Marotta annuncia dimissioni dal ruolo in Figc: “Ma non sono Giuda o un traditore”
Beppe Marotta prima della partita dell'Inter di questa sera ha affrontato lo spinoso tema della Superlega, che lo ha visto direttamente coinvolto con la società tra i fondatori del progetto. Un ruolo molto più delicato di altri dirigenti coinvolti perché è anche consigliere federale e per diverso tempo nei mesi scorsi era tra i papabili per ricoprire cariche importanti in Lega Serie A. Tutto ritornato prepotentemente in discussione dopo quanto accaduto, tanto che ha già annunciato le proprie dimissioni: "Lunedì rimetterò il mio mandato in Consiglio Federale della Figc. Se i presidenti lo respingeranno continuerò, sennò mi farò da parte tranquillamente".
Poi, i chiarimenti sulle pesanti accuse rivoltegli dal presidente del Torino Urbano Cairo: "Non concepisco il suo attacco pubblico mi hanno minacciato personalmente. E' un fatto molto grave. Non si offende in quel modo, io non sono giuda o traditore. Il progetto della Superlega è stata portata avanti direttamente dai 12 proprietari dei club, alla luce della situazione difficile economica dei club a causa del Covid. La valutazione dei proprietari è che questo modello di calcio nazionale e internazionale sia superato"
Dunque, sulla scia di Paolo Maldini, anche Beppe Marotta ha fatto capire che nell'Inter non ci sia stato prima un confronto con la dirigenza e i suoi tesserati, ma semplicemente una scelta di proprietà, a livelli più alti. "E' stata una operazione condotta con riservatezza dalle proprietà. I dirigenti dell'Inter non sono entrati direttamente anche se informazioni arrivavano, ma non è questo il punto cruciale: qualche errore di percorso è stato fatto se oggi è stato tutto fermato, ma il sistema calcio attuale non regge e questa è la verità".
Marotta, dunque, resta dell'idea che la Superlega serva e che sia solo l'inizio di un cambiamento più radicale ma inevitabile: "Questa azione, anche se scoordinata, ha un principio di buona fede, che è quello di dare ai club una continuità. Non solo ai nostri club, al sistema calcio in generale e anche ai tifosi e alla gente che segue lo sport. Negli ultimi 7 anni Inter, Milan e Juventus hanno investito 1 miliardo in acquisizione giocatori. E' assolutamente impossibile ora sostenere questi costi. E questo danneggia anche i giovani che giocano in provincia e la competitività"