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Arresti tra ultras di Milan e Inter

Lotito e il primo incontro con l’ultrà Piscitelli: “Io sono Diabolik”, “Buonasera, ispettore Ginko”

Claudio Lotito racconta il primo incontro col defunto capo ultras della Lazio Fabrizio Piscitelli: “Si presentò e mi disse ‘presidè, buonasera, io sono Diabolik’. Lo guardai e gli risposi ‘buonasera, ispettore Ginko’. Diabolik mi chiese se stavo scherzando. No, gli risposi”. Il presidente biancoceleste spiega le conseguenze della sua linea ferma con gli ultras: “Ancora oggi vivo sono scorta, ricevo minacce telefoniche, anche 7-8 al giorno”.
A cura di Paolo Fiorenza
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In questi giorni il rapporto – spesso fatto di pressioni, se non di contiguità – tra i club di calcio e gli ambienti più estremi del tifo è un argomento caldissimo, alla luce dell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Milano che ha portato all'arresto di 19 persone, figure apicali delle curve di Inter e Milan. L'abbondante materiale contenuto negli atti fa luce su contatti ‘pericolosi' tra ultras cui il tifo interessa molto poco – sono interessati solo al profitto in maniera illecita – e tesserati delle società (compaiono i nomi dei vari Inzaghi, Skriniar, Calabria, tutti non indagati ma a rischio sanzioni sportive). Una realtà con cui devono fare i conti parecchi club e che Claudio Lotito ha stoppato sul nascere quando 20 anni fa diventò il proprietario della Lazio. Con momenti anche difficili, come il primo incontro col defunto capo ultras Fabrizio Piscitelli, leader degli ‘Irriducibili' in Curva Nord ma anche trafficante di droga, ucciso nel 2019 con un colpo di pistola alla testa.

Fabrizio Piscitelli, capo degli Irriducibili conosciuto come Diabolik
Fabrizio Piscitelli, capo degli Irriducibili conosciuto come Diabolik

Piscitelli si presentò a Lotito col suo nome di battaglia, ‘Diabolik', ma Lotito gli rispose a tono, dicendo di essere ‘l'ispettore Ginko', senza indietreggiare un attimo rispetto alla fermezza delle sue idee nei rapporti da tenere (ben a distanza) con la tifoseria organizzata e i suoi affari talora poco limpidi. Il presidente della Lazio racconta al Messaggero cosa gli è costato tenere il punto con gli ultras in questi 20 anni: "Di tutto, sono scampato a bombe e ogni tentativo di intimidazione, ho dovuto rafforzare la mia sicurezza perché ho arginato il business delle curve".

L'incontro tra Lotito e Piscitelli: "Sono Diabolik", "Io Ginko"

"Mi ricordo ancora quando incontrai quattro tifosi della Lazio. È tutto agli atti degli inquirenti, li incontrai a piazza Cavour, davanti al cinema Adriano. Si presentarono quattro persone e uno di questi, pace alla sua anima, era Diabolik. Piscitelli si presentò e mi disse ‘presidè, buonasera, io sono Diabolik'. Lo guardai e gli risposi ‘buonasera, ispettore Ginko'. Diabolik mi chiese se stavo scherzando. No, gli risposi. E dissi ‘io sto dalla parte delle guardie'. Un presidente è custode del patrimonio storico e sportivo della società, che preserva e tramanda senza scendere a patti. Ho risposto dal 2004 a muso duro. Niente abbonamenti e biglietti gratis, basta con le trasferte pagate dalla Lazio", è il mantra lotitiano.

Claudio Lotito è presidente della Lazio dal 2004
Claudio Lotito è presidente della Lazio dal 2004

Da allora la situazione non è cambiata, Lotito a 67 anni è sempre un bersaglio: "Non voglio fare il bello, specialmente in questo momento, ma io sono stato il primo ad assumere una posizione molto chiara, ho fatto una scelta di campo: fra consenso e legalità ho scelto la legalità, con le conseguenze che ne sono derivate per la sicurezza personale e della mia famiglia. Ancora oggi vivo sono scorta, ricevo minacce telefoniche, anche 7-8 al giorno, cortei e cori contro, volantini con la mia tomba e le candele, ma tengo il punto e non mi piego. Io non mi sono mai spaventato. Avete visto che cosa sta succedendo? E sono convinto che uscirà dell'altro. Ci sono altre indagini in corso, non solo a Milano… Ancora oggi mi attaccano da tutte le parti, ma io combatto. Se scendi a compromessi, sei morto. Io ho indicato la strada 20 anni fa e il mio esempio può essere seguito. Basta con quelli che vogliono fare i tifosi per professione per guadagnare soldi, è arrivato il momento di non legittimare più i delinquenti".

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