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Luciano Spalletti tra Roma e Inter: nemici, risultati e anni turbolenti

Roma-Inter è il big match della 17sima giornata di Serie A. Luciano Spalletti è stato il tecnico sia dei nerazzurri sia dei giallorossi (in 2 momenti diversi): la sua carriera è stata sempre caratterizzata dai risultati del campo che hanno messo a tacere il brusio delle critiche. I casi Icardi e l’ultimo Totti hanno scandito le più recenti esperienze.
A cura di Maurizio De Santis
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Maggio 2019. L'Inter ha battuto l'Empoli all'ultima giornata (2-1), chiuso al quarto posto in campionato e conquistato la qualificazione alla fase a gironi di Champions League. Un gol del ‘ninja' Nainggolan ha rimesso le cose a posto (e i soldi della partecipazione al trofeo in cassa) e lasciato alle spalle una stagione durissima. Luciano Spalletti è reduce da un anno difficile sotto il profilo della gestione del gruppo: la vicenda Icardi e il rapporto controverso all'interno dello spogliatoio (anche a causa delle dichiarazioni in tv della moglie/agente, Wanda Nara, su contratto e prestazioni dei singoli) hanno trasformato la squadra in un vulcano che gorgoglia lava.

La situazione esplode pubblicamente quanto l'argentino viene privato della fascia di capitano e reagisce malissimo, al punto da ammutinarsi e non presentarsi per la trasferta di Coppa con l'Austria Vienna. Sull'uscio c'è già la figura di Antonio Conte, che arriverà a Milano grazie ai buoni uffici del neo ad Marotta. Negli ultimi minuti della conferenza stampa Spalletti toglie un po' di sassolini dalle scarpe e lascia in epigrafe una frase che la dice lunga sul proprio percorso professionale sulle panchine nerazzurra e della Roma. I risultati del campo sono l'unica cosa che conta per davvero al netto degli obiettivi prefissati.

Questo confronto mi piace – dice Spalletti replicando ai giornalisti -. Ci sto bene dentro. Sono mesi che scrivete sempre le stesse cose (licenziamento per far posto al neo allenatore, ndr) però la mia storia è nei dati, all'Inter come alla Roma. Andate a vedere dove ho preso la Roma e dove l'ho portata. Andate a vedere dov'era l'Inter prima che arrivassi e dove l'ho portata. E nel frattempo vedete dov'è la Roma…

Il resto è folklore, fa parte del gioco e non lo ha mai spaventato. Nemmeno fare muso a muso coi tifosi che nel ritiro di Brunico avevano preso di mira Ranocchia. Seccato da quel brusio continuo e dal vociare che faceva da sottofondo si rivolse così ai contestatori: "Se dovete fare così, è meglio che vi levate dai c…". Mai avuti peli sulla lingua, quello sullo stomaco mai gli è mancato.

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Settima e fuori dalle Coppe, questa era la situazione dell'Inter prima che Spalletti accettasse l'incarico di allenatore dopo la seconda esperienza nella Capitale. Per due anni consecutivi si piazza al quarto posto con una media punti simile (1.89 – 1.82) e porta in dote i milioni della Champions anche se non sarà lui a beneficiarne. Si confronta con avversari molto forti, i bianconeri sono imprendibili (95 punti) e il Napoli di Maurizio Sarri è una macchina da guerra perfetta per tentare l'assalto allo scudetto (91 punti).

Non l'hanno capito neanche qui a Milano… con questa Juve, che c'ha due squadre, non si vince una fava! – sbottò con molto realismo -. In società non vogliono spendere e l'ambiente è a un passo dalla follia, tipo Roma: sempre sul filo dell'equilibrio. A volte è un ambiente depresso.

A Milano gli fanno meno male… "mi vengono meno addosso", dirà nel corso della sua avventura in nerazzurro per spiegare qual è il terreno sul quale insiste. A Roma vive il punto più alto e forse il più turbolento della carriera a causa del rapporto con Francesco Totti e i seguaci del ‘capitano' che lui considerava cosa diversa rispetto ai tifosi giallorossi.

