L’ultima Champions vinta dalla Juventus: il marchio di Del Piero e Lippi
La relazione fra la Juventus e la Coppa più importante di tutte, la Coppa dei Campioni prima e la Champions League oggi è sempre stata burrascosa, piena di momenti indimenticabili, altri a dir poco tragici e angosciosi e purtroppo per i tifosi bianconeri spesso tutto si è fermato un attimo prima che potessero tirare fuori tutta la loro gioia.
Il primo approccio con la Coppa dei Campioni è spaventoso, per i bianconeri intendo. Al primo turno della Coppa 1958-59 una Juve che pensava molto di più al campionato che a questa Coppa nata da pochi anni vince 3-1 al Comunale con tripletta di Sivori, ma poi perde 7-0 contro il Wiener SK, in cui Josef Hamerl fa 4 gol. La società decide che da quel momento in poi anche la coppa europea doveva essere onorata e l’occasione torna nel 1960-61. Altra sconfitta al primo turno però, questa volta contro il CSKA Sofia, nonostante un ottimo Sivori nella gara di andata a Torino. Nel 1961-62 si fa sul serio e la Juve arriva ai quarti contro il grande Real Madrid. Di Stefano da la vittoria merengue a Torino, Sivori quella al Bernabeu, ma la bella è appannaggio dei blancos, vincitori per 3-1 a Parigi.
“Stravedevo per la cattiveria e la scaltrezza di Sivori: non si faceva mai picchiare da nessuno. Anzi, al massimo succedeva il contrario” – Marcello Lippi
Negli anni ’70 la Juve si rigenera dopo alcuni anni bui e nel 1973 arriva in finale contro l’Ajax di Cruijff, Rep, Resenbrink e tutto il resto. Loro sono alla loro terza finale consecutiva e butteranno la Coppa, dopo averla vinto per una colpo di testa Rep nei primi minuti, nel cesto dei panni sporchi. Passano dieci anni e questa volta è la Juve la grande squadra favorita per la vittoria finale. Si gioca ad Atene contro l’Amburgo e fra i bianconeri scendono in campo sei campioni del mondo, uno in pectore perché infortunatosi prima di Spagna 1982, Roberto Bettega, Michel Platini e Zbigniew Boniek. Una squadra fenomenale che però perde ancora una volta per un colpo nei primi minuti di Felix Magath.
Dopo aver vinto la Coppa UEFA e la Coppa delle Coppe, la Juve vuole a tutti i costi la Coppa dei Campioni e ci riprova nel 1984-85. Arriva in finale, ma è il 29 maggio 1985, il giorno dell’Heysel. La Juve vince ma mai Coppa sarà meno festeggiata e ricordata da tutti come quella.
“Ho un ricordo angoscioso. Noi non volevamo giocare. Fummo costretti, per ragioni di ordine pubblico. Noi sapevamo che ci avrebbero dato addosso comunque: se avessimo giocato sul serio, se non lo avessimo fatto, se avessimo esultato per un gol e se non lo avessimo fatto. Noi sapevamo che c'erano dei morti ma non la proporzione. [Quando] scoprìi che i morti erano stati trentanove […] fui distrutto” – Zbigniew Boniek
Passano ancora una volta dieci anni ed è cambiato tutto. La Juve non è più la stessa, anche se gli Agnelli ne sono sempre a comando. Ma soprattutto la Coppa dei Campioni non è più la stessa, perché è diventata Champions League e c’è subito una fase a gironi in cui si qualificano le prime due. La Juve gioca contro Borussia Dortmund, Steaua Bucarest e Rangers Glasgow. La partita più difficile è la prima, al Westfalenstadion di Dortmund. I bianconeri vincono 3-1, dominano in tutte le fasi di gioco e soprattutto scoprono definitivamente il loro nuovo astro, Alessandro Del Piero. Per fare il secondo gol si muove dolcemente sulla parte sinistra prima di entrare in area di rigore e tira con una morbidezza celestiale verso il palo più lontano. Nasce in quel momento il “gol alla Del Piero” che Alex ripeterà la partita successiva contro lo Steaua Bucarest.
“Alessandro Del Piero non lo scambierei con nessuno, nemmeno con Ronaldo: partita dopo partita, in questi quattro anni, Del Piero mi ha confermato di essere un fuoriclasse straordinario, di quelli che segnano le epoche, e che vengono nominati tutti nello stesso fiato: Pelè, Crujiff, Maradona, Platini, Del Piero. I gol che ha fatto, la capacità di esserci nelle partite importanti, la crescita fisica e il miglioramento tecnico che ha mostrato sì, perché si può sempre migliorare, ma i fuoriclasse lo sanno, e i campioni no: tutto questo riguarda solo i geni del calcio, ne sono sicuro” – Sandro Veronesi
La Juve letteralmente corre nel girone e ai quarti incontra il Real Madrid, la sua vecchia bestia nera. A Madrid soffre e perde per un gol di Raúl González. Al ritorno ancora Alessandro Del Piero e Michele Padovano capovolgono la situazione. In semifinale quasi passeggia contro il Nantes, 2-0 in casa e 3-2 fuori e arriva in finale, da giocarsi all’Olimpico di Roma contro l’Ajax.
L’Ajax in quel momento è la migliore squadra del mondo. Ha battuto l’anno precedente la vecchia dinastia dominante in Europa, il Milan di Capello in finale e in squadra ci sono Edgar Davids, i fratelli de Boer, George Finidi, Patrick Kluivert e Jari Litmanen. Anche se gioca in Italia la Juve non è la favorita, perché quell’Ajax allenato da Louis van Gaal vuole ripetersi e ha la freschezza e l’esperienza per farlo.
“[Alla domanda: Chi tiferà questa sera tra Juventus e Ajax?] "Purtroppo ho una nonna di Amsterdam" – Peppino Prisco
La Juve parte forte e va in gol con Ravanelli già al 13’. L’Ajax però è davvero una squadra conscia delle sue potenzialità, già scafata nonostante la giovanissima età di quasi tutti i calciatori in rosa. Inizia a giocare al suo ritmo e a muovere velocemente il pallone, arrivando al pareggio con Jari Litmanen al 41’. Nel secondo tempo la Juve ha paura e spinge meno, l’Ajax dal canto suo non vuole scoprirsi e una grande occasione capitata a Vialli fa impallidire anche van Gaal. Gli ajacidi vogliono gestire la partita sotto rimo e poi trovare il momento buono per colpire con le loro tante frecce. Questo momento non arriva e si va ai calci di rigore.
Edgar Davids sbaglia subito, mentre le scelte juventine sono particolari, Ferrara, Pessotto, Padovano e Jugovic, ma pagano. La Juve riesce a conquistare la sua seconda Coppa dei Campioni/Champions League, l’unica vera Coppa che si potrà gustare con gioia da quel momento in avanti.