L’ossessione di Nagelsmann: “Urlo i nomi dei calciatori nel sonno e sveglio mia moglie”
Julian Nagelsmann è tra i più giovani allenatori in assoluto su scala mondiale ad essersi affermato ad altissimi livelli e oggi, da meno di un anno è seduto sulla panchina del Bayern Monaco, tra le più prestigiose e importanti. A soli 34 anni, un'età in cui moltissimi giocatori calcano ancora i terreni di gioco, mentre il tecnico di Landsberg am Lech ha bruciato le tappe di una carriera fulminea, a conferma delle proprie indiscusse qualità. Ma sta pagando la pressione e le aspettative a carissimo prezzo, dovendo sopportare un peso enorme sulle spalle. E non solo lui: a farne le spese di questa prepotente ascesa è anche la moglie, come ha rivelato lui stesso in una recente intervista rilasciata al Magazine ufficiale dei bavaresi.
Prima l'apprendistato nel 2008, a soli 21 anni dopo una brevissima carriera da giocatore (durata la parentesi di 9 anni tra giovanili e prima squadra) alla corte di Rhomas Tuchel. Sono i tempi di una gavetta nella periferia della Bundesliga, all'Augusta, per poi rientrare a Monaco di Baviera, al Monaco 1860 sempre come secondo. Ma Julian Nagelsmann è un predestinato e nel 2016 approda da allenatore più giovane di sempre in Bundesliga, all'Hoffenheim, dove si fa notare per essere prelevato e trasportato nella fucina targata Red Bull, al Lipsia dove emerge a livello internazionale. Fino alla chiamata più importante fino a questo momento, da parte del più titolato club tedesco, il Bayern Monaco dove inizia a conquistare i primi titoli.
"Quando sei sulla panchina del Bayern, devi sempre vincere, ogni partita. E devi ottenere titoli. Che sia calcio o basket: dobbiamo trasmettere ‘mia san mia' (il motto del club bavarese, traducibile con "noi siamo noi", ndr). Questa è la nostra identità, dentro e fuori dal campo. Vogliamo emozionare i tifosi" spiega Nagelsmann per far capire a cosa sia chiamato ogni volta che la squadra scende in campo. "Il Bayern punta alla perfezione. È solo con questa aspirazione e questo approccio che puoi continuare a migliorare, a prescindere dal fatto che sei consapevole che in realtà non puoi mai essere perfetto".
Così, il lavoro dalla panchina, si trasporta sui campi di allenamento, negli uffici del club, a casa. Una costante nella vita di Nagelsmann che si è abituato in fretta a lavorare e vivere con la pressione addosso e gli occhi puntati, costantemente: "Sento sempre pressione a causa dei tifosi perché tutti vogliono tornare a casa felici dopo una partita. Se senti la pressione per le partite, significa che il tuo lavoro è importante, ci tieni. Sia la pressione sia un po' di nervosismo aiutano a dare il meglio di te e a rimanere concentrato. Amo la sensazione di avere attorno una sana pressione, amo allenare e giocare le partite sotto pressione".
Un po' meno, probabilmente lo è la moglie di Julian, Verena, sposata nel 2018, conosciuta da giovanissimo e dalla quale ha avuto due figli. Perché la signora Nagelsmann è costretta a sorbirsi lo stress e le paturnie del marito che si porta letteralmente il lavoro anche a letto. "In alcuni casi urlo proprio le formazioni e i nomi dei miei giocatori mentre dormo, lei si sveglia spaventata. Così mi ha raccontato una mattina". Una vera e propria ossessione, che aumenta quando arriva una sconfitta: "Quando perdiamo rimango alzato fino a tardi, alle 4 o alle 5 del mattino, perché devo individuare le cause della sconfitta. Non posso accettare di non imparare nulla dagli errori e di non migliorare la mia squadra" spiega Nagelsmann .
"Se vinci una partita, la vittoria spesso conta solo un'ora per un allenatore, poi devi guardare oltre. Dopo le vittorie, la squadra festeggia con i tifosi, l'allenatore no. E se perdiamo una partita, la parola giusta per me è solo una: vergogna. Sì, me ne vergogno: una sensazione davvero spiacevole". Anche per la povera Verena, costretta a svegliarsi nel cuore della notte con la formazione del Bayern ripetuta a memoria.