Marco Amelia a Fanpage.it: “Sarri è diventato juventino. Ibra cambia il Milan, ma senza stabilità…”
Sono passati più di tre mesi dall'ultima partita di calcio professionistico in Italia. Un'attesa lunga, per certi versi storica, che sta per terminare: tra venerdì 12 e sabato 13 giugno si tornerà in campo con la Coppa Italia, una settimana più tardi toccherà al campionato di Serie A. Il calcio riparte lì da dove si era interrotto prima dell'emergenza Coronavirus, in prossimità della fase decisiva della stagione. Ne abbiamo parlato con Marco Amelia, ospite di Fanpage.it in una lunga chiacchierata in diretta su Youtube. Dalla corsa Scudetto ai problemi del Milan, passando per i ricordi dei Mondiali 2006, l'ex portiere della Nazionale ha sintetizzato la situazione con una sola parola: "Anomala".
Marco, domanda di rito: che calcio sarà quello che sta per ripartire?
"C'è tanta curiosità per la possibilità di fare cinque cambi durante la partita, di vedere le strategie che si adatteranno. Dal punto di vista dell'intensità bisognerà capire chi ha ritrovato la condizione fisica migliore. Non sarà uguale giocare senza tifosi e l'atmosfera sarà diversa, ma la qualità resterà altissima comunque".
Hai parlato di condizione atletica. Ma anche sul piano mentale non sarà facile…
"I calciatori non sono mai stati fermi così tanto tempo. Di solito ci sono tre-quattro settimane di pausa durante l'estate, non è facile ripartire dopo uno stop così lungo, a causa di una problematica così importante. In queste settimane le squadre si sono allenate ripartendo da zero, per ritrovare le condizioni fisiche basilari e cercare il top della forma. A livello mentale sarà curioso vedere l'impatto dei campioni, specialmente con le tante novità che ci saranno. Lo capiremo da venerdì sera".
Si ripartirà con Juve e Lazio quasi appaiate e l'Inter un po' più staccata.
"La Juventus è una conferma. Una grande rosa, tanti cambi. L'Inter può vantare il gran lavoro di Conte e della società e investimenti importanti. Non mi aspettavo questa Lazio, che sta facendo cose straordinarie. Simone Inzaghi è incredibile perché capace di trascinare l'intero ambiente. Ha cancellato momenti di negatività, ha dato fiducia e soprattutto ha portato risultati anche senza avere grandi ricambi. La Lazio era lanciatissima prima del Covid, sarebbe stato curioso vedere come sarebbe andato a finire senza l'interruzione. Adesso i valori si possono essere livellati".
Non avevamo ancora visto la vera Juve di Sarri. Ma a questo punto: vedremo mai una Juve di Sarri?
"Credo che lo stesso Sarri sia cambiato dai tempi del Napoli, perché ogni allenatore si deve adattare ai giocatori e alle piazze in cui allena. Sarri è diventato juventino e credo non vedremo più il Sarri di Napoli. D'altronde lo abbiamo visto anche a Londra con il Chelsea, dove si è adattato alla situazione riuscendo anche a vincere. Lui ha una grande qualità: sa adattarsi alle aspettative e alle esigenze, si vede anche dalle interviste dei suoi giocatori, dal modo in cui parlano di lui. Basta sentire Dybala, Cristiano Ronaldo, Bonucci: tutti hanno grande stima di Sarri".
E il tuo Milan? A distanza di anni ancora cerca la sua strada.
"Non credevo potesse volerci così tanto tempo. Quest'anno si era partiti con Paolo Maldini, Boban, Gazidis in amministrazione. Sembrava esserci stabilità societaria. Poi è successo quel che è successo con il cambio di allenatore, l'addio di Boban. Con l'arrivo di Ibrahimovic hanno messo in squadra uno che cambia gli equilibri, ma l'assetto stabile in società resta fondamentale. Mi auguro si ritorni ai livelli passati per la tifoseria, la storia e il passato che ha vissuto".
Da portiere: che idea ti sei fatto del dualismo tra Ospina e Meret nel Napoli?
"Ospina è più esperto, ha giocato con l'Arsenal, ha caratteristiche diverse rispetto a quelle di Meret. Rino forse ha visto in lui un portiere che dà più garanzie, ma ha due alternative di altissimo livello e alla lunga Meret potrà tornare titolare. Anche perché è forte ed è un asset del club. Ad oggi è tra i cinque portieri con più valore a livello mondiale. Ha dalla sua l'età, può lavorare, crescere e mettere alle strette Gattuso, costringendolo a rivedere scelte che non sono mai facili da fare".
Sei rimasto legatissimo al Palermo, appena tornato tra i professionisti.
"Al di là della sentenza sono convinto che avrebbero comunque vinto il campionato. È una piazza che merita le grandi platee e il grande calcio. La mia lì + stata un'esperienza meravigliosa e ho sempre avuto un legame particolare in quella realtà, anche prima di vestire la maglia rosanero. C'era un'atmosfera bellissima che finalmente si sta rivivendo dopo i momenti difficili che ha attraversato la società".
Mondiali 2006: voi campioni del mondo date ancora l'impressione di essere un gruppo molto unito.
"La coesione di quel gruppo la racconta il fatto che ancora oggi i giorni ci sentiamo e ci scriviamo tutti i giorni, nel nostro gruppo Whatsapp. Siamo in contatto anche per iniziative benefiche, durante il lockdown abbiamo fatto anche grande compagnia ai tifosi. Un aneddoto sul Mondiale? Mi piace ricordare la sera prima della finale: si faceva fatica dormire, eravamo tutti insieme in corridoio, a parlarci. È stato un altro momento di affiatamento e unità che ci ha permesso di arrivare in fondo. Nelle scelte di Lippi c'è sempre stata l'idea di creare il gruppo, al di là delle qualità tecniche, ed è stato quello che è servito per vincere il Mondiale".
Da allenatore agli inizi: è Lippi il tuo punto di riferimento?
"Un po' tutti i miei allenatori mi hanno lasciato una traccia. Oltre a Lippi penso a Mourinho al Chelsea, Allegri al Milan, Gasperini, Delio Rossi, Prandelli. Molti altri che ho conosciuto mi hanno lasciato un vero tesoro: per un allenatore è fondamentale la gestione generale del gruppo e dell'ambiente, ancor prima delle competenze specifiche di calcio. Se non hai le capacità per creare il gruppo alla fine non vinci. È necessario lavorare sul clima: guarda Mourinho o Conte che hanno creato gli ambienti ideali per vincere, ancor prima di vincere. Io sto facendo la classica gavetta per poter risalire le varie categorie ed esprimere le mie idee di calcio. Un calcio di concetto e di gestione, per far capire ai ragazzi che non conta solo la tattica ma l'atteggiamento nei momenti particolari del gioco. È questa è l'unica strada che conosco per vincere".
Intanto hai creato anche una tua squadra, Team Amelia. Ma parliamo di eSports…
"Fifa è una delle mie grandi passioni e ho un team, il Team Amelia. In realtà ultimamente ho smesso, ma in passato si giocava spesso e mi è sempre piaciuto molto. È un tipo di ambiente bello e particolare, un mondo in grande crescita. Sono contento che anche le federazioni e le leghe si stiano accorgendo che a livello di eSports si possa costruire qualcosa. I miei compagni più forti? Pirlo e Nesta erano dei professionisti, passavano quasi più tempo a giocare in stanza che sul campo. Il più scarso? Forse io, così non offendiamo nessuno".