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Mancini legge la formazione prima della finale: i giocatori dell’Italia restano senza parole

La riunione tecnica dell’Italia prima della finale degli Europei con l’Inghilterra domenica sera ha vissuto un momento decisivo quando Roberto Mancini ha annunciato la formazione che sarebbe scesa in campo di lì a poche ore a Wembley: stupore in sala, il tempo si ferma per qualche istante. No, non potevamo mai perdere.
A cura di Paolo Fiorenza
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Ci sono immagini e parole che raccontano meglio di qualsiasi altra cosa come si costruiscono i successi al livello più alto dello sport. Non basta la tecnica, non è sufficiente la tattica, serve altro. È necessario tirare fuori il se stesso più vero e più puro per metterlo al servizio dell'ideale comune. Roberto Mancini è un vincente e sa bene come si fa: un video diffuso come anticipazione della docuserie Rai ‘Sogno azzurro, la strada per Wembley' mostra il CT azzurro sorprendere e commuovere al tempo stesso i suoi ragazzi a poche ore dall'inizio della finale contro l'Inghilterra.

Siamo durante la riunione tecnica, è il momento in cui tensione e sogni vanno a braccetto, bisogna tirare fuori il colpo di teatro che vada dritto al cuore ed all'anima. Il Mancio si mette alla lavagna e comincia a snocciolare la formazione titolare della finale: "Gigio, Dilo, Leo, Giorgio, Spina…". Già, Spinazzola. Schierato titolare a sinistra come dall'inizio degli Europei fino al terribile infortunio contro il Belgio. A quel punto Mancini si gira verso i giocatori e il suo volto si allarga in un sorriso che scioglie lo stupore dei presenti.

Ovviamente Spinazzola, recatosi a Londra con i compagni ma impossibilitato a scendere in campo dopo l'operazione al tendine d'Achille, non sarà titolare quella sera a Wembley, ma le parole del CT spiegano davvero cosa significa essere una squadra, un gruppo, una famiglia. Mancini prosegue con la formazione, piazzando il giocatore giusto sulla fascia sinistra: "Emerson, Giorgio, Marco, Bare, Ciro, Lorenzo e Federico".

Poi il tecnico campione d'Europa si volta nuovamente e fa un breve discorso alla squadra: "Allora, io non ho niente da dire, voi sapete quello che siete. E non siamo qua per caso. Siamo noi i padroni del nostro destino, non l'arbitro, non gli avversari, nessuno. Ok? Voi sapete quello che dovete fare". Parole scandite bene e senza alzare la voce o urlare. Non serve farlo, le parole sono importanti.

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