Lo striscione dei tifosi è una luce nel buio di Josip: “Ilicic non mollare, Bergamo è con te”
Josip Ilicic non è solo. C'è un club, l'Atalanta, che lo ha sostenuto e lo sostiene ancora una volta in un momento durissimo per il calciatore. Dalla giungla di sentimenti ed emozioni sono ricomparsi quei demoni con i quali credeva di aver fatto i conti, averli confinati (finalmente) in qualche angolo remoto della coscienza, di aver imparato a conviverci fino a renderli docili, docili. Non è così e Josip s'è spento. Blackout totale, ha bisogno di altro tempo per mettere la sordina a quei sussurri che gli rimbombano dentro, ronzano nella testa, tolgono il sonno. Tolgono tutto, a cominciare dalla gioia di vederlo inventare calcio con i sui colpi di genio.
Ilicic non è solo, lo striscione esposto dai tifosi (l'ennesimo dopo due anni fa, quando il giocatore uscì da una crisi profonda dopo il periodo di Covid che aveva martellato Bergamo e l'Italia) contiene un messaggio semplice ma abbastanza efficace da fargli sentire addosso il calore di un abbraccio. Ha bisogno anche di questo. "Josip mola mìa (non mollare, in dialetto bergamasco, ndr). Bergamo è con te", è la scritta apparsa nei pressi del cancello d'ingresso del quartier generale della ‘dea' a Zingonia.
L'assenza dalle convocazioni dalle gare contro Inter e Lazio avevano destato qualche sospetto: non era fuori dal gruppo per colpa del Covid ma c'era dell'altro. Sono tornati quegli stessi problemi personali che nell'estate del 2020 che lo avevano fermato. Sbucati all'improvviso, se li è trovati davanti e ne è rimasto (ancora) sopraffatto. "Forza dea, forza JoJo", l'incoraggiamento rivolto allo sloveno perché vinca la nuova battaglia.
A parlare delle condizioni di Ilicic era stato Gasperini subito dopo il buon pareggio ottenuto contro la Lazio all'Olimpico. Uno 0-0 strappato coi denti nonostante una formazione largamente rimaneggiata a causa dei contagi e degli infortuni. Non c'era Josip e senza la sua luce a illuminare il gioco non poteva essere la stessa cosa. Quando potrà tornare? Difficile dirlo. Lo stesso allenatore non sa, né può sbilanciarsi. C'è una sola cosa che importa: che stia bene anzitutto l'uomo, il calcio passa in secondo piano in situazioni del genere. "Per me non è facile parlare di questo – le frasi del tecnico -. Sono situazioni che vanno al di là del calcio. I medici non sanno darci una risposta, non posso darla io. La nostra testa è una giungla… preferisco non parlare più di questa cosa".