Lotito accende già il derby Lazio-Roma: “Romanisti caciaroni, quando perdono poi spariscono”
Questa è la settimana del derby. E a Roma non è una settimana come tutte le altre. Sarri la prima frecciatina a Mourinho l'ha già mandata dopo il vittorioso match di Champions con il Feyenoord. Ora il carico da undici l'ha messo il presidente Lotito, che in una lunga intervista ha parlato delle sue attività, della sua storia alla Lazio e ha rifilato una stilettata non da poco alla Roma e ai suoi tifosi.
Ai microfoni della radio della Serie A, il presidentissimo biancoceleste ha confermato di avere più di uno smartphone: "Ho solo tre cellulari, sono legati alle varie attività: calcio, azienda e vita privata. I rompiscatole invece chiamano a tutte le ore del giorno e della notte", ma ha parlato soprattutto della sua lazialità e ha rivelato che l'acquisto del club gli venne proposto da Silvio Berlusconi: "Io sono sempre stato tifoso della Lazio, da quando avevo cinque anni. In quel periodo la Lazio non navigava in acque tranquille. Questo è stato un elemento trainante quando mi fu proposta questa sfida dal presidente Berlusconi, per il quale ho sempre provato affetto e stima".
Nel 2004 la Lazio era in cattive acque, Lotito entrò in società e in questi quasi vent'anni ha raggiunto diversi traguardi: "Berlusconi chiamò e mi disse che ero l'unico che poteva risolvere i problemi della Lazio. Nel 2004, il club aveva una fotografia contabile spaventosa. Aveva 550 milioni di debiti. Alla fine ho accettato questa sfida. Lui si è interessato alla Lazio per un problema di ordine pubblico, ci furono diverse situazioni pesanti. Innanzitutto per me sarebbe stato più facile prenderla dal fallimento, io mi sono caricato di tutti i debiti invece. Anche quello con l'Agenzia delle Entrate. Feci applicare una legge dello stato, che non fu ad hoc fatta per me, ma esisteva dal 2002 e non era mai stata applicata. A me hanno dato una dilazione. La possibilità di pagare il debito in 23 anni. Io ho sempre pagato 6 milioni l'anno circa. Adesso mancano solamente quattro anni".
Il patron della Lazio ha parlato anche di alcuni calciatore, precisamente delle sue stelle di ieri e di oggi: "Immobile dovrebbe parlare del suo futuro, la società confida molto su Ciro. Ho un rapporto familiare con lui, non c’è nessuna intenzione di mandarlo via. Ciro è una persona di famiglia, ho un grande affetto nei suoi confronti, poi nel calcio capitano i momenti non positivi. sono convinto che tornerà ad essere fondamentale. Luis Alberto è una persona particolarissima dal punto di vista caratteriale. Ha una posizione collaborativa ora come ora. Quando è andato via Milinkovic, lui aveva un’offerta dall’Arabia, ho ritenuto che potesse incarnare lo spirito dello spogliatoio. Mandando via Milinkovic è salito di un gradino. Felipe Anderson è un ragazzo d’oro a cui sono legato, abbiamo un’affinità, lui è molto religioso. È una persona con la quale abbiamo un bel rapporto, non c’è rottura, c’è disponibilità al rinnovo".
Poi due parole su Sarri e sulle richieste di mercato del tecnico: "Lui è un grande insegnante di calcio, un maestro. È una persona caratterialmente particolare, che con me va d’accordo. Con Sarri ci confrontiamo, anche in modo accesso, lui è integralista, ma credo che abbia stima della mia persona. Lui nel mercato di quest’anno chiedeva Ricci e Berardi. Io ho tentato di raggiungere questi obiettivi, ho ricevuto richieste fuori di qualsiasi logica, sia economica che in relazione all’età. Abbiamo preso Rovella che non credo sia inferiore a Ricci. Non penso che i giocatori che abbiamo preso siano inferiori a Zielinski che è ancora sul mercato e non ha compratori".
Infine ha parlato del derby e dopo aver ricordato la famosa finale di Coppa Italia di dieci anni fa ha acceso la miccia dicendo: "Per noi il derby è un campionato nel campionato, è una partita importante. L’altra fazione enfatizza di più le situazioni. I laziali sembrano meno coinvolti, soffrono in silenzio. Invece l’altra sponda è più caciarona e se non raggiunge l’obiettivo sparisce".