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L’ultimo piano anti-Superlega del governo inglese: un organo di controllo sulla Premier League

Fondi certificati, proprietari onorabili e soprattutto, un secco “no” alle leghe separatiste: di questo si occuperà il nuovo regolatore del calcio inglese.
A cura di Benedetto Giardina
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Un controllo sui club per evitare il rischio Superlega. Il piano del governo britannico per monitorare le attività della Premier League – e non solo – è di fatto un altro passo per bloccare sul nascere i presupposti di una "fuga" verso altre leghe. La creazione di un organo regolatore indipendente non servirà solo a questo, quanto anche a tenere d'occhio la solvibilità dei proprietari (altro tema spinoso, specie per i club delle divisioni inferiori) e la chiarezza sulla provenienza dei fondi.

Nulla di immediato, però: il White Paper è ormai di dominio pubblico, ma da qui a renderne effettiva la sua adozione ce ne passa. Secondo quanto riportato dalla stampa inglese, si potrebbe dover attendere fino alla stagione 2024/25. Di certo, già nel 2023 sono in programma nuove consultazioni con azionisti e tifosi.

Un regolatore nato per contrastare la Superlega

Per capire meglio perché in Inghilterra stia prendendo piede l'idea di sottoporre i club calcistici ad un controllo indipendente, bisogna fare un salto indietro fino al 2021. Nel mese di novembre viene pubblicata la Fan Led Review Football Governance, promossa dal governo e prodotta da un comitato di tifosi, a seguito di tre momenti critici per il calcio inglese: la pandemia di Covid-19, la radiazione del Bury e, appunto, il tentativo di creazione della Superlega. Tra le proposte presentate c'è la creazione di un regolatore indipendente su atto del Parlamento, richiesta ribadita in seguito da 29 club delle leghe minori inglesi per vigilare eventuali irregolarità nella Football League.

Nell'ultima pubblicazione, A Sustainable Future Reforming Club Football Governance, il tema viene affrontato senza troppi giri di parole: "I club potranno competere solo nelle competizioni approvate dal regolatore. Ciò consentirà al regolatore di impedire ai club inglesi di partecipare a competizioni separatiste che non soddisfano criteri predeterminati, in consultazione con la FA e i tifosi. Fondamentalmente, questo proteggerà da un futuro campionato separatista in stile Superlega europea». Un progetto che viene definito «una minaccia per la stabilità della piramide calcistica".

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Quali poteri avrà il regolatore del calcio inglese?

In questo documento sono inoltre elencati i poteri previsti per questo nuovo regolatore indipendente, chiamato a «riformare la cultura della governance nei club calcistici inglesi». I tre compiti primari riguardano: la sostenibilità dei club, la stabilità del sistema e il patrimonio culturale del calcio in Inghilterra. A questi, si aggiungono altri tre compiti secondari, riguardanti: competizioni domestiche, competitività internazionale e investimenti.

Si tratterà nello specifico di un organo regolatore focalizzato sulla sostenibilità finanziaria, ma che tenga anche conto del rapporto con i tifosi e con le comunità di cui fanno parte le singole società. Inoltre, il regolatore gestirà un sistema di licenze per i primi cinque livelli del calcio inglese: senza la sua approvazione, non sarà possibile essere ammessi in Premier League, in Championship o in nessuno dei tre livelli della Football League.

Attualmente, sia la Premier League che la Football League conducono i propri test sui proprietari e sulla solvibilità degli stessi, basandosi su precedenti penali o illeciti commessi in ambito sportivo, multiproprietà, insolvenza, divieto di ingresso nel Regno Unito e possesso di una licenza di agente di calciatori. Ciò che viene contestato, però, è il modo in cui questi test vengono svolti, «spesso senza chiarezza o trasparenza» oppure «dopo che un'acquisizione è stata completata».

Nella review, vengono citati casi di unsuitable owners, ovvero proprietari non idonei, per «gravi precedenti criminali», «precedenti bancarotte», «mancanza di prove fondi» e per finanziamenti da «hedge fund con proprietà non chiare». Stando a quest'ultimo punto, il regolatore richiederà ai club di identificare il reale possessore delle quote (Ultimate Beneficial Owner), cosa che non sempre trova applicazione con le norme attuali, «in particolare dove i club sono di proprietà di entità offshore».

La preoccupazione della Premier League sui futuri investimenti

Non c'è dunque un riferimento netto ai fondi sovrani, che già trovano spazio in Premier League (il Manchester City con i fondi provenienti da Abu Dhabi e il Newcastle del fondo saudita PIF) e che potrebbero vedere entrare anche il Qatar con l'ormai noto interesse per l'acquisizione del Manchester United. È semmai un modo per scongiurare l'ingresso di fondi speculativi provenienti da paradisi fiscali, dove già hanno sede diverse società con in mano quote di club della massima serie.

La Premier League, dal canto suo, «riconosce la necessità di un cambiamento nella governance del calcio e continua ad attuare una regolamentazione più forte e indipendente», ma esprime anche una certa preoccupazione: «è fondamentale che la regolamentazione non danneggi il gioco […] o la sua capacità di attrarre investimenti». Perché con questo White Paper, forse, non si limiteranno le spese pazze. Ma ci sarà un occhio in più a vigilare sugli investitori.

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