M come Maradona, M come Mertens: agganciato (e poi superato) D10S a quota 116 gol col Napoli
Mertens segna per ben due volte col Salisburgo agganciando e poi superando, dopo sei stagioni e spiccioli, la leggenda azzurra Diego Armando Maradona. E lo fa in appena 292 presenze, al termine di una parabola non certo chiara dall'inizio. E sì perché lo scugnizzo adottato dalla tifoseria, per il suo spirito, il suo senso di appartenenza e la sua magica simbiosi che è andata crescendo con la città, è arrivato all'ombra del Vesuvio da esterno offensivo, all'occorrenza, da seconda punta.
Prima di essere bollato come ottimo elemento a partita in corso e diventare, da Sarri in avanti, il bomber di questa formazione. Uno dei pochi insostituibili del Napoli di ieri, oggi e chissà, di domani. Intanto, rinnovo a parte, col suo sorriso beffardo e la sua immensa classe, Dries, da Lovanio, è entrato di diritto nella storia partenopea. Oltre che nei cuori dei supporters napoletani.
L'approdo al Napoli, prima però le sfide europee con gli azzurri
Doppietta al Salisburgo, a cui ha fatto male anche lo scorso anno, contro un club, da poco, nell'élite del calcio europeo. Un club piccolo ma molto simile, per elementi giovani dalle buone potenzialità, al suo primo Utrecht che affrontò il Napoli sempre nel più ampio contesto dell'Europa League. Il suo Napoli. Con cui è legato, non solo affettivamente, dall'estate del 2013. È solo la data dell'inizio di un amore fruttuoso.
Ma il primo rendez-vous con i colori di Partenope è datato 2010 quando il folletto incrocia i guantoni in Europa League – come detto – col suo Utrecht, prima nello scialbo 0-0 del ‘San Paolo', e poi nel 3-3 olandese con tripletta di un certo Cavani. Uno dei tanti che hanno subito il sorpasso per gol siglati all-time nel Napoli da parte del numero #14. E poi, due anni più tardi, sempre in Europa League, col suo PSV, con tanto di gol, il secondo nel 3-0 dei Boeren alla Philips Arena, come decisivo incontro, colpo di fulmine definitivo. Arriva l'estate 2013, quella di Benitez, Higuain, Callejon, Raul Albiol e – appunto – di Mertens che parte per la città per rimpinguare l'attacco e rappresentare una valida alternativa davanti. Diventerà letale. Nel mezzo, con tre allenatori, varie etichette. Come dicevamo.
Le etichette di Dries: jolly e poi bomber. Con Sarri
La prima, quella di giocatore che cambia le gare nell’eterno beniteziano dualismo con Insigne nel 4-2-3-1 del tecnico spagnolo. Il folletto belga entra in campo e dà una scossa ai suoi lamentando però le poche chance dall’inizio che, con l’ex allenatore del Liverpool, saranno, su 98 gare totali, 51 con 23 reti complessive e più assist, 24, rispetto alle marcature. Come da scouting report, come da copione. Sempre però da esterno d’attacco e mai da prima punta. Poi, arriva l’etichetta di vice-Insigne prima di quella, decisiva per la sua carriera, di punta. Benitez non c’è più, come non c’è più nemmeno Higuain volato a Torino dagli acerrimi nemici della Juventus. Il Napoli si affida a Gabbiadini, che però non convince da boa centrale, mentre Milik, l’acquisto voluto per rimpiazzare il Pipita, si fa male con la nazionale polacca.
Non ci sono più attaccanti. Ma Sarri, aiutato anche dalla giurisprudenza del falso nueve, in grande voga negli ultimi anni, che legittima anche la presenza di elementi smart nel pacchetto avanzato, decide di piazzare il belga nel cuore delle sedici metri avversarie. Mai intuizione fu così oculata e vincente. Da quell’esperimento di Napoli-Empoli del 26 ottobre 2016, arriveranno ben 55 reti in quella specifica posizione e uno scudetto, svanito di poco. Ancelotti, poi, dal suo arrivo a Napoli, lo ha spostato in varie posizioni, seconda punta, prima, trequartista ma raramente si è privato del talento di Ciro spesso, fra gli uomini risolutivi dei campani.
A pochi passi da Hamsik, con la speranza di rinnovare
Ora però, l’obiettivo è quello di scavallare Hamsik e raggiungere la vetta, diventare cioè l’attaccante, l’uomo che con la casacca che fu di Maradona ha messo più reti nel sacco all-time. Per farlo, bastano pochi centri, Hamsik, primatista indiscusso e capitano morale, anche dalla lontana Cina, del Napoli è a quota 121. Una distanza irrisoria per chi, nelle ultime tre annate, ha messo insieme 75 gol in azzurro. Per un obiettivo vicino, alla portata, prima di arrivare al bivio rinnovo, sponsorizzato da Ancelotti, e dall’intera tifoseria, ma ancora in stand-by, e a maggior ragione in dubbio dopo le ultime dichiarazioni di De Laurentiis non disposto a fare follie per trattenerlo. Il giocatore però, vale ancora molto, 15 milioni di euro per il Cies, l’osservatorio del calcio europeo, e, a 32 primavere, è ancora un valido attaccante. Non solo un sicuro hall of famer.