“Lui aveva capito tutto, mi abbracciava e piangeva”: il ricordo della moglie di Paolo Rossi
Il prossimo 9 dicembre sarà passato un anno dalla morte di Paolo Rossi, scomparso a 64 anni per un tumore ai polmoni che lo aveva colpito qualche mese prima. Giocatore amatissimo, icona trasversale che andava al di là del tifo di bandiera, il Pablito nazionale che ci ha fatto sognare ai Mondiali dell'82 resterà immortale nella storia del calcio. Il Pallone d'Oro di quell'anno è stato il culmine di una carriera che lo ha visto celebrato in tutto il mondo ed il cui ricordo è tenuto vivo dalla moglie Federica Cappelletti, che ha appena dato alle stampe un libro, "Per sempre noi due", che uscirà il 30 novembre.
Ospite negli studi di Verissimo su Canale 5, Federica racconta come ha avuto inizio l'incubo che poi avrebbe portato alla fine dell'ex attaccante di Vicenza, Juventus e Milan: "È cominciato tutto nel marzo del 2020, dopo che siamo tornati da un viaggio alle Maldive. Ho notato che Paolo era dimagrito molto. Siamo andati a fare degli esami che ci hanno dato purtroppo il verdetto che non avremmo mai voluto sentire. Ma non abbiamo mai perso la speranza, abbiamo combattuto fino a un mese dalla morte per cercare di vincere il nostro mondiale".
Se da un lato la malattia del giocatore toscano ha rinsaldato ancora di più il rapporto già fortissimo tra Paolo Rossi e la moglie, a un certo punto è arrivato il momento – straziante – in cui Federica ha deciso di non dire tutto al marito circa il destino che lo attendeva: "Abbiamo scoperto una nuova intimità. Durante il lockdown eravamo sempre e soltanto noi due e lui si è affidato completamente a me. È stato faticoso, ma è stato bello poter vivere il nostro amore anche durante quel periodo. Lui aveva capito tutto, ma a un certo punto ho iniziato a raccontargli mezze verità, perché volevo vederlo sereno e positivo. Paolo non parlava molto ma ogni tanto mi abbracciava e piangeva".
L'ultimo saluto alle due figlie, Maria Vittoria di 11 anni e Sofia Elena di 9, è qualcosa difficile anche solo da sentire raccontare: "Nell’istante in cui il medico mi ha confermato che non c'era più niente da fare, ho voluto portarle a salutarlo. Paolo quando le ha viste si è illuminato e tutti e tre hanno capito che quella era l'ultima volta che si vedevano. Le bambine sono delle guerriere, sono molto orgogliosa di loro. Lui è sempre dentro di me – dice oggi Federica – Sono ancora arrabbiata con Dio, ma il Papa mi ha detto che è giusto così perché anche la sofferenza è una forma di preghiera. Mi conforta il fatto che Paolo sia stato felice e amato fino all'ultimo. Non si è mai sentito solo".