Mi hanno fischiato perché pensano che sia io il motivo per cui Francesco ha smesso – spiegò così l'accoglienza ricevuta da allenatore dell'Inter – ma io quest’anno non c’ero e lui poteva continuare. I Tottiani mi hanno riservato molti fischi, i tifosi della Roma mi hanno mandato messaggi importanti, complimenti a loro.

Nella Capitale Spalletti vive una fase 1 e una fase 2, in entrambe – ancora una volta – alle chiacchiere risponde con la forza e l'evidenza dei risultati -. Procediamo a ritroso, partiamo dalla seconda che coincide anche con il ritiro dal calcio giocato di Totti, una scelta ‘caldeggiata' dalla società americana di Pallotta che guarda al futuro della squadra e non lo immagina con la presenza del ‘dieci' che ritiene ingombrante all'interno del gruppo.

Con Francesco penso di avere avuto un buon rapporto. Sono successe delle cose che hanno determinato i miei comportamenti, ma sempre mettendo davanti il bene della squadra. E devo trovare ciò che mi fa avere risultati e una classifica importante.

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Nella stagione precedente (2014/2015) la Roma aveva concluso il campionato al secondo posto. Con Spalletti arriverà terza (2015/2016, a -11 dalla Juve e a -2 dal Napoli) e poi seconda (2016/2017, -4 dalla Juve e a +1 sul Napoli). La media punti è alta: 2.42 il primo anno, 2.29 il secondo. Deve arrendersi allo strapotere dei bianconeri ma compete per lo scudetto grazie a una formazione che vanta calciatori di livello.

Salah, Nainggolan, Strootman… Non è facile trovare tutti quei campioni insieme, oltre che Manolas, Rudiger e poi Dzeko in attacco. Con lui in avanti puoi giocare qualsiasi tipo di calcio. Sa attaccare la porta, fare gol e il regista, tenere palla e andare in profondità. È veramente completo.

I fischi (impietosi) dell'Olimpico scandiranno i titoli di coda nel giorno dell'addio al calcio di Totti. Quando le telecamere lo inquadrano mentre il capitano saluta il suo pubblico, nello stadio gremito tutto per lui, si scatena una bordata di buuu e versacci.

Totti non correva più e gli altri giocatori si deprimevano se lo facevo giocare – ha raccontato l'ex tecnico della ‘magica' a distanza di tempo -. E Pallotta mi aveva fatto chiaramente capire che avrebbe venduto i pezzi migliori.

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Spalletti va via e nel giro di un paio di anni la Roma scivola al sesto posto, lontana dall'Europa che conta. Saluta con un pizzico di amarezza ma – come accadrà anche nell'ultimo anno di Inter – lascia in cassaforte un bel po' di soldi, quelli della qualificazione in Champions. Si chiude un ciclo iniziato nel 2005 con una squadra che prese ottava in classifica (il piazzamento ottenuto nel 2004/2005) e la rese "baciata dal sole di Roma" perché era fatta "di calciatori che si passavano la palla senza mai mettere in difficoltà il compagno". E in campo si vedeva.

Il tecnico di Certaldo ottenne 3 secondi posti (2005/2006, 2006/2007, 2007/2008) e arrivò vicino allo scudetto al terzo anno (media punti 2.16). Inventò Totti in posizione di ‘falso 9'. Aveva in difesa Mexes, Panucci e Chivu; un centrocampo di lotta e di governo con De Rossi, Perrotta, Taddei, un giovane Aquilani e Pizarro. Del cileno diceva: "È il calciatore che tiene continuamente la squadra connessa", esaltandone le qualità di mediano che calamita gioco e palloni. L'attacco si completava con Vucinic e Montella. "Lo zero era Totti, che non si faceva mai trovare dai difensori avversari. Andava ad occupare alla perfezione gli spazi offensivi e si metteva dove non era prendibile, poi Perrotta si inseriva".

In quel periodo, però, era l'Inter a dominare. E nella Capitale proprio non riuscivano a essere soddisfatti. "Ci sono tre, quattro persone che fanno il loro lavoro giocando contro, perché gli fa piacere tritare la Roma", sbuffò in una conferenza stampa. La carriera di Spalletti è sempre stata così, in equilibrio perenne sopra la follia.

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