Massimo Bonini, dalla Juve a oggi: “Ho investito i soldi nel mattone, gestisco il mio capitale”
C'è stata un'epoca in cui i numeri di maglia – non personalizzati come oggi, ma indossati dall'1 all'11 in campo e dal 12 al 16 in panchina – dicevano chi eri come calciatore: il 2 e il 3 erano i terzini (di cui uno dei due marcatore, l'altro fluidificante), il 5 lo stopper, il 6 il libero e così via. Poi c'era il 4, che identificava il mediano, l'uomo di fatica davanti alla difesa, il frangiflutti dai sette polmoni. Il ruolo raccontato da Ligabue, "lavorando come Oriali, anni di fatica e botte e vinci casomai i mondiali". Lele Oriali aveva il numero 4, come alla Juventus lo aveva Beppe Furino. Gente di lotta e di governo, gente con cui si vincono gli Scudetti. Furino lasciò il testimone in bianconero a Massimo Bonini, un altro che correva per tutti gli altri, in primis un tale Michel Platini. Oggi Bonini ha 65 anni e si gode la gestione oculata di quanto guadagnato in 20 anni di calcio: "A fine carriera ho investito i soldi nel mattone, ora gestisco il mio capitale".
Cosa fa Massimo Bonini oggi a 65 anni
"Vivo a San Marino – racconta alla Gazzetta dello Sport l'ex centrocampista, che nella rocca del Monte Titano ci è nato il 13 ottobre del 1959 – Sono sposato, ho due figli adolescenti. La ragazza fa la ballerina classica, è molto talentuosa, l'hanno chiamata anche per un provino alla Scala. Il ragazzo invece sta provando il pugilato. A fine carriera ho investito i soldi nel mattone, ora gestisco il mio capitale. Mi piace restaurare e ristrutturare case, scegliere i materiali, immaginare gli arredi e la disposizione delle stanze. In fondo, con il lavoro del mio babbo, sono cresciuto nei cantieri edili: se non avessi fatto il calciatore, questa sarebbe stata la mia vita".
Bonini giocò 7 stagioni nella Juventus, tra il 1981 e il 1988, vincendo tutto: 3 Scudetti, una Coppa Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, un'Intercontinentale, una Supercoppa europea. Era la squadra meravigliosa allenata da Giovanni Trapattoni, con i vari Cabrini e Scirea, Tardelli e Pablito Rossi, Boniek e Platini. Il francese è ricordato così da Bonini: "Il più fenomenale campione con cui ho giocato. Era un'enciclopedia del calcio, di un'intelligenza spaventosa: aveva tutta la partita in testa. Era un 10, ma segnava come un centravanti, avrebbe potuto giocare anche libero. Una soddisfazione però me la toglievo… Giocavamo spesso a tennis: ero più bravo io. Michel non aveva grande stile, era un pallettaro".
"Per giocare a calcio non bisogna correre, bisogna muoversi"
Bonini era un maratoneta che si faceva in quattro per i compagni più talentuosi di lui, ma ci tiene a precisare una cosa: "Specifichiamo: per giocare a calcio non bisogna correre, bisogna muoversi. È una cosa diversa, se corri e basta e corri male metti in difficoltà la squadra. Ero un mediano e il mediano è il batterista dell'orchestra, deve dare il ritmo e mettere i compagni nella condizione di fare la differenza". Massimo lo ha fatto per 294 volte alla Juventus (realizzando 6 gol e 6 assist): il suo iconico caschetto biondo è scolpito nella memoria dei tifosi bianconeri.
Una vita da mediano
A recuperar palloni
Nato senza i piedi buoni
Lavorare sui polmoni
Una vita da mediano
Con dei compiti precisi
A coprire certe zone
A giocare generosi
Lì, sempre lì
Lì nel mezzo
Finché ce n'hai stai lì