Luciano Moggi: “Ho scoperto di essere intercettato sulle sim svizzere per colpa dell’Inter”

Luciano Moggi e la Juventus. La storia tra il dirigente sportivo di Monticiano e il club bianconero si interruppe bruscamente dopo lo scandalo Calciopoli del 2006 che mise in ginocchio la società retrocessa d'ufficio in Serie B. Per Moggi arrivò invece la condanna a cinque anni di inibizione con proposta di radiazione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della FIGC, poi resa effettiva dagli organi di giustizia sportiva. A livello penale il processo si è concluso con l'annullamento senza rinvio della condanna emessa per prescrizione del reato.
Moggi da dirigente vinse cinque Scudetti con la Juventus ma anche quattro Supercoppe italiane, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa Europea e una Coppa Intertoto. Nel ventiduesimo appuntamento con "OCW Talk", il podcast condotto da Pancio e Manfredi, Luciano Moggi è stato l'ospite della puntata. L'ex dirigente della Juve ha raccontato diversi dettagli sulle più famose trattative portate avanti raccontando soprattutto cosa accade con Stankovic: "Mi resi conto di essere intercettato quando fu l'Inter a prenderlo dalla Lazio…".

Cosa c'entra l'Inter con il mancato acquisto di Stankovic alla Juve
"C'è stato un momento in cui ho pensato di essere seguito ed è stato il momento in cui ho preso un giocatore slavo dalla Lazio: Dejan Stanković". Queste le parole di Moggi quando ha introdotto l'argomento. "Lo presi a febbraio quando ovviamente non si possono fare i contratti regolari, o meglio, si fa un contratto poi si deposita a giugno quando inizia il mercato. In quei mesi ho parlato con Stanković dicendogli che avremmo fatto grandi cose". Poi però qualcosa non va come dovrebbe contrariamente alle altre trattative di Moggi quasi sempre chiuse con successo.
"Improvvisamente sparisce Stanković e a giugno lo ritrovo all'Inter e lì la campanella mi suona". E inizia a parlare delle famose sim svizzere: "Avevano detto che erano segretissime e non intercettabili ma è una bugia perché non erano né segretissime né non intercettabili in quanto Auricchio, che era il maresciallo dei carabinieri della caserma di Roma, aveva incaricato il maresciallo Di Laroni di intercettare queste sim svizzere e quest'ultimo al processo disse sotto giuramento come testimone che queste sim non portavano traffico".
Le parole di Moggi sul "sistema sim" dell'Inter
Ma Moggi sottolinea: "Invece quello era il traffico che a loro non serviva perché era il traffico di commercializzazione del marchio della compravendita dei giocatori e dei biglietti omaggi – spiega -. Ma a loro questo non serviva e avevano bisogno di altro traffico per incolpare". Moggi poi parla anche della questione relativa al suo pedinamento in quegli anni:
"Più che pedinamento era l'intercettazione di quello che facevi. Queste cose qui da parte dell'Inter le hanno poi subite proprio quelli che difendevano l'Inter. Uno per esempio è stato Mancini, mandato via con questo sistema qui delle intercettazioni quando allenava i nerazzurri. Anche Vieri che ha fatto una causa perché praticamente c'era un qualcosa che non funzionava nella sostanza di questo tipo".