L’ultimo ballo di Joachim Löw, l’allenatore che ha portato la Germania nel futuro
Con l’addio alla Germania di Joachim Löw cambierà tutto per la Nazionale tedesca, ma in fondo non cambierà quasi niente. Joachim Löw è stato avvicinato a Jürgen Klinsmann come vice allenatore per portare ai Mondiali casalinghi del 2006 una squadra molto moderna per sopperire a una mancanza di talento davvero clamorosa per la storia calcistica della Germania. Klinsmann era la faccia della Nazionale, l’uomo nuovo grazie al quale giocarsi tutte le proprie carte a quei Mondiali, Löw invece era la mente, colui che da quella basa tecnica media, per non dire mediocre, doveva tirare fuori una squadra da semifinale mondiale. Ci sono riusciti e, anche se la sconfitta casalinga non può che bruciare, il Mondiale del 2006 in fondo è un altro successo dell’organizzazione tedesca.
A fine Mondiali Klinsmann si dimette e la panchina va a questo suo assistente, completamente sconosciuto per il pubblico non tedesco. E da quel momento inizia un’altra storia. Agli Europei del 2008 la Germania non solo arriva con un buon gruppo di giovani potenzialmente molto più forti dei calciatori della generazione precedente, ma è bravo Löw a dargli subito grosse responsabilità, eleggendoli riferimenti per la sua squadra. I vari Bastian Schweinsteiger, Mario Gómez, Philipp Lahm, Per Mertesacker e Lukas Podolski formano l’ossatura della Germania, una squadra nuovamente dinamica, piena di energie e nuove idee, la squadra di una generazione nuova appunto che (invece questo non cambia mai) arriva in finale e viene battuta solo dalla Spagna per un gol di Torres.
La Spagna che finalmente vince? Come mai sono riusciti a farcela? Löw si trova in un momento di trasformazione del calcio che lui, da allenatore giovane, riesce a comprendere, studia nei minimi dettagli e cala nella realtà del calcio tedesco. Dopo che gli Europei del 2008 sono finiti, passano poche settimane ed esordisce sulla panchina del Barcellona un certo Josep Guardiola. Quello che è stato il Barcellona in quegli anni lo conosciamo benissimo e Löw guarda a quell’esperienza per rilanciare ancora una volta la sua Nazionale.
Ai Mondiali del Sud Africa infatti convoca e fa giocare giocatori modernissimi non solo per il ruolo e i compiti che devono svolgere in campo, ma anche per le loro funzioni principali, davvero rivoluzionarie per il calcio di soli cinque anni fa. Il portiere Manuel Neuer è un predestinato, ma sa muovere la palla coi piedi come un centrale di difesa, la mezzala Sami Khedira riesce a pressare per 90 minuti e in più essere pericoloso in zona gol, Mesut Özil è una mezzapunta del tutto nuova, che guarda a Iniesta e la sua competenza nel cucire il gioco offensivo, per non parlare di Thomas Müller, un calciatore di 20 anni inconcepibile per le squadre avversarie sia da un punto di vista tecnico che tattico. Con questo nuovo assetto sia nei giocatori che nelle idee, Löw arriva in semifinale, dove incontra di nuovo la squadra del Paese dove la modernità è arrivata per prima, la Spagna.
Dopo Euro 2012 giocati con un po’ di calciatori stanchi e fuori forma, la Germania arriva in Brasile ai Mondiali del 2014 con nuove consapevolezze. Quel Guardiola che aveva cambiato il calcio si era spostato in Germania, ad allenare il Bayern Monaco, la squadra principale di Germania dove tanti dei calciatori della Nazionale giocano. Löw e un gruppo molto nutrito di allenatori giovani (come mai la wave contemporanea di allenatori tedesca?) comprendono meglio il calcio di Guardiola, con i giocatori che vi sono allenati quotidianamente. La crescita della squadra sotto tutti i punti di vista e la competenza ormai acquisita del calcio guardiolano fanno della Germania una macchina inarrestabile che dà 7 gol al Brasile in semifinale e vince i Mondiali dopo 24 anni.
Dopo i Mondiali vinti la generazione su cui si era ristrutturata la Germania perde il passo, alcuni lasciano Nazionale e calcio mentre non si trovano grandi giovani di talento. Agli Europei 2016 la forza della Germania si vede ancora, tanto che arriva alle semifinali, mentre a Russia 2018 crolla tutto, con una Nazionale spenta che esce nel girone iniziale.
Si arriva all’oggi e all’ultimo torneo di Löw. Se magari non ha più le idee sempre più all’avanguardia di tutti gli allenatori in circolazione, il tecnico tedesco ha voluto però lasciare una dote. Ha richiamato, ottenendo il loro assenso, due campioni modernissimi nell’impostazione dei rispettivi ruoli e vi ha associato nelle convocazioni i campioni della Germania del futuro. I vari Sané, Gnabry, Havertz, Musiala devono giocare e allo stesso tempo imparare dai Müller, Hummels e Kroos per portare la loro legacy nel futuro e dare subito nuova linfa alla Germania che verrà. D’altronde anche il timone passerà da Joachim Löw a un allenatore che è stato suo assistente per 8 anni, Hans-Dieter Flick, che prenderà la squadra dalle sue mani e la rimodellerà guardando ancora una volta verso l’orizzonte.