Mancini provoca gli avversari del Feyenoord nel modo più italiano possibile: gli basta una parola
Ciao, ciao. Andarsene era scritto perciò ciao ciao. Gianluca Mancini le canta ai calciatori del Feyenoord dopo avergliene suonate abbastanza nel corso del match. Atteggiamenti, mimica, labiale del difensore romanista non passano inosservati. "Ciao, ciao eh…", dice l'ex centrale dell'Atalanta a un avversario rivolgendosi in maniera palesemente ironica e anche un po' provocatoria. Folklore sopra le righe, fa parte del gioco anche questo considerata la carica emotiva della partita, a testimonianza di quanto fosse sentita per questioni che vanno al di là del puro agonismo sportivo.
E poi c'era da ‘vendicare' la sfortuna dell'andata. La Roma ha eliminato dall'Europa League gli olandesi che nella Capitale erano arrivati tronfi e convinti che sì, la semifinale, sarebbe stata cosa loro dopo il pareggio segnato all'80°. Ma non avevano fatto i conti con quella fossa dei leoni che può diventare lo stadio Olimpico, se nell'agone i gladiatori combattono fino allo stremo, e con certi aspetti da spettacolo circense che pure entrano nel corredo accessorio di un match tutto lacrime e sangue, polvere e sudore.
Dybala, El Shaarawy e Pellegrini fanno gol nel giro di pochi minuti. È l'apoteosi di una serata magica. José Mourinho si alza dalla panchina e agita le braccia, vuole sentire l'urlo della folla, vuole sentire il ruggito dei tifosi, li chiama a raccolta per celebrare l'impresa compiuta dalla sua squadra. Là in mezzo il ‘centurione' Mancini porta addosso i segni della battaglia e li mostra fieri: gli passano davanti quelli del Feyenoord, li guarda negli occhi e li sbeffeggia. Se serve, li affronta a muso duro anche a giudicare da certi interventi davvero al limite del cartellino e del rischio che l'arbitro non perdoni certi gesti.
Un esempio? Basta riavvolgere il nastro e rivedere cosa combina quando ingaggia il contrasto con Gimenez. Gli va addosso, lo affronta e lo scalcia, prende gambe e pallone (lo sfiora appena…) poi gli tiene il fiato sul collo. Il calciatore del Feyenoord è ancora a terra dopo il suo intervento, lui si avvicina e gli sorride in maniera beffarda, sussurra qualcosa al suo orecchio. E sogghigna.
Gli danno una spallata, ridacchia. Un altro avversario gli rifila uno spintone per spingerlo via, Mancini se ne infischia, li guarda e li canzona. Cosa avrà mai detto all'attaccante argentino degli olandesi? Gliene avrà cantate ancora conservandosi l'ultima strofa per l'addio definitivo: Ciao ciao… già parte il treno… sventola il fazzoletto amore mio però piangi di meno.