Lo strano caso della Cremonese, promossa in Serie A con mezza squadra che non ci sarà più
La vittoria sul Como e la contestuale sconfitta del Monza hanno riportato al Cremonese in Serie A dopo 26 anni dall'ultima volta. Anno 1996, in panchina c'era Gigi Simoni, un'icona del calcio italiano che in quella porzione di provincia lombarda mise in bacheca anche un trofeo internazionale (la Coppa anglo-italiana 1992-1993): finì con un pesantissimo 7-1 a San Siro contro il Milan. Una debacle e una retrocessione che segnarono anche la fine di un lungo ciclo durante il quale i grigiorossi – la squadra in cui Luca Vialli raffinò il fiuto e i piedi di bomber – erano riusciti ad alimentare un sogno.
Lo stesso sogno a occhi aperti, con lo sguardo fisso verso il futuro, che s'è materializzato con la promozione diretta (assieme al Lecce), evitando per una manciata di punti (+2 su Pisa e Monza, +3 sul Brescia) il percorso a ostacoli, le mille insidie dei playoff. Ma non chiamatelo miracolo, nemmeno colpo di fortuna: il traguardo straordinario raggiunto dalla Cremonese arriva a corredo di una programmazione societaria che ha affidato a Fabio Pecchia, alla sua seconda promozione in carriera dopo quella col Verona (2016-2017), una pattuglia di giovani talenti giunti in prestito dalla Serie A e qualche ‘senatore' (come Ciofani e Di Carmine) che ha fatto da chioccia, ci ha messo esperienza e buoni consigli per resistere alle sollecitazioni di un torneo molto duro come quello di B. Una palestra e un trampolino di lancio, la buona occasione da cogliere al volo per misurarsi con le big del calcio italiano.
Una rosa del valore 26.38 milioni di euro, la settima in categoria per quotazione dei calciatori, costata quasi la metà del Parma (delusione del torneo) e una ventina di milioni in meno rispetto al Monza di Berlusconi. Dettagli che sono alla base del lavoro effettuato dalla società e dallo staff tecnico. Un gruppo nel quale spiccano soprattutto una serie di pedine giunte a farsi le ossa e che, salvo accordi contrari con i rispettivi club di appartenenza, potrebbero far parte anche della struttura base in lizza nella prossima stagione.
"È una soddisfazione grandissima – le parole a caldo di Fabio Pecchia a Sky Sport -. Un gruppo di ragazzi giovani in un campionato difficilissimo. Abbiamo fatto qualcosa di storico… sono contento per la proprietà e ringrazio Ariedo Braida, perché lo scorso anno ero a casa con la mia famiglia e ha avuto fiducia in me. Dopo 18 mesi è un premio giusto per tutti".
Juventus, Napoli, Atalanta, Sassuolo e Frosinone le società con le quali trattare eventuali rinnovi di quei dieci calciatori che hanno fatto la differenza e di cui nelle prossime settimane si conoscerà con certezza il futuro: restare in grigiorosso per un altro anno oppure tornare alla base per cimentarsi su altri palcoscenici all'ombra dei "più grandi". Si tratta di Marco Carnesecchi (portiere – Atalanta), Celeb Okoli (difensore centrale – Atalanta), Andrea Meroni (difensore centrale – Sassuolo), Leonardo Sernicola (terzino sinistro – Sassuolo), Tiago Casasola (terzino destro – Frosinone), Nicolò Fagioli (centrocampista centrale – Juventus), Luca Valzania (centrocampista centrale – Atalanta), Gianluca Gaetano (trequartista – Napoli), Hamza Rafia (trequartista – Juventus) e Luca Zanimacchia (ala destra – Juventus). Mezza squadra che rischia di non esserci più.