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Marchisio riporta Chiesa coi piedi per terra: “Non è ancora un campione”

Buonsenso e pragmatismo appresi in campo. Claudio Marchisio li mette assieme per dare un giudizio su Federico Chiesa, il calciatore del momento in Nazionale e alla Juventus, dove può fare la differenza. “Per diventare un campione non basta solo quello che fai in campo, c’è un’altra cosa molto importante”.
A cura di Maurizio De Santis
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Federico Chiesa. Un lampo nel buio. La nota lieta della Juventus in un avvio di stagione tremendo, che nessuno si aspettava o, almeno, non in queste proporzioni. L'ex Viola s'è preso la scena: se c'è un calciatore che in questo momento può fare la differenza (in bianconero come in Nazionale) è proprio lui. Tecnica, velocità e una testa sulle spalle giocano a suo favore. Il resto lo fanno le scelte e la strategia dell'allenatore, Allegri, che ne esalta le qualità schierandolo di punta perché ci crede e per ragion di Stato (complice il momento difficile di Dybala e Morata, in non perfette condizioni fisiche) e i consensi riscossi in Azzurro con Roberto Mancini.

Se la partenza della Juve è stata complicata, a sbrogliare in parte la matassa è stato proprio Chiesa. "Ci sono state assenze importanti e difficoltà sia sotto il profilo del gioco sia dei risultati – ha spiegato Marchisio nell'intervista a Tuttosport -. Adesso sembra che stiano superando i problemi". La gara con la Roma dirà fino a che punto sono le condizioni del paziente attualmente in convalescenza e l'evoluzione del calciatore giunto a Torino un anno fa. Bravo abbastanza da non restare schiacciato dalla figura di Cristiano Ronaldo, uscendo dal cono d'ombra del campione.

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Non è tutto oro quel che luccica. La strada che ha dinanzi a sé il ragazzo è ancora lunga. Marchisio la traccia con molto buon senso e altrettanto pragmatismo appreso dal campo. "Chiesa può fare la differenza in assenza di Dybala e Morata. È stato (ed è) l'unico che può fare una scossa alla squadra – ha aggiunto l'ex centrocampista, oggi commentatore tecnico delle gare della Nazionale in Rai -. Ma per diventare un campione non basta solo quello che fai in campo, serve anche l'esperienza che ti aiuta in altri momenti".

All'esperienza s'è aggrappato Allegri che ha lasciato (e trovato) una Juve del tutto differente rispetto a quella che avea costruito e in mente. S'è adattato, ha iniziato a plasmarla, ne ha gestito la transizione da un asso di portata mondiale come CR7 alla "normalità" di non avere in rosa stelle di questo calibro. "Cambiare allenatore e calciatori dopo aver dominato per nove anni non è semplice. Ecco perché non è stato semplice ripartire e serve del tempo".

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