L’ultimo derby vinto dal Milan contro l’Inter in campionato: di quella sera sono rimasti in 5
Correva l'inverno 2016 e sulla panchina del Milan c'era Sinisa Mihajlovic. Di fronte, l'Inter del rivale e amico Roberto Mancini al suo secondo mandato in nerazzurro. Fu quello l'ultimo acuto del Diavolo a San Siro nel derby. In cui si impose senza ombre. con un eclatante 3-0 a firma degli alfieri di quell'epoca d'oro per i milanisti: Alex, Bacca e Niang. Dopodiché si sono registrare 5 vittorie per la formazione nerazzurra, di cui 4 nelle ultime 4 partite, e 3 pareggi. In quel 31 gennaio 2016, però, fu il Milan a uscire dal campo a testa alta, davanti a oltre 77 mila spettatori, in una gara in cui i rossoneri gestirono il match dal primo all'ultimo minuto davanti ad una disarmante Inter, orfana nella ripresa del suo allenatore espulso per proteste.
Montolivo, la pala e il web. La vittoria del Milan venne preceduta anche da una ‘inconsueta' pratica pre partita. Il capitano del Milan d'allora, Riccardo Montolivo divenne la "vittima" sacrificale dell'ironia del web che si è scatenata su di lui dopo che, alcuni minuti prima dell'inizio del derby di Milano, è stato protagonista di un'iniziativa benefica. Aveva infatti piantato simbolicamente un albero – insieme all'altro capitano dell'epoca, Juan Jesus. Ma le immagini che lo ritraevano con una pala in mano, si erano moltiplicate sui social in pochi istanti, con parodie e post sarcastici (epico fu il "possesso pala" del centrocampista) facendone diventare virale i meme che lo immortalavano nelle vesti di ‘giardiniere'.
Le proteste di Mancini e quel cartellino rosso al 50′, dopo soli 5 minuti dall'inizio del secondo tempo restano forse la fotografia della resa totale nerazzurra: sul punteggio di 1-0 per il Milan grazie al gol di Alex, l'attuale ct azzurro si imbufalisce nella propria area tecnica rimediando la sanzione più pesante da parte di Damato che lo caccia dal campo.
A quel punto, la squadra perderà la bussola o ciò che ne resta lasciando spazio al raddoppio di Bacca e al sigillo finale di Niang. Non certo fulmini di guerra, giocatori che non hanno segnato un'epoca, anzi. Ma che per 90 minuti hanno esaltato i cuori rossoneri e fatto sprofondare quelli nerazzurri in un San Siro colorato dai milanisti che giocavano in casa la partita. Un derby che è passato alla storia per essere stato il primo di Gigio Donnarumma, gettato nella mischia dalla lungimiranza di Mihajlovic.
Da tempo considerato un bimbo prodigio, nel derby scese in campo al posto di Diego Lopez e da quel momento non si tolse più la maglia da titolare, conquistandosi di diritto prima il numero 1 nel Milan e poi quello della Nazionale maggiore.
Di quell'Inter, 4 sopravvissuti 4 anni più tardi
Di quelle due squadre non è rimasto gran che. Erano i tempi in cui la Milano rossonerazzurra in campionato si giocava le posizioni di rincalzo, sfidandosi in derby che valevano prestigio cittadino più che qualcosa di reale valore in palio. Tra i nerazzurri di Mancini, oggi ci sono ancora Samir Handanovic, Brozovic, Perisic e D'Ambrosio (che non scese in campo). Tutti gli altri sono ricordi più che sbiaditi: Medel e Palacio sono ancora da Mihajlovic ma a Bologna, Santon è a Roma insieme a Juan Jesus, In tanti si sono persi nel giro di tre-quattro anni: Ljaijc è finito al Beşiktaş, Eder milita in Cina, insieme a Miranda, nello Jiangsu Suning (satellite della proprietà nerazzurra), Murillo è nel Celta Vigo, Jovetic gioca nel Monaco, in Ligue 1.
