Luci e ombre dell’incredibile parabola del Manchester City, dalla 3ª divisione alla finale Champions
Il Manchester City da diverse stagioni domina in Premier League, già prima dell'arrivo di Guardiola aveva ripreso a vincere, ma le ultime annate sono state trionfali. Ora nel mirino c'è la Champions, l'unico trofeo che manca alla bacheca del club inglese che nella finale di Istanbul con l'Inter potrebbe anche realizzare uno storico e fantastico triplete. I successi degli ultimi anni rendono questi successi abituali e, a tratti, scontati. Ma guardando un po' indietro, e lo fanno di sicuro i ‘vecchi' tifosi del club, pare tutto clamorosamente incredibile. Perché nell'arco di venticinque anni il City è passato dalla terza serie inglese all'essere una delle squadre più forti e più potenti al mondo.
Il 30 maggio 1999 il Manchester City nel vecchio meraviglioso Wembley giocò una finale. I Citizens scesero in campo contro il Gillingham per lo spareggio promozione che aveva in palio un posto in Championship (la Serie B inglese). Il City vinse ai rigori e venne promosso. Era il 1999, l'anno del triplete del Manchester United. L'anno seguente ci fu la promozione in Premier League, seguita da una rapida retrocessione e da una successiva promozione. Risultati altalenanti di una squadra che pareva, anzi era, una nobile decaduta che in città aveva il peggior avversario possibile, lo United di Sir Alex faceva incetta di trofei.
Il City stabilmente resta in Premier e nel 2007 passa tra le mani di una proprietà tailandese. Lì qualcosa inizia a muoversi. Arrivano tanti nuovi calciatori ed Eriksson come allenatore. L'era tailandese dura appena un anno. Perché nel 2008 il controllo del club passa nelle mani dello sceicco Mansour, è il 9 settembre. Il City viene a costare 250 milioni di euro. Pian piano la squadra si costruisce e arrivano grandi investimenti. La strada verso il successo è comunque complicata. In panchina c'è prima Mark Hughes e poi Roberto Mancini che nel 2011 vince la FA Cup e soprattutto con un finale thrilling vince nel 2012 la Premier League, che il City non conquistava dal 1968.
Il City ha speso tanto, ma lo ha fatto sempre con intelligenza. Mansour quando arrivò disse: "Vogliamo costruire una struttura per il futuro, non solo una squadra di stelle". Perché il Manchester ha avuto una costruzione ordinata, che ha rasentato poi la perfezione quando è arrivato Pep Guardiola, ingaggiato nel 2016. Primo anno senza titoli, poi incetta di trofei: cinque Premier League su sei (dal 2018), due FA Cup, quattro Coppe di Lega e due Community Shield. All'appello manca sempre la Champions, sfiorata nel 2021, ma anche lo scorso anno quando il Manchester perse una beffarda semifinale con il Real Madrid.
Ogni rosa ha le sue spine. E esistono delle ombre anche nella lunga gestione Mansour. Perché in passato sono stati sollevati dubbi sulla regolarità dei bilanci del Manchester City, che lo scorso febbraio è stato accusato di aver commesso più di 100 violazioni. Un numero enorme. Violazioni alle regole della Premier League per un decennio dal 2008 al 2018.
L'accusa è di aver gonfiato la voce dei ricavi – mettendo nei bilanci i guadagni ricevuti dagli sponsor – e aver ridimensionato le voci relative alle spese legate al pagamento dei tesserati. Voci che erano già nate in realtà qualche anno fa quando ci furono delle grandi rivelazioni di Football Leaks, che parlavano di presunte manovre del club per aggirare il Fair Play Finanziario. Le indagini faranno il loro corso.
Ma intanto il Manchester City nell'arco di un quarto di secolo è passato dall'essere la seconda squadra di Manchester, che battagliava per tornare in Premier League, a essere una delle squadre più forti e più ricche al mondo che con Guardiola e Haaland proverà a vincere per la prima volta la Champions League.