Madrid, minuto di raccoglimento per Kobe Bryant. Era così difficile farlo anche in Italia?
Al Santiago Bernabeu, in occasione del derby di Madrid tra Real e Atletico, è tutto pronto. Il fischio d'inizio, però, viene posticipato di un minuto, giusto il tempo di osservare il raccoglimento dedicato a Kobe Bryant, l'ex campione dei Lakers e stella del basket internazionale morta nell'incidente in elicottero assieme alla figlia, Gianna Maria, e ad altre sette persone.
L'atmosfera è molto emozionante: di colpo i cori delle tifoserie tacciono, nella cattedrale del calcio iberico c'è un silenzio commosso nel ricordo dell'uomo e dello sportivo, rispettoso del dolore delle famiglie. La rivalità sportiva accesa tra le due sponde del Manzanarre viene deposta per un attimo, i calciatori sono schierati l'uno accanto all'altro, le due squadre sono l'una di fronte all'altra (i blancos hanno anche il lutto al braccio) e quando il direttore di gara fischia l'annuncio di quei 60 secondi lo stadio trattiene anche il respiro, fino a sciogliersi in un lungo applauso. Vinceranno le merengues, grazie a una rete di Benzema, ma il risultato del Bernabeu è solo al ciliegina sulla torta di un pomeriggio speciale.
Tutto molto bello. E anche tutto molto triste se paragonato a quanto accaduto a San Siro pochi giorni fa in occasione della partita di Coppa Italia tra il Milan e il Torino. Al tributo organizzato dal club rossonero, che sul tabellone del Meazza ha fatto scorrere le immagini più belle di Bryant giocatore e Bryant tifoso milanista, non ha fatto seguito il consueto minuto di raccoglimento. Perché? Perché non era stato richiesto… è stata la spiegazione del presidente della Figc, Gravina. Domanda: era necessario che qualcuno lo chiedesse?
Vergogna e imbarazzo è stato il sentimento comune. Lo stesso imbarazzo provato dai calciatori che in campo s'erano schierati credendo che avrebbero commemorato l'ex campione prima del match. Il direttore di gara non ha alcuna disposizione da seguire al riguardo, non fischia il minuto di raccoglimento e coglie di sorpresa i ventidue in campo, panchine comprese. Restano lì, ammutoliti e rompono le righe guadagnando le rispettive posizioni. Era così difficile farlo anche in Italia?