Lo strano destino di Lukaku e Hakimi: spaesati e snaturati lontani da un’Inter che vola
Un anno intenso e di successo può lasciare una pesante eredità emozionale in uno spogliatoio e in un ambiente. Soprattutto se si è spezzato un incantesimo di dieci anni senza alcun titolo. L'Inter campione d'Italia 2020-21, un gruppo solido plasmato dal demiurgo Conte, aveva in Achraf Hakimi e Romelu Lukaku due armi affilate e decisive. Le esigenze economiche della società, tuttavia, spinsero alla loro cessione al Paris Saint Germain e al Chelsea, aprendo così uno scenario depressivo per l'ambiente nerazzurro: impossibile, o quasi, sostituire la rapidità negli affondi del marocchino e la possenza fisica e la concretezza offensiva del belga. Questa teoria, invece, è stata smentita dai fatti attuali, e anche da un gioco corale armonioso di un'Inter molto più virtuosa di quella coronatasi campione.
Hakimi, cursore e non terzino
Capace di effettuare sprint in allungo da mezzofondista ma anche di accelerare nel breve da zero, il laterale marocchino si è dovuto adattare al cambio dal ruolo di esterno di centrocampo a cinque a quello di terzino classico. L' inizio sfolgorante con il Psg in campionato si è rivelato illusorio: tre reti e due assist nelle prime sette apparizioni in Ligue 1 lasciavano presagire un futuro brillante per il magrebino di passaporto spagnolo, il quale però dopo la doppietta fuori casa contro il Metz del 22 settembre si è impantanato.
Il 4-3-3 approntato da Mauricio Pochettino sembra infatti avergli in parte tappato la corsia di destra. Le ingombranti presenze di Lionel Messi e di Angel Di Maria gli impediscono di disporre della carreggiata libera per poter andare facilmente sul fondo o per inserirsi in attacco incrociando, la sua principale specialità. Addio così al taglio in diagonale che tanto aveva reso sia a Dortmund sia all'Inter e sopratutto al protagonismo offensivo di un calciatore che a Parigi è accusato spesso di lasciare troppo spazio alle sue spalle quando gli avversari attaccano. Senza Skriniar a coprirlo, Hakimi è infatti costretto a un lavoro diverso, che inizia anche con un tipo di postura differente al momento di passare dalla fase offensiva a quella difensiva.
L'infelice Lukaku
Per Big Rom, invece, parlano direttamente le statistiche. Il belga, che all'Euro 2020 ha dimostrato la sua centralità anche nel gioco della sua nazionale, vanta appena cinque reti e un assist in 16 incontri con il Chelsea. Sebbene vada ricordato che in sei occasioni Lukaku abbia giocato solo pochi minuti e che la scelta di prescindere dai suoi servizi sia prettamente tecnica, è evidente che anche il centravanti tanto caro a Conte ha sofferto il cambio di guida tecnica. Thomas Tuchel, allenatore tedesco dei Blues, non solo gli preferisce i compatrioti Havertz e Werner in punta, ma è fautore di un calcio meno improntato alle verticalizzazioni immediate sul centravanti, cosa che favoriva non poco il protagonismo di Lukaku in nerazzurro.
Passato da primadonna a comparsa senza gloria, il belga sente adesso il peso degli oltre 100 milioni spesi dal Chelsea per il suo cartellino. Nel suo cuore si insinua inoltre il terrore di ciccare anche la sua seconda esperienza a Stamford Bridge, dopo che nel 2013 José Mourinho decise di disfarsene per un'apparente immaturità. Adesso che ha 28 anni, uno dei centravanti più decisivi dell'anno scorso sembra essere spaesato e senza mordente.
Lo stesso vale per il suo ex compagno Hakimi, che in un Psg obbligato a vincere è insostituibile come terzino destro per mancanza di alternative, ma è stato comunque snaturato non poco dal modulo di gioco di Pochettino. Il tutto mentre l'Inter capolista sembra non sentire affatto la mancanza di quelli che fino a poco fare erano i suoi principali generali d'assalto e oggi sono stati declassati a soldati semplici.