Luis Suarez è morto a 88 anni: il campione spagnolo della Grande Inter ha segnato un’epoca
Luis Suarez è morto a 88 anni, compiuti lo scorso 2 maggio: il campione spagnolo, Pallone d'Oro nel 1960, ha segnato un'epoca nel calcio italiano e mondiale, vincendo due Coppe dei Campioni con la Grande Inter di Angelo Moratti e Helenio Herrera e gli Europei con la nazionale spagnola. ‘Luisito', come tutti lo chiamavano, è stato un centrocampista sublime, affermatosi al Barcellona sotto la guida dello stesso Herrera (due campionati vinti in Spagna), prima di seguire il tecnico – che lo aveva espressamente richiesto – quando nel 1961 si trasferì all'Inter, un anno dopo Helenio.
In nerazzurro fece parte di una squadra leggendaria, che dettò legge in Italia e nel mondo, vincendo tutto quello che c'era da vincere: tre Scudetti, due Coppe dei Campioni e altrettante Coppe Intercontinentali. Il regista spagnolo diventò subito il fulcro di quell'Inter, la cui formazione ancora oggi si snocciola a memoria: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Domenghini, Suarez, Corso. Il club nerazzurro ha salutato uno dei suoi giocatori più mitici dedicandogli due post su Twitter, con una frase che dice tutto: "Se non sapete cosa fare, date la palla a Suarez".
Nell'Inter Suarez giocò per 9 stagioni, con un bilancio complessivo di 333 partite e 55 gol segnati. Nel 1970 si trasferì alla Sampdoria, dove concluse la sua carriera di calciatore tre anni dopo, a 38 anni. Una volta appesi gli scarpini al chiodo, Luisito restò nel nostro Paese, eleggendo l'Italia come sua patria adottiva.
Prima allenatore (sulla panchina della stessa Inter e anche della Spagna), poi opinionista televisivo, Suarez ha dimostrato di possedere in ogni cosa che ha fatto in vita quella stessa scintilla di intelligenza pura che sprigionava in campo, unitamente a un'ironia rara in un mondo di soloni calcistici che si prende spesso troppo sul serio. Luisito è stato un grandissimo, mai come stavolta non c'è alcuna esagerazione in queste parole.