Poi, alcuni veri e propri carneadi, come Alex Telles, brasiliano in prestito dal Galatasaray per 1.3 milioni e durato l'arco di una stagione per poi andare al Porto e quindi al Manchester United. Doveva essere la grande scommessa di Mancini – che lo aveva già avuto in Turchia – ma si rivelò un mezzo bidone con 21 presenze all'attivo, zero gol e una espulsione. In quella rosa c'era anche Geoffrey Kondogbia, il centrocampista francese da tutti indicato come il novello Pogba e che l'Inter strappò proprio al Milan nell'estate precedente per 40 milioni per poi relegarlo in panchina nelle due annate successive. E anche in quel derby che visse da bordo campo. Come Rey Manaj, altro prodigio fallito: nazionale albanese, attaccante dalle grandi aspettative, cresciuto calcisticamente in Italia tra Cremona e Piacenza, allora 19enne. In nerazzurro non esploderà: 4 presenze in prima squadra, mancando il salto di maturità (mentre vincerà uno scudetto con la Primavera).
Il Milan ‘proletario' di Mihajlovic
E in quel Milan dilagante per una notte? Sinisa Mihajlovic, al pari di Mancini, aveva una rosa più che modesta dalla quale riuscì a spremere ogni energia e capacità strappando qualche prestazione positiva. Ma alla fine, mancavano sia i leader che le stelle. Basti guardare il tabellino marcatori, con Alex che chiuse la propria carriera in rossonero alla fine di quella stagione; Carlos Bacca che portava su di sè il principale peso dell'attacco milanista dove si contava anche il francese Menez che, dopo la prima parentesi italiana con la Roma, vivrà la sua seconda chance in rossonero tra alti e bassi.
E soprattutto un reparto che annoverava due talenti e teste calde come pochi: Niang e Balotelli, una coppia esplosiva più fuori che dentro il terreno di gioco. Il francese di origini senegalesi era al suo terzo rientro in rossonero, club che lo aveva acquistato giovanissimo nel 2012 dal Caen. Una serie di tentativi per farlo crescere, tutti conclusi con un nulla di fatto: in quella che fu la sua più duratura esperienza a Milano (2015/17) Niang sarà ricordato più per l'incidente stradale a un mese esatto dopo la vittoria nel derby che per le sue prestazioni in campo. E se per Niang era la 3a vita in rossonero, per Mario Balotelli si trattava della 2a chance dopo la prima tra il 2013 e il 2014. anche per (Super) Mario finirà a tarallucci e vino: 20 presenze, un solo misero gol. Il tutto prima di essere rispedito definitivamente al Liverpool.
Di quel Milan sono rimasti oggi solo Donnarumma, Romagnoli e un giovanissimo Calabria, il resto è storia o, meglio, ricordo. Da Montolivo a Bonaventura, da Abate ad Antonelli passando da Bertolacci, Kucka, Simic, Josè Mauri e Poli. Tutti giocatori che, se non ritirati dalle scene del calcio, oggi militano in seconda fascia
Milan-Inter 3-0 (31 gennaio 2016)
MARCATORI: Alex al 35′ p.t.; Bacca al 28′, Niang al 31′ s.t.
MILAN (4-4-2): Donnarumma; Abate, Alex, Romagnoli, Antonelli; Honda (dal 44′ s.t. Boateng), Kucka, Montolivo, Bonaventura; Niang (dal 34′ s.t. Balotelli), Bacca (dal 40′ s.t. Bertolacci). (Abbiati, Livieri, De Sciglio, Calabria, Simic, Zapata, José Mauri, Poli, Menez). All. Mihajlovic.
INTER (4-2-3-1): Handanovic; Santon, Miranda, Murillo, Juan Jesus; Medel, Brozovic; Perisic (dal 33′ s.t. Felipe Melo), Eder, Ljajic (dal 42′ s.t. Alex Telles); Jovetic (dal 19′ s.t. Icardi). (Carrizo, Berni, Nagatomo, D'Ambrosio, Gnoukouri, Kondogbia, Palacio, Manaj). All. Mancini.