Lo striscione di Dumfries: Theo con un guinzaglio al collo nella festa scudetto, difensore sotto inchiesta
Theo Hernandez tenuto al guinzaglio da un ‘padrone' che brandisce una mazza di legno. Per questa iconografia molto ‘colorita' esibita sul bus durante la festa per lo scudetto dell'Inter Denzel Dumfries adesso rischia una multa per aver violato l'articolo 4 del Codice di giustizia sportiva che obbliga i tesserati ad avere comportamenti all'insegna della "lealtà, correttezza e probità".
La Procura federale ha già acquisito video e immagini della serata tricolore scandita dal bagno di folla nerazzurra che da San Siro fino al Duomo ha accompagnato la carovana di calciatori e staff in trionfo. La trafila è nota: aperto il fascicolo, si procederà fino alla sanzione che sarà una tirata d'orecchie per tanta impudenza. Capitò a Nicolò Zaniolo, che urlò slogan offensivi nei confronti della Lazio per l'euforia della conquista della Conference League. È accaduto anche a Gianluca Mancini che sventolò la bandiera col ‘ratto biancoceleste' dopo la vittoria nel derby. Furono puniti gli stessi milanisti (oltre a Theo anche i compagni Krunic, Maignan e Tonali) per uno striscione che fece discutere e venne censurato con riprovazione e ammende.
Cosa è successo? La bandiera della discordia è finita a al difensore olandese, veicolato dai tifosi ai calciatori nel corso della parata. Ce n'era anche un altro (ma quello è rimasto tra il popolo di sostenitori) che invece raffigurava Theo con un ciuccio in bocca. In quei momenti di entusiasmo contagioso non si fa caso a dettagli del genere, l'adrenalina può fare brutti scherzi e la voglia di togliere sassolini dalla scarpa prende il sopravvento.
Del resto, tra Dumfries ed Hernandez la rivalità sportiva è sempre stata molto marcata e ha prodotto scintille: è come mettere due treni in corsa a fronteggiarsi sullo stesso binario con tutto quel che ne consegue. Scorie dell'ultimo derby (quando i due si misero le mani al collo in un finale coi nervi a fior di pelle e vennero espulsi) hanno portato anche a questo, considerata l'assenza per squalifica dell'olandese contro il Torino.
Cose che accadono quando il ‘sangue è caldo', nonostante le raccomandazioni da parte della dirigenza che, proprio in previsione di situazioni del genere, per evitare polemiche e dare un segnale, aveva chiesto alla squadra di non lasciarsi andare a provocazioni e, più ancora, a tenere a freno gli istinti di vendetta. "Festeggiamo secondo i valori del club", aveva detto il presidente, Zhang, ma qualcosa è andato storto. In mezzo a tutta quella confusione certe raccomandazioni corrono il rischio di perdersi ed essere travolte.
Sul fatto si è pronunciato anche il presidente della Lega Serie A, Casini: "Purtroppo abbiamo visto le stesse cose in altri festeggiamenti – ha ammesso. a Radio Anch'io Sport su Rai Radio 1 -. I giocatori non si rendono conto di quanto un gesto del genere produca danno".