Mario Santana a Fanpage.it: “Il Palermo è stato a lungo trascurato, City Group ha grandi progetti”
Ci sono una serie di schermi nel museo all’interno dello Stadio Barbera in occasione del 120° anniversario dalla fondazione del Palermo Football Club. In uno mandano in loop sempre lo stesso gol: stop di petto, tiro a volo di destro sul palo lontano e palla nel sacco. Grande gioia e festeggiamenti per una rete che ormai ha il sapore della storia. Il calciatore che ha firmato questa magia, quel giorno di marzo a Catania, in quel momento ha smesso di essere un uomo importante per la storia rosanero ed è diventato leggenda. Mario Alberto Santana, nato nella provincia di Chubut, è un argentino con passaporto palermitano. Questo ragazzo è arrivato per la prima volta nel 2002 in Sicilia ma nonostante i tanti giri per l'Italia è sempre tornato nella capitale borbonica perché "nella mia testa c’è sempre stata questa città e questa gente".
Santana ha legato il suo nome a quello di questa città quando ha deciso di guidare da capitano la risalita dagli inferi dei dilettanti dopo l'esclusione dalla Serie B e ha ridato speranza ad un popolo che aveva smarrito le sue certezze e le sue speranze. Da Marsala è ripartita una storia che aveva perso la via maestra e in quel momento il Palermo ha trovato la sua guida in un ragazzo arrivato vent'anni prima dall'Argentina, con una breve esperienza a Venezia.
La nuova bandiera rosanero è arrivata dal mare proprio come il primo presidente del club, il viceconsole inglese Edward De Garston, e ha scritto pagine indelebili per il Palermo ma adesso c'è un'altra strada da percorrere: dopo aver appeso le scarpette al chiodo Santana è stato nominato collaboratore tecnico delle Giovanili e adesso svolge il ruolo di collaboratore tecnico della Prima Squadra.
A Fanpage.it Mario Alberto Santana ha parlato del suo legame con la città di Palermo e la sua squadra, ripercorrendo le tappe di tutta la sua carriera fino ad oggi.
Come descriverebbe Santana il suo legame con Palermo e la sua squadra.
"Ho un rapporto bellissimo. Ho deciso di vivere a Palermo dopo essere andato via ed essere tornato più di una volta. Nella mia testa c’è sempre stata questa città e questa gente, sono tornato in Serie D e ho giocato altri due anni: credo che quello possa davvero descrivere, meglio di tante parole, quanto io tenga a questo legame. Mi ha dato tanto all’inizio della mia carriera e in qualche modo dovevo ripagare“.
Arrivò per la prima volta in Sicilia nel 2002: che ricordi ha di quel momento.
"Arrivai qui dopo un’esperienza non bellissima a Venezia, dove ho fatto fatica, e mi volle fortemente il presidente Zamparini. Io avevo pensato di tornare in Argentina dopo i primi mesi in Italia ma sono venuto qui e mi sono trovato benissimo fin da subito“.
Lei arrivò in Italia grazie al presidente Maurizio Zamparini, che personaggio era e che ricordo ha di lui.
"Lui mi ha voluto perché puntava molto su di me. Non posso che ringraziarlo per l’opportunità che mi ha dato. Credo che tanta gente di Palermo gli è riconoscente per aver portato qui grandi giocatori e aver fatto degli anni indimenticabili per questa società".
Dall’Anorthosis al Marsala: è il primo calciatore della storia del club ad aver segnato in tutte le categorie. Cosa vuol dire per un calciatore identificarsi così con una maglia.
"È la cosa più importante che mi è capitata in carriera. Si tratta di un legame incredibile ed è un primato che rimarrà per sempre, o almeno finché non arriverà un altro a toglierlo. Probabilmente questo record spiega meglio di ogni altra cosa quanto io ci tenga a questa città".
Un capitolo a parte meriterebbe la rete al Catania del 3 marzo 2021.
"Beh sì, sicuramente. Credo sia il più importante per tantissimi motivi. Primo perché l’ho segnato al Catania, poi perché ho fatto il record e in più erano gli ultimi mesi della mia carriera. È stato il coronamento di un percorso bellissimo".
Dal campo alla panchina, come si passa subito in un’altra modalità dopo aver messo gli scarpini per tanti anni?
"L’idea era quella di iniziare con i piccoli e fare qualche anno ma si è velocizzato tutto con Baldini. Adesso sono rimasto come collaboratore anche con Corini. Cerco di dare una mano per quello che posso. Per quanto riguarda lo switch, credo che a fine carriera si è un po’ allenatori in campo perché si vedono le cose in maniera diversa rispetto ai primi anni. Al momento i ragazzi mi vedono ancora come un compagno e non come uno da cui prendere solo direttive ma questa cosa mi piace perché riusciamo a discutere in maniera costruttiva di tutto".
Il Palermo ha iniziato bene la stagione tra Coppa Italia e campionato: dove può arrivare questa squadra?
"Sto vedendo il lavoro dello staff di mister Corini e devo dire che sono molto preparati, curano i minimi dettagli e con i nuovi innesti credo che si possa fare bene. Si lavora tanto e ci sono delle buone basi. Le prime partite lo hanno dimostrato. Si sta facendo un lavoro interessante sia da parte della società che sul campo per alzare il livello e fare una buona stagione".
Che progetto sportivo è questo del Palermo dopo il cambio di proprietà e l’arrivo di City Football Group.
"Si tratta di un progetto a lungo termine e già questo è fondamentale per la città. Sicuramente cureranno tantissimo il settore giovanile, che credo sia una cosa fondamentale visto che prima era stato un po’ trascurato. Penso che sia arrivato nel momento migliore questo avvicendamento, sia per per il club che per la città. Qui c’è grande passione e merita che le cose vengano fatte nel modo giusto".
Qual è stato il momento più bello e quello più brutto della sua carriera.
"Il più bello sicuramente quando sono stato convocato con la nazionale argentina e giocavo nel Palermo. Vedi che torna sempre Palermo? (ride, ndr) Quello è stato il momento più bello ed è quello che ogni bambino sogna. I più brutti sicuramente gli infortuni: a Firenze, ad esempio, mi sono rotto entrambi i crociati. Devo dire, però, che sono più belli che brutti".
A proposito di infortuni. Quanto è grande il rimpianto di essersi fatto male pochi mesi prima del Mondiale del 2006, quando aveva buone chance di essere nei 22 di Pekerman?
"Io già sapevo di essere convocato ma poi mi sono infortunato. Quella fu una delusione tremenda. Quando vedevo le partite piangevo ed è una ferita che quando riapro mi fa ancora male".
Ha girato tanto in Italia e a Firenze ha vissuto 5 stagioni molto intense: che ricordi si porta da quell’esperienza.
"Mi porto tutte le persone che ho conosciuto in quegli anni, dai compagni di squadra ai magazzinieri. Una famiglia che faceva le cose bene e i risultati venivano tutti da lì. Mi hanno arricchito tanto i cinque anni con la Fiorentina, sotto tutti i punti di vista".
Passato, presente e futuro. Che tipo di allenatore è, o vuole essere, Mario Alberto Santana.
“Adesso è un po’ presto per dirlo. Sto facendo esperienza e sto mettendo insieme tante informazioni insieme alle mie idee. È un momento di studio che può andare anche a minare alcune certezze che avevo. Penso che questa sia la strada giusta e voglio fare il mio percorso senza fretta".