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Mancini getta ombre su due azzurri tornati a casa: “A me sembrava stessero bene, hanno detto di no”

La nuova Italia che sta nascendo dalle macerie della mancata qualificazione ai Mondiali mostra qualche crepa: oggi Mancini ha deciso di fare nomi.
A cura di Paolo Fiorenza
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Al di là dei problemi tecnici esposti maniera brutale dalla figuraccia nella Finalissima con l'Argentina, uno 0-3 senza appello che è specchio esatto del momento attuale post esclusione dai Mondiali, c'è qualcosa di non detto sull'Italia di Roberto Mancini, qualcosa che a che fare con la materia di cui sono fatte le squadre di tutti gli sport: il senso di appartenenza, quel respiro unisono che aggiunge valore alla semplice somma dei singoli giocatori.

La Nazionale azzurra da sempre ha costruito i suoi successi sul famoso ‘gruppo', sui senatori che indicavano la via ai giovani, ma in questo momento di passaggio storico – che assomiglia a tutti gli effetti alla chiusura del ciclo che ci ha visti trionfare agli Europei – il grande via via di questi ultimi giorni a Coverciano ricorda il movimento freddo della porta di un albergo. Tante defezioni, troppe, arrivate alla fine sicuramente di una stagione logorante, ma forse ci si poteva aspettare maggior voglia di restare nel ritiro azzurro da chi per età e momento della propria parabola dovrebbe essere chiamato a scrivere le prossime pagine della nostra storia calcistica.

Zaniolo e Kean sono grandi amici
Zaniolo e Kean sono grandi amici

Il 30 maggio se ne sono andati Zaniolo e Kean, anche stavolta accomunati nella stessa vicenda, come già era accaduto in passato per motivi non edificanti: il romanista per "una botta presa alla caviglia", come da lui postato sui social, lo juventino per un problema accusato in allenamento. Poi subito dopo la disfatta con l'Argentina hanno lasciato il ritiro in sei: Chiellini, che già si sapeva che a Wembley avrebbe giocato la sua ultima gara in maglia azzurra, Emerson Palmieri, Jorginho, Verratti, Bernardeschi ed Insigne. Non parteciperanno dunque alle quattro partite di Nations League, così come mancheranno altri tre calciatori, che hanno dato forfait ieri: Sirigu, Lazzari e Zaccagni. La lista dei convocati si riduce così a 35 elementi, che non sono certamente pochi e con tanti giovani entusiasti dentro, ma il messaggio che arriva lascia un sapore amaro.

Il quotidiano Repubblica riporta spifferi che arrivano da Coverciano, che parlano del malumore di molti giocatori per l'elenco così allargato delle convocazioni di Mancini: al netto di chi è davvero infortunato seriamente – c'è anche chi come il lungodegente Chiesa avrebbe voluto rispondere volentieri alla chiamata ma starà fermo ai box ancora per mesi, così come sono out Immobile, Berardi e Toloi – c'è insomma il sospetto che qualcuno si sia chiamato fuori sapendo che avrebbe giocato poco o nulla, viste le rotazioni e gli esperimenti annunciati dal Ct. Se a questo si aggiunge la stanchezza per una stagione lunghissima,  ancora segnata dagli opprimenti protocolli Covid, e anche qualche screzio – vedi la vicenda Zaniolo-Zaccagni, con Chiara Nasti per lo mezzo – il risultato non è quel cemento su cui si dovrebbe costruire la nuova Nazionale.

Zaccagni e Lazzari prima di lasciare Coverciano
Zaccagni e Lazzari prima di lasciare Coverciano

Parlavamo del non detto, ebbene oggi Mancini qualcosa però non se l'è tenuto e lo ha voluto dire, chiamando in causa proprio i due giocatori della Lazio che hanno abbandonato per ultimi il ritiro di Coverciano: "Come mai Lazzari e Zaccagni sono andati via? Hanno sorpreso anche me, mi sembrava stessero bene. Loro hanno detto invece che avevano problemi e non erano in grado di giocare, quindi li abbiamo mandati a casa". Parole che suonano male, in un momento in cui ci sarebbe bisogno di tutti per risalire la china.

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