Mastour sa di essere stato usato, accuse durissime: “Hanno detto che mi avrebbero rovinato”
Hachim Mastour corre sul tapis roulant, fa pesi in palestra ed ovviamente si allena anche col pallone in campo. Lo fa da luglio scorso, quando firmò la risoluzione con la Reggina, con cui aveva ancora un anno di contratto. Impossibile del resto proseguire in una squadra in cui era stato "vittima di episodi molto spiacevoli da parte di alcuni compagni di squadra" – come da lui denunciato – e che aveva già lasciato nel gennaio del 2021 per andare in prestito 6 mesi al Carpi.
L'ex ragazzo prodigio acquistato 14enne dal Milan sembrava destinato a dominare il calcio internazionale per parecchio tempo, alla luce di un talento cristallino riconosciuto da tutti gli addetti ai lavori. Ed invece, esattamente un decennio dopo, lo ritroviamo disoccupato, in attesa della chiamata giusta: "Ho avuto richieste da squadre italiane ed estere, semplicemente non ho ancora trovato il percorso che rappresenti il giusto step di crescita per la mia carriera. Non so cosa mi riserverà il futuro. Oggi siamo qui, domani non lo sa nessuno. Sono orgoglioso della persona che sono e lascio le cose nelle mani di Dio".
A 23 anni il giovane marocchino nato a Reggio Emilia sembra non riuscire più a guardare con occhi incantati il mondo del calcio. Troppo profonde le ferite che ancora sente sulla pelle: "Ho il grande rammarico di essermi fidato di persone sbagliate – racconta a Pianeta Serie B – persone che mi hanno detto che mi avrebbero rovinato, che avrebbero infangato il mio nome al punto che non avrei più giocato a calcio. Volete sapere il perché? La risposta è semplice: mi vedevano come una macchina da soldi, una macchina da spremere. Voglio ricordare anche a loro che prima di essere un calciatore, sono un semplice ragazzo, come tutti gli altri. Un uomo che ama la sincerità e la lealtà: quando scopro che non è così, chiudo i rapporti".
Mastour potrebbe scrivere un libro per spiegare bene ai giovani calciatori cos'è la pressione: "Vi assicuro che essere Hachim Mastour non è stato e non è semplice. Vivo da sempre con i riflettori addosso: da un lato è una cosa che ovviamente mi fa piacere perché mi stimola a dare sempre di più, dall'altro genera sempre pressioni notevoli nei miei confronti. Purtroppo ogni volta che entro in campo, buona parte della gente si aspetta che io prenda la palla, scarti tutti e vada in porta con il pallone. Per fortuna il calcio è uno sport fatto da 11 giocatori: tutti devono essere collegati. Ognuno mette a servizio dei compagni le sue qualità: c’è il giocatore che eccelle dal punto di vista tecnico e quello che eccelle dal punto di vista fisico-tattico. È un gioco di gruppo e ognuno è importante".
Pur con tante delusioni che si porta nello zaino, la passione per il calcio è sempre viva nel giovane trequartista, che continua ad inseguire il suo sogno: "Spesso ci sono persone che offendono gratuitamente anche sui social dove attaccano la mia persona, la mia mentalità e la mia professionalità. Io so solo una cosa: mi impegno ogni giorno per arrivare al top. La gente non conosce la verità, non vive le situazioni. Purtroppo nella nostra società si giudica con troppa leggerezza, e talvolta con molta cattiveria, la vita delle altre persone. Per quanto mi riguarda, sono un credente e credo che solo Dio possa giudicare le persone. Dio ha un piano per tutti noi: siamo in questo mondo solo di passaggio e se un qualcosa è prescritto, è prescritto. Io vorrei solo giocare a calcio ed essere trattato come un semplice ragazzo di 23 anni, che commette errori e che è determinato nel migliorare ogni giorno per potersi ritagliare con il sacrificio, l'umiltà e il lavoro, una carriera a livelli importanti".