lui, ha spalle abbastanza larghe per sopportare come va la vita, sempre in bilico, di un allenatore.

Il tecnico livornese non è riuscito a dare la sterzata alla stagione del Napoli. Va via dopo il pari col Genoa.
Il tecnico livornese non è riuscito a dare la sterzata alla stagione del Napoli. Va via dopo il pari col Genoa.

Da buon, vecchio "amico di famiglia" (così lo ha definito De Laurentiis, anche dopo avergli dato il "doloroso" benservito) ci ha messo l'impegno, la passione, la faccia. Mazzarri è rimasto con la schiena dritta anche nell'ultimo giorno, quando ha diretto gli allenamenti annusando nell'aria che quelle poche ore che gli restavano sarebbero state le ultime da allenatore. Poi sarebbe finito di nuovo nell'oblio.  "Mi manderà via quando avrà tutto pronto – avrebbe confessato a chi gli è stato più vicino, come riporta Il Mattino -. Finirà come con Garcia, non sarò in panchina in Champions".

La media punti (1.25 a partita) gli ha dato torto: 15 in 12 gare di Serie A sono pochini davvero per una squadra che ha preso quando era ancora 4ª e adesso lascia franata in 9ª posizione. Poi ci sono la figuraccia in Coppa Italia col Frosinone (0-4 mortificante) e il retrogusto amaro della Supercoppa italiana svanita perché anche lì non ha girato (come si dice in gergo).

Mazzarri se ne va uscendo dalla porta di servizio. Ha saputo solo nella serata di ieri che sarebbe stato licenziato, gliel'ha comunicato direttamente il presidente che lo ha congedato con una carezza in un pugno: "È un caro amico ma ai tifosi del Napoli bisogna sempre cercare di dare qualcosa di più".

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Magari ci riuscirà Francesco Calzona (nella foto sopra), il ‘figlioccio' di Maurizio Sarri che inventò Dries Mertens centravanti, e lo stretto collaboratore di Luciano Spalletti prima di accettare l'incarico di ct della Slovacchia. Chissà… almeno lui avrà a disposizione Osimhen che avrà a disposizione per il debutto di fuoco in Champions al Maradona contro il Barcellona. Mentre lui, il buon vecchio Walter amico di famiglia, vi ha dovuto rinunciare per un mese e mezzo. Non vedrà nemmeno la partita coi blaugrana, non ce la fa tale è l'amarezza. "È troppo", s'è lasciato sfuggire (come ammesso dal Corriere del Mezzogiorno).

Credeva che almeno un'ultima chance l'avrebbe meritata: avrebbe voluto giocarsi il tutto per tutto con il nigeriano in attacco, assaporare di nuovo quella ribalta della Champions che in altri tempi (passati) aveva gustato fino in fondo con le prime, esaltanti, eroiche esperienze in Coppa. Avrebbe…  ma non sarà così. E quella frase mormorata prima di andare via sulla "opportunità di avere Osimhen in campo col Barcellona (ne fa menzione Repubblica)" è stata la sintesi della sua breve avventura al Napoli: vorrei ma non posso, non ho potuto.

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