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Maldini svela i retroscena del Milan: “Nelle riunioni sentivo dire ‘non capisco niente di calcio’”

I retroscena svelati da Paolo Maldini durante la sua esperienza al Milan. Le riunioni di mercato erano surreali: “Sentivo dire che non capivano nulla di calcio”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Il licenziamento di Paolo Maldini dal Milan resta ancora avvolto nel mistero. I dettagli dell'incontro con Cardinale li ha rivelati l'ex direttore tecnico rossonero in un'intervista a Repubblica in cui ha ripercorso tutte le tappe del suo cammino nel club e le manovre attuate sul mercato anche per alleggerire le spese della società. Proprio il periodo relativo alle sessioni di trasferimento è stato un altro punto analizzato da Maldini. Dettagli di ciò che ha visto e che non riusciva a capire durante le strategie e le operazioni portate avanti da lui e Massara e presentate alla società.

Maldini ha infatti escluso il concetto di non condivisione – da parte sua e di Massara – di obiettivi e strategie di mercato. "Niente di più lontano dal vero" ha spiegato l'ormai ex direttore tecnico rossonero: "Ogni giocatore che è stato preso è stato scelto da me, Boban e Massara, ogni scelta condivisa con l’ad e con la proprietà – ha detto – Ma la firma era sempre di qualcun altro che avallava l’operazione. Più o meno sono 35-40 i giocatori del nostro ciclo e io non ho firmato i contratti per nessuno di loro, neanche per quelli in prestito, perché non avevo il potere di firma, non l’ho mai voluto". Ma ciò che ha maggiormente colpito nel racconto di Maldini sono stati i dettagli delle stesse riunioni di mercato: "Sentivo spesso: ‘Io non capisco niente di calcio'".

De Ketelaere con la maglia del Milan.
De Ketelaere con la maglia del Milan.

Nel Milan la gestione del mercato era condivisa e spesso le operazioni avevano chiaramente bisogno dell'avallo societario, con i suoi pro e contro: "Tante soluzioni proposte non sono state approvate: mi è stato detto di no tantissime volte – spiega – A volte mi dicevano semplicemente di no, a volte veniva ridimensionato il budget. Nelle riunioni sentivo spesso: ‘Io non capisco niente di calcio', ma alla fine c’era sempre un però". Maldini fa però un discorso generale a proposito delle proprietà straniere spiegando, secondo la sua esperienza, quali siano le difficoltà riscontrate: "Penso che le proprietà, specialmente se straniere, non abbiano ancora raggiunto una piena consapevolezza di quali siano la mole e il tipo di lavoro svolti all’interno del club dalle varie aree, in particolare da quella sportiva, soprattutto nel mercato italiano – ha spiegato – Preciso che tutti i giocatori che sono arrivati sono stati approvati da me: non mi è stato mai imposto niente e nessuno, anche perché me ne sarei andato il giorno dopo. Per lo stesso ingaggio di Zlatan, suo tempo, erano servite parecchie riunioni”.

Maldini spiega come venivano gestiti i rapporti tra tutti i membri della società rossonera: “Cardinale l’ho incontrato di sfuggita in occasione di qualche partita di Champions, ma nell’arco di un anno ho avuto solo una chiacchierata su come andasse la gestione sportiva – spiega – Mi ha scritto 4 messaggi per i vari passaggi del turno, senza neanche chiamarmi. La prima cosa che mi ha detto, quando ci siamo conosciuti, è stata che dovevamo fidarci l’uno dell’altro, ancora prima di conoscerci di più, perché non avevamo tempo. Io mi sono fidato e sinceramente come è andata è noto a tutti".

L'ex direttore tecnico rossonero aveva capito dunque quali fossero i problemi del Milan e per questo motivo presentò un piano triennale di sviluppo: "Lo preparai con Massara e con un mio amico consulente – aggiunge – Erano 35 pagine: raccontavo i 4 anni trascorsi e gli obiettivi, secondo una strategia sostenibile economicamente, ma con la necessità di un salto di qualità”. Il risultato finale, una volta presentato, non fu soddisfacente: "Non ho ricevuto alcuna risposta. Forse non abbiamo ascoltato il campanello d’allarme perché eravamo concentrati sulle tante cose che il mio ruolo e quello di Massara prevedono. Dopo avere acquistato circa 35 giocatori ci viene contestato ’ingaggio di De Ketelaere, che peraltro aveva 21 anni, un’età in cui non sempre l’adattamento è immediato".

Maldini e Massara licenziati dal Milan il 6 giugno scorso.
Maldini e Massara licenziati dal Milan il 6 giugno scorso.

Non fu l'unica volta in cui le strategie di mercato di Maldini venivano contestate dalla società e da Cardinale: "Dopo appena 3 mesi di lavoro, Boban e Massara ed io fummo chiamati a Londra da proprietà e Ceo e praticamente esautorati, delegittimati ad esercitare i nostri ruoli, perché i vari Leao, Bennacer e Theo non piacevano – racconta – Noi sapevamo che il Leao del Lille poteva diventare una stella, ma che gli sarebbe servito un percorso e la stessa cosa valeva per Theo, Ismael e per tutti quelli che sono arrivati successivamente. Ricordiamo sempre da dove siamo partiti”. Pochi anni dopo sarebbe poi crollato tutto, a partire dalla stagione 2023/2024 quella che di fatto Maldini non ha potuto nemmeno cominciare col Milan: "Quattro giorni prima del licenziamento, Furlani mi ha comunicato molto imbarazzato che il budget sarebbe stato molto basso – ha rivelato Maldini che poi ha aggiunto – . Dopo la nostra partenza, è finalmente raddoppiato il budget, al netto cioè della cessione di Tonali, e il monte ingaggi è finalmente cresciuto, in linea con il piano che avevamo inviato. Il nostro documento strategico deve essere diventato improvvisamente fonte di ispirazione!”.

Prima di chiudere il discorso, Maldini fa una precisazione sul presidente Paolo Scaroni che aveva dichiarato come senza di lui il gruppo di lavoro fosse ora più unito. "Il Milan merita un presidente che faccia solo gli interessi del Milan, insieme a un gruppo dirigenziale che non lasci mai la squadra sola – ha detto Maldini prima di scagliarsi contro il numero uno del club del diavolo – In questi anni non ho mai percepito una chiara condivisione di che cosa voglia dire lavorare di squadra: non mi ha mai ha chiesto se ci fosse stato bisogno di due parole di incoraggiamento ai giocatori e al nostro gruppo di lavoro, in pubblico o in privato. Mai ho ricevuto supporto nei tanti momenti difficili". Poi ricorda: "In tribuna l’ho visto spesso andare via quando gli avversari pareggiavano o passavano in vantaggio, magari solo per non trovare traffico – ha aggiunto – Mentre me lo ricordo puntualissimo in prima fila, quando abbiamo vinto lo scudetto: per questo non so che cosa si sia voluto dire con l’espressione ‘gruppo unito senza' di me. Ma è evidente che io ho un concetto diverso di condivisione e di gruppo. Posso dire che la stessa cosa è avvenuta anche con i due Ceo Gazidis e Furlani”.

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