L’odissea dei brasiliani sotto le bombe a Kiev, arriva una foto sul cellulare: “Sono in salvo”
L'appello dei calciatori brasiliani non è caduto nel vuoto. "Riportateci a casa", la richiesta di aiuto contenuta nel messaggio video registrato assieme alle famiglie che con loro erano in Ucraina. "Facciamo i turni per dormire", raccontavano i giocatori di Shakhtar Donetsk e Dinamo Kiev, costretti a starsene rintanati in un hotel della capitale in attesa di trovare una soluzione, una via d'uscita per lasciare il Paese. Lo scoppio della guerra, l'invasione delle truppe russe, gli attacchi missilistici e l'avanzata verso la città dell'esercito mandato da Putin aveva alimentato angoscia nella colonia di sudamericani che s'era sentita smarrita, prigioniera di una situazione pericolosa e drammatica.
Il caso di Junior Moraes, attaccante 34enne dal doppio passaporto (brasiliano e ucraino), era divenuto emblematico: considerati la legge marziale, la mobilitazione generale e la chiamata alle armi di tutti i cittadini maschi ha rischiato di essere arruolato nella milizia schierata nel tentativo estremo di difendere la capitale dall'assalto nemico. Non dovrà farlo e potrà mettersi in salvo. Come lui anche i connazionali ritrovatisi sotto le bombe. La foto mandata al giornalista @arthurquezada testimonia come, attraverso l'aiuto delle autorità carioca, siano finalmente riusciti a trovare un mezzo di trasporto per raggiungere il confine con la Romania e lì trovare riparo nell'attesa di tornare in patria.
Il gruppo di circa 50 persone ha raggiunto con auto private la stazione che si trova a circa due chilometri dall'albergo dove sono rimasti rinchiusi finora. Lì, senza alcuna necessità di acquistare il biglietto (come si legge sul giornale brasiliano O Globo), è salito a bordo del treno diretto verso la città di Chernivtsi (nella zona occidentale del Paese).
La soluzione proposta dal ministero degli Affari Esteri, almeno inizialmente, non era stata accolta con favore da parte dei giocatori e delle altre persone selezionate per il convoglio: temevano non fosse abbastanza sicura ma di fronte alla complicata situazione dell'albergo (scorte di cibo in esaurimento, possibilità di sfruttare qualsiasi mezzo di comunicazione, compresa la difficoltà di collegarsi anche a internet), hanno deciso di partire e abbandonare quel luogo dove erano nascosti da giovedì scorso, giorno in cui è scattata l'operazione militare della Russia.