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L’ultima frontiera del calcio: il timore che i club mentano sui risultati dei tamponi

Senza regole certe può accadere di tutto. Ecco perché le eccezioni sollevate dai club, rispetto al protocollo molto severo del Governo sulla gestione di ritiri e sulla comunicazione dei casi di positività all’interno delle squadre, fanno discutere in Italia come all’estero. C’è un aspetto in particolare che non convince: la centralizzazione dei test presso un laboratorio esterno unico per tutte le squadre, in alternativa ogni club potrebbe auto-refertare i propri tamponi, con evidenti conseguenze in termini di affidabilità dei dati.
A cura di Maurizio De Santis
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Immaginate che abbiate un po' la casa in disordine e la necessità di mettere tutto a posto perché attendete ospiti da un momento all'altro ma non c'è stato abbastanza tempo per rimediare prima. Cosa fate? Sistemate tutto alla meglio e poi sfoderate un sorriso smagliante appena squilla il campanello. Adesso trasponete la situazione al mondo del calcio e alla difficoltà di trovare una soluzione alla gestione degli eventuali casi di positività al Covid-19 di un calciatore (particolare che può far saltare il banco e impedire la ripresa del campionato di Serie A) e vi rendete conto che l'intera vicenda è quasi come prendere gli abiti e lanciarli nell'armadio, alla rinfusa in qualunque altro posto che non si veda (dando l'idea che sia tutto in ordine).

Se un certo numero di indizi fanno una prova, una serie di "strane coincidenze" tra Inghilterra e Italia alimentano il sospetto che, una volta ottenute concessioni rispetto al protocollo molto rigido inizialmente proposto dal Governo, il mondo del calcio escogiti un escamotage vecchio (nascondere la polvere sotto il tappeto) ma molto efficace affinché lo spettacolo continui oppure venga stoppato di nuovo a seconda della convenienza di parte. L'impatto devastante sui conti dei club provocato dalla crisi economica scatenata dalla pandemia va tamponato in qualche modo. Serve ripartire e, più ancora, serve non fermarsi. Ammesso che sia questa la volontà comune e non ci sia il tentativo di manipolare la "gestione dei positivi". Ne ha parlato il direttore sportivo del Sassuolo, Giovanni Carnevali, al Corriere dello Sport riflettendo sul concetto di trasparenza.

Il problema che qualcuno possa nascondere un caso di positività – ha ammesso il dirigente degli emiliani – e lo faccia passare per infortunio potrebbe esserci. Verrebbe fatto per non fermare il campionato così come qualcun altro potrebbe avere interesse a farlo uscire affinché la stagione di fermi.

Stesso (retro)pensiero anche dall'altra parte della Manica. È il Times a sollevare la questione, successivamente ripresa da altri tabloid come il Daily Mail. I giornali inglesi si spingono oltre ipotizzando che, dinanzi a una torta d'interessi così ricca, la tentazione di mettere da parte paure e rischi sia molto più forte delle precauzioni e del timore di sanzioni per le infrazioni alla norme di contenimento dei contagi. La Premier è ferma a metà marzo, la ripresa degli allenamenti rappresenta un primo passo verso quel ritorno alla normalità che potrebbe coincidere con il nuovo fischio d'inizio.

Una tappa fondamentale del percorso è rappresentata dai test diagnostici per verificare le condizioni di salute dei singoli atleti: i giocatori e lo staff tecnico saranno testati due volte alla settimana e i dati inviati presso la società di biotecnologie Prenetics, di Hong Kong. Cosa accadrà se un calciatore sarà trovato positivo? L'identità del soggetto interessato resterà segreta, i risultati inviati solo al club di appartenenza e alla stessa Premier League verranno fornite dai club solo informazioni sul numero di test positivi.

Dietro il paravento della privacy – fa sapere il Times – potrebbe nascondersi dell'altro. Ed è quanto emerso anche in Germania dove, prima ancora della ripresa della Bundesliga, fece storcere il naso a molti la "raccomandazione" da parte della Federazione fatta alle società di non diffondere notizie sui casi di positività ma di lasciare che a farlo fosse la Lega calcio tedesca.

Altro aspetto della vicenda che fa discutere in Italia: la somministrazione dei tamponi e dei test rapidi. La reperibilità degli strumenti è una delle criticità elencate nel documento dei medici sportivi, le deduzioni conseguenti portano a una conclusione per certi aspetti controversa. Vediamo quale e come ci si arriva.

  • La reperibilità di tale strumentazione risulta estremamente complicata – si legge tra le eccezioni e le correzioni al protocollo del Comitato tecnico/scientifico –  oltre che, in alcuni casi, estremamente dispendiosa.
  • I test rapidi, secondo la Circolare 3 Aprile 2020 del Ministero della Salute, possono essere eseguiti solo con aziende specificamente elencate e presso i laboratori di riferimento regionali e laboratori aggiuntivi individuati dalle regioni secondo le modalità concordate con il Laboratorio di Riferimento Nazionale dell'Istituto Superiore di Sanità.
  • Tale intoppo potrebbe essere superato qualora il servizio venisse centralizzato presso un laboratorio esterno unico per tutte le squadre.
  • In caso contrario – ed è questo il passaggio che solleva dubbi – ogni squadra potrebbe auto-refertare i propri tamponi, con inevitabili conseguenze in termini di affidabilità e attendibilità dei dati.

Affidabilità dei dati, ovvero la tentazione fortissima da parte di alcune società di mentire per necessità e cause di forza maggiore sui risultati. Manipolazione dei dati, a seconda della convenienza di parte e come arma di (possibile) ricatto. Ecco perché senza regole certe può succedere di tutto. Ecco perché questo clima di confusione non serve a nessuno e rende tutto ancora più difficile.

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