Marotta è tutto contento: “La vicenda Pogba è una cosa assolutamente unica nel calcio”
L’amministratore delegato dell’Inter, Giuseppe Marotta, dietro di sé ha una storia ricca di scelte ed episodi che lo hanno portato ad essere uno dei dirigenti più di successo della storia del calcio italiano. Marotta ha vissuto infatti una vita intera nel mondo del calcio, partendo dai ruoli più umili quando era giovanissimo. Via via, formandosi, ha accumulato un palmares ricchissimo. L'amministratore dell'Inter, in una lunga intervista rilasciata a DAZN, si è raccontato e ha rivelato anche alcuni retroscena molto curiosi nella sua carriera.
L'aneddoto più recente, riguarda la trattativa per portare all'Inter l'attuale allenatore, Simone Inzaghi. Marotta ha infatti "disturbato" Inzaghi proprio nel momento più delicato: quello della cena con Lotito per il prolungamento con la Lazio. "L’abbiamo chiamato non sapendo che era a cena, però l'abbiamo chiamato in quel momento, Simone chiaramente era un po' imbarazzato – racconta il dirigente – Gli abbiamo dato il tempo di concludere la cena e devo dire in questo caso la tempestività e l'intuizione da parte di Piero Ausilio e mia è stata quella che ci ha portato poi a fargli sottoscrivere un accordo velocissimamente, nel rispetto comunque di un presidente come Lotito, che sicuramente non l'ha inteso come sgarbo. Direi invece – avverte Marotta – che quando un allenatore o un giocatore sta troppi anni in una squadra come il caso di Simone, che è stato vent'anni alla Lazio nelle due vesti, è giusto che trovi un'esperienza diversa e di crescita". Tuttavia, il dirigente ha ammesso che prima di contattare l'attuale allenatore, c'è stato un contatto con un altro profilo molto noto, Massimiliano Allegri: "Un contatto sì, devo dire la verità, è stato fatto. Anche perché non immaginavamo che ci fosse la disponibilità di Simone Inzaghi. Quindi Allegri l'abbiamo contattato perché in quel momento era libero e rappresentava sicuramente un profilo interessante".
Giuseppe Marotta è un uomo che si è fatto da solo, tra i sogni di diventare calciatore, allenatore, dirigente o giornalista. Alla fine di questi ne è rimasto uno, ma la storia del suo percorso per escludere le altre prospettive, è particolare. Il piccolo Beppe entrò infatti per la prima volta in uno spogliatoio da aiutante di bottega: "Avevo dodici anni e da un'altra parte dello spogliatoio del Varese c'era lo stanzino del calzolaio. Siccome allora, dal punto di vista anche tecnico, gli strumenti che avevamo, quindi gli scarpini dei giocatori, erano molto diversi da quelli di oggi, il calzolaio era un elemento importante". Man mano che cresceva, i suoi sogni cominciavano a prendere delle direzioni: "Quando ho cominciato a stringere ho eliminato il calciatore perché ero scarso, ho eliminato l'allenatore perché era difficile arrivarci e allora sono rimaste due: dirigente o giornalista, e quindi in quel momento in cui dovevo decidere ho voluto fare esperienza di tutti e due".
A quel punto, già ragazzo, Marotta provava a dilettarsi da giornalista ascoltando e poi anche partecipando all'opinione del lunedì in un giornale locale di Varese. La carriera poi ha preso il verso del dirigente, grazie al primo ruolo di aiutante di bottega e ad altre caratteristiche fondamentali, che l'amministratore delegato dell'Inter ha voluto descrivere: "Innanzitutto l'umiltà, io ho trascorso metà della mia vita calcistica ad ascoltare. Oggi parlo troppo, perché sono nell'età in cui sento di trasmettere quello che so, ma i primi approcci, i primi contatti, le prime cene con i colleghi, li ho fatti come ragazzo di bottega che voleva imparare e stavo sempre zitto, sia per una forma di rispetto sia perché volevo imparare tutte le caratteristiche giuste per diventare un dirigente. Quindi saper ascoltare è una caratteristica della leadership – continua Marotta – quella dell'esempio è un altro elemento. Se tu pretendi dagli altri qualcosa devi essere in grado anche di darlo. La fiducia è un rapporto anche quello che devi stabilire assolutamente con i tuoi diretti collaboratori e poi se vuoi vincere devi avere anche il coraggio, il coraggio di decidere, il coraggio di agire. Il coraggio di sapere che quando si parte per una partita si vince e si perde".
Marotta ha poi rivelato qual è stato per lui il suo miglior colpo di mercato: "Devo dire che il mio colpo sicuramente considerando l'andata e il ritorno, cioè come è arrivato e come è uscito è Pogba, in assoluto. È arrivato a zero, rivenduto allo stesso club per 110 milioni, qualcosa di inusuale. E devo dire che anche il grande coraggio dei dirigenti del Manchester che, tra virgolette, hanno anche ammesso questa situazione, è una cosa abbastanza unica nel calcio".
Infine, c'è la consapevolezza di quanto di buono fatto e di come poter proseguire in futuro: "Nella vita mi sento appagato, ho raggiunto quello che volevo raggiungere e penso di essere quasi vicino ad aver dato tutto nel ruolo dirigenziale, per cui la prossima esperienza che mi piacerebbe fare è quella di una mia attività politica sportiva. Per poter dare un contributo di crescita al nostro movimento sportivo – conclude – e principalmente quello calcistico, perché secondo me purtroppo in Italia lo sport è ancora poco apprezzato e considerato".