Marcelo dice addio al Real in lacrime: “Non volevo un contratto per pietà”. Ancelotti si commuove
Quindici anni. Venticinque titoli conquistati, tra cui le sei vittorie della Liga e le cinque Champions (l'ultima battendo il Liverpool). Marcelo era giunto al Real Madrid dalla Fluminense nel 2007, aveva 17 anni e sulle spalle un onere che avrebbe schiacciato chiunque ma non il brasiliano che già allora aveva spalle larghe. Quella spada di Damocle che pendeva tra capo e collo era il raffronto con Roberto Carlos, un altro verde-oro che in Spagna aveva alimentato la sua fama con gli effetti speciali delle punizioni bomba. A 34 anni mette un punto in calce alla sua carriera, anche se fa davvero male, e riparte altrove. Forse dalla Turchia ma non è questo il giorno per parlare di futuro. Vuol godersi queste ultime ore in blancos con orgoglio.
"Non volevo uno o due anni di contratto per pietà – ha ammesso in conferenza singhiozzando per il pianto -. Sono arrivato qui da bambino e me ne vado come un uomo e con grande serenità. Mi viene da piangere ma è per le tante emozioni e per i tanti ricordi che conservo". A Raúl, icona delle merengues ed ex capitano rivolge un saluto struggente. "Mi hai aiutato tantissimo quando sono arrivato qui. Nel calcio ognuno cerca un esempio, io ho scelto te".
Carlo Ancelotti è seduto in sala accanto al presidente, Florentino Perez. Ascolta con molta attenzione le parole del difensore che ha scritto un pezzo di storia del Real, lo ha fatto senza mai mettere da parte quella stessa ironia che nel giorno più triste lo porta a dire "dopo tanti anni ancora parlo male lo spagnolo…". Il tecnico italiano non resta insensibile e si lascia trasportare dall'emozione: ha gli occhi lucidi e non riesce a trattenersi, gli sfugge una lacrima e se l'asciuga. Il massimo dirigente se ne accorge e si volta verso di lui, Ancelotti accenna a un sorriso come a dire "è tutto a posto" e lascia che l'attenzione torni tutta sul giocatore.
Si chiude un ciclo e questo è il momento migliore per farlo. C'è un tempo per ogni cosa, questo è per un addio da grande campione che passa la mano all'apice del suo rendimento. Pedina inamovibile per tutti i tecnici che si sono succeduti in questi anni, Marcelo ha capito che nel naturale corso della vita (anche sportiva) arriva il momento di guardare avanti portando dentro un pezzo di passato. "È difficile lasciare la squadra della tua vita – ha aggiunto -. Quest’anno mi sono reso conto che per essere importante non c’è bisogno di giocare, ma fare la propria parte nello spogliatoio".
Le ultime parole sono di Florentino Perez che dà l'abbraccio finale al calciatore. "È il momento del ringraziamento profondo, l' omaggio al giovane che è diventato grande nel Bernabeu. Stiamo parlando di una leggenda, del giocatore con più titoli nel Real Madrid, stiamo parlando di Marcelo. Ti siamo grati per aver lasciato l’anima in campo".