Maradona curato con caramelle per effetto placebo: la chat tra psichiatra e infermiera
Pillole per riuscire a dormire. Maradona ne chiedeva spesso. Ne aveva bisogno perché non riusciva a riposare. Ma non poteva prenderne altre, squilibrando la terapia che gli era stata prescritta. Ecco perché l'infermiera aveva chiesto alla psichiatra se fosse possibile procurargli qualcosa di blando anche "una caramella", qualcosa che gli facesse da placebo e lo tranquillizzasse.
Non gli bastavano gli ansiolitici e quant'altro assumeva per aiutarlo a sopportare quei demoni che lo hanno accompagnato per tutta la vita lasciandogli addosso – fin dentro l'anima – i segni delle dipendenze, degli abusi e degli eccessi a causa dei quali aveva già rischiato di morire. Prendeva psicofarmaci da tempo, per lui erano vitali come bere un bicchiere d'acqua e più dell'aria che respirava. Senza quelle compresse avrebbe fatto fatica a tenere a freno il lato oscuro della forza che aveva fatto inciampare anche un fuoriclasse come lui. Senza quei cachet gli sarebbe stato difficile anche solo accettarsi per com'è stato, per com'era diventato.
Il dialogo su WhatsApp tra infermiera e psichiatra
Nella chat su WhatsApp tra l'infermiera, Dahiana Madrid, e la psichiatra, Agustina Cosachov, c'è anche questo scambio di battute che gli inquirenti hanno messo agli atti per definire cosa accadeva nella casa dell'ex Pibe de Oro e soprattutto se gli era assicurata quell'assistenza medica necessarie per aiutare a ristabilire un soggetto nelle sue condizioni di salute. La sequenza del dialogo è stata acquisita agli atti e resa pubblica da tn.com.ar che ricostruisce il botta e risposta di quel momento.
- Infermiera: "Non puoi prescrivere qualcosa che gli faccia da placebo?"
- Psichiatra: "Sì, sì… lo pensavo anch'io. Cosa chiedi adesso?"
- Infermiera: "Anche se è qualche caramella… qualcosa"
- Psichiatra: "Sì, sì, abbiamo qualcosa con noi…"
Diego era stato operato alla testa per la rimozione di un edema subdurale e, dopo qualche giorno di degenza trascorso nella Clinica Olivos, era stato trasferito nella residenza di San Andrés dopo il 25 novembre sarebbe morto. Anche questo è un aspetto sotto la lente della Procura di San Isidro che ha aperto un'inchiesta prefigurando quale ipotesi di reato omicidio colposo e abbandono di persona. Tra gli indagati ci sono il neurochirurgo, Leopoldo Luque, e la dottoressa Cosachov (entrambi hanno subito perquisizioni in casa e negli uffici privati su disposizione della magistratura).
Quanto alla posizione dell'infermiera, ad alimentare la zona d'ombra sul suo ruolo, sulle consegne ricevute, su dove fosse nel giorno in cui Maradona è morto e cosa stesse facendo è stato il suo avvocato Rodolfo Baqué: "Le era stato ordinato di non controllare i segni vitali di Maradona", le parole del legale che forniscono una versione contrastante rispetto alle prime dichiarazioni della donna che – nelle ore immediatamente successive al decesso – spiegò di averlo sentito alzarsi in stanza e andare al bagno.