Mancini e Vialli crollano in lacrime: il loro abbraccio è il segreto dell’Italia campione
Campioni d'Europa. Inghilterra battuta ai rigori. È una data storica per l'Italia. L'11 luglio del 1982 la Nazionale vinse i Mondiali in Spagna, 11 luglio 2021 arriva la vittoria agli Europei dopo i calci di rigore. L'abbraccio di Roberto Mancini e Gianluca Vialli è l'immagine più bella che racconta tutto, cosa è stata questa avventura per gli Azzurri.
Il ct è in lacrime per l'emozione fortissima, trova accanto a sé l'amico, il bomber e fratellino, il compagno di squadra che nel 1992 era in campo con lui. Piangevano anche allora ma per la rabbia e la delusione di quel gol preso nei supplementari contro il Barcellona. Piangono adesso perché ce l'hanno fatta insieme. Ricominciando daccapo. Da quel maledetto novembre del 2017 che gelò San Siro e l'Italia.
È la forza dell'amicizia, di un legame che non s'è mai spezzato nemmeno nei momenti più difficili. È la forza che arriva dal profondo dell'animo anche quando tutto sembra perso: ne sa qualcosa Vialli passato dal dramma del tumore fino alla gioia odierna, dopo aver combattuto contro un avversario molto più duro. È la forza del grande cuore di una Nazionale ripartita dal fallimento della mancata qualificazione a Russia 2018 fino conquistare un trofeo con pieno merito. Il primo dopo il 2006: allora si tinse d'azzurro il cielo sopra Berlino, oggi la parata di Donnarumma (eletto miglior calciatore del torneo) dal dischetto ha soffiato via il fumo di Londra, la boria degli inglesi.
È la forza di un gruppo compatto intorno al ct. C'è Spinazzola, infortunatosi contro il Belgio e costretto ad alzare bandiera bianca, che si stringe a Mancini. Il difensore della Roma ha voluto esserci. Non poteva mancare. Ed era lì: ha sofferto e poi è esploso nella gioia collettiva. In stampelle ma col cuore oltre ogni ostacolo. Arriva anche Jorginho, al quale il tecnico dedica una stretta di manco sincera: ha per lui parole di consolazione per il penalty sbagliato. Lo abbraccia, è finita.
L'Italia è Campione d'Europa. Non c'era migliore platea dello scenario di Wembley per mettersi in testa la corona del continente. Farlo dinanzi ai padroni di casa, agli inglesi che erano caricati a mille dal messaggio della Regina Elisabetta II, sotto gli occhi di un Paese che perde ancora una volta dagli undici metri e paga la maledizione del '66, ha un sapore speciale.