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Mancini chiama quattro azzurri a prendersi il perdono: “Basta chiedere scusa”

Roberto Mancini è esplicito su un argomento per lui fondamentale: si aspetta le scuse di chi ha sbagliato nello snobbare la maglia azzurra.
A cura di Paolo Fiorenza
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Neanche la qualificazione alla Final Four di Nations League è riuscita a lenire la grande amarezza per la mancata qualificazione dell'Italia ai Mondiali: una macchia e un dolore che restano per Roberto Mancini e tutti i suoi azzurri. Al confronto i due successi su Inghilterra e Ungheria non possono che essere una blanda medicina. "Bisogna scavallare dicembre, sarà dura", ha detto il Ct a Budapest con parole schiette, mostrando come il pensiero dei Mondiali da guardare in TV sia un macigno che non può togliersi dalla schiena.

La delusione di aver fallito il traguardo mondiale ha probabilmente reso ancora più aguzzi alcuni spigoli del tecnico jesino, che non è più disposto a tollerare da parte dei suoi giocatori alcun comportamento che diverga dal suo codice di condotta: la maglia azzurra va meritata in campo e fuori. Nessuno si può permettere di snobbarla, così come nessuno può disonorare l'Italia dicendo o facendo cose disdicevoli. È il famoso codice etico di Mancini, che in questi anni è di tanto in tanto saltato fuori in occasione di qualche esclusione e che negli ultimi tempi sembra aver ricevuto un ulteriore giro di vite, col pieno appoggio del presidente federale Gravina.

Roberto Mancini è pronto a dire ciao a chi non rispetta il suo codice etico
Roberto Mancini è pronto a dire ciao a chi non rispetta il suo codice etico

L'argomento in questione è riecheggiato in maniera chiarissima nelle parole che il Ct ha pronunciato ieri al Social Football Summit allo stadio Olimpico di Roma: "Questa Italia è fatta di giovani e non possiamo pretendere che non sbaglino mai. Si può sbagliare, lo dico sempre, e per questo la porta della Nazionale è sempre aperta, anche a chi ha avuto comportamenti non giusti in passato. Per tornare, basta chiedere scusa".

Mancini non ci gira intorno, il tema delle porte girevoli di Coverciano – con calciatori convocati che poi lasciano il ritiro con motivazioni evidentemente non convincenti – è un punto dolente che non può e non vuole rimuovere. Ecco dunque spiegate alcune esclusioni dall'elenco dei convocati diffuso prima delle ultime partite di Nations League. Ma con chi ce l'ha specificatamente il Ct azzurro?

Zaniolo e Zaccagni in allenamento a Coverciano lo scorso marzo
Zaniolo e Zaccagni in allenamento a Coverciano lo scorso marzo

Secondo il Corriere dello Sport, i destinatari del messaggio sono quattro. In primis Zaniolo e Zaccagni, entrambi lasciati a casa per motivi disciplinari. Il romanista al giro di convocazioni di giugno si era sfilato per una microfrattura alla caviglia comprovata dalle lastre, ma nel suo caso il problema era stato di altro genere, ovvero la partecipazione al coro volgare contro la Lazio nei festeggiamenti per la vittoria in Conference League, vicenda in seguito alla quale era finito sotto indagine della Procura federale ed era stato chiamato dal coordinatore azzurro Oriali. Zaccagni aveva invece detto di avere un problema fisico che tuttavia per lo staff medico della Nazionale sarebbe stato recuperabile per le ultime partite del ciclo di giugno.

I due attaccanti dunque se ne erano andati in vacanza, così come avevano fatto l'altro laziale Lazzari e lo juventino Kean, ugualmente via da Coverciano per acciacchi non gravi che forse potevano essere monitorati giorno per giorno restando in ritiro assieme ai compagni, per il puro piacere e onore di essere in azzurro. Tutti e quattro questi giocatori non sono poi stati convocati per i match appena disputati con Inghilterra e Ungheria, e non lo sarebbero stati indipendentemente dalle loro attuali condizioni. "La Nazionale va amata di più", aveva detto Mancini a Budapest. Il segnale è chiaro: l'azzurro è il sogno di ogni bambino, va trattato come un privilegio da meritarsi ogni singolo giorno. Sbagliare si può, ma poi serve andare a prendersi il perdono: dal Ct e dai compagni.

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