Marchioro: “I banditi mi hanno portato via tutto. Ma alla mia età ho poca memoria, li ho dimenticati”

Pippo Marchioro ha compiuto 89 anni il mese scorso. Il tecnico milanese – specializzato in campionati vinti in Serie B e C (due per categoria, Como e Reggiana quelle portate in A) – si è seduto l'ultima volta in panchina nel 1997, con la Triestina, poi da allora si è ritirato a vita privata. "Sto così così – racconta oggi – Fisicamente bene, sono un po' debole di memoria. Ricordo le cose del passato, ma faccio fatica con le recenti. Dicono che alla mia età è normale…". Uno scolorare dei ricordi che tuttavia lo ha aiutato a superare un terribile trauma subìto assieme a sua moglie: una efferata rapina in casa.
Marchioro e la drammatica rapina in casa: "Volevano la cassaforte, i soldi, gli ori. Non c'era niente"
"È il momento più triste della mia vita – dice Marchioro alla ‘Gazzetta dello Sport – A Camaiore, nella mia casa, nell'agosto del 2013. I banditi sono entrati e ci hanno rapinato. Ero con mia moglie, ci hanno legati e imbavagliati. Volevano la cassaforte, i soldi, gli ori. Non c'era niente. Mi hanno portato via tutte le medaglie del calcio, i ricordi. Anche i bicchieri di argento, regali di Albertosi, Rivera e degli altri giocatori. Purtroppo è successo anche questo, ma io, alla mia età, ho la fortuna di avere poca memoria. E li ho dimenticati".

Il tecnico presente a Piazzale Loreto il 29 aprile del 1945: "C'era Mussolini appeso al distributore"
Ma quando si torna indietro di decenni, addirittura di 80 anni, la memoria di Marchioro è eccezionale nel ricordare uno di quegli eventi che ha fatto la Storia con la maiuscola: "Ero un bambino vivace, mi piacevano le vicende movimentate. Ricordo bene quando, nel '45 (il 29 aprile, ndr) hanno appeso il cadavere di Mussolini e degli altri fascisti al distributore di benzina: avevo 9 anni e io e i miei amici siamo andati di corsa a Piazzale Loreto. Una bella corsa, fioeu, c'erano i soldati americani che filmavano, la gente era impazzita. Poi siamo venuti via e siamo andati a giocare al calcio sui prati".
Il bilancio della sua carriera in panchina: "Qualcosa ho fatto…"
Marchioro ha fallito la grande occasione al Milan (stagione 1976/77, ci arrivò dopo la storica qualificazione alla Coppa UEFA raggiunta col Cesena l'anno prima, durò solo il girone d'andata sulla panchina rossonera), ma se si volta indietro il bilancio è positivo: "La mia carriera di allenatore non è andata male. Tutte le categorie, tante sperimentazioni, buoni risultati, promozioni, soddisfazioni, bravi giocatori. Il Milan? Forse ci sono arrivato troppo presto. La zona del Milan di Sacchi è stata la perfetta realizzazione del mio sogno. Arrigo è stato bravissimo, ma ha trovato la società, Berlusconi, un sistema di gioco già impostato da Liedholm e nuovi grandissimi giocatori. Poi però mi sono ripreso, ho ricevuto buone offerte, potevo andare alla Roma e al Napoli, hopreferito Cesena. Ho portato la Reggiana in serie A e, nel 1994, mi sono salvato a San Siro, battendo il Milan di Capello. Qualcosa ho fatto…".