Lucescu è un uomo prima che un allenatore: “Non lascio Kiev, non sono un codardo. Non posso farlo”
Stavolta è tutto così vicino a noi che il rumore della guerra arriva nitido, assieme agli orrori che la storia ci ha insegnato. Si pensava che nel 2022 non fosse possibile che l'Europa ricadesse in un conflitto di queste proporzioni ed invece l'attacco russo all'Ucraina ha riportato l'orologio indietro di anni, decine di anni. A 76 anni Mircea Lucescu ne ha viste tante, dentro e fuori dal campo, ma una cosa così, beh, neanche lui pensava fosse possibile.
Il tecnico rumeno della Dinamo Kiev è tornato lunedì scorso nella capitale ucraina assieme alla sua squadra, dal ritiro prestagionale ad Antalya, in Turchia, e adesso è in una situazione simile al nostro De Zerbi, bloccato nella capitale in attesa degli eventi. Di andarsene, di fuggire, non se ne parla, come l'ex allenatore di Brescia e Inter spiega al giornale turco Fanatik: "Non lascio Kiev. Non sono un codardo, non me ne sono andato nemmeno quando è iniziata la follia a Donetsk nel 2014".
Lucescu si trova nel centro sportivo della Dinamo Kiev, alla periferia della capitale, e tornare in Romania – anche volendo – sarebbe per lui estremamente difficile, visto che il cielo ucraino è stato interdetto ai voli civili e mettersi in viaggio in automobile sarebbe molto rischioso: le bombe cadono ovunque ed il presidente Zelensky ha istituito lo stato di emergenza e la legge marziale in tutto il Paese.
"Sto qua in attesa di vedere cosa succede – racconta Lucescu – I giocatori sono spaventati, è normale. Non avrei mai pensato che una cosa del genere fosse possibile. Eltsin ha lasciato le cose incompiute, così confuse, inspiegabili dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Ora dipende tutto dai russi, non dagli ucraini, che non stanno attaccando. Vediamo che effetto hanno queste sanzioni internazionali sui russi, se ce ne sono".
A precisa domanda, l'ex CT di Romania e Turchia, che ha segnato un'epoca sulla panchina dello Shakhtar Donetsk, ribadisce: "Come potrei andarmene? Lascia perdere, non posso farlo. Darei un esempio negativo a tutti. Speriamo che queste persone grandi e senza cervello si calmino…". Lucescu e De Zerbi peraltro non sono gli unici allenatori stranieri bloccati a Kiev in una situazione di grande incertezza e timore: anche Paulo Fonseca – attualmente senza panchina e sposato con una nota conduttrice televisiva ucraina – è impossibilitato a lasciare la capitale, come vorrebbe fare. Un caos che purtroppo sembra destinato a crescere ulteriormente nelle prossime ore.