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Maldini duro con la Fifa: “Mondiale ogni 2 anni idea sbagliata. Salute dei calciatori a rischio”

Paolo Maldini si schiera apertamente contro l’ipotesi della Fifa di giocare i Mondiali ogni 2 anni. L’ex calciatore e oggi dirigente del Milan si unisce al malcontento manifestato anche da altri protagonisti: “La Fifa ci ripensi. La decisione avrebbe conseguenze molto negative sulla salute psicofisica dei calciatori e sul futuro delle leghe”.
A cura di Maurizio De Santis
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Giocare un Mondiale ogni due anni è una scelta sbagliata. Paolo Maldini non si nasconde, né usa giri di parole per commentare l'ipotesi della Fifa. Ed è solo l'ennesimo intervento da parte di un dirigente delle società di calcio che, complici i calendari serrati anche delle nazionali, hanno al loro fianco nella protesta i calciatori. Emblematiche al riguardo le parole di Courtois del Belgio in occasione della sfida di Nations League con l'Italia per il terzo posto. Inutile, gravosa per i giocatori: il concetto espresso dal portiere del Real Madrid. Dello stesso tenore le frasi dell'ex calciatore del Milan che articola la propria riflessione iniziando da un particolare.

Non credo che giocare il Mondiale ogni due anni sia una buona idea – ha ammesso Maldini all'Ansa -, ciò toglierebbe importanza all'evento sportivo più unico al mondo, cancellando una tradizione ormai centenaria. Mi auguro, da uomo di sport, che la Fifa voglia abbandonare questo progetto sbagliato.

Il tasto dolente è sempre lo stesso: a rischio sono la salute dei calciatori e il corretto svolgimento dei campionati con una valutazione costi umani/benefici che fa segnare solo un saldo negativo. Il malcontento è diffuso e rischia di sfociare in una protesta più marcata se la Fifa andrà avanti per la sua strada.

L'eventuale impegno biennale, aggiunto al calendario proposto da FIFA che raggrupperebbe le soste per le nazionali in due solo date, avrebbe conseguenze molto negative sulla salute psicofisica dei calciatori e sul futuro delle leghe, che subirebbero un impatto tremendo in un momento già molto delicato. Atleti, federazioni e club sono consapevoli che i possibili benefici sarebbero pochissimi rispetto ai tanti rischi che una decisione del genere porterebbe al mondo del calcio.

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