Lo Scudetto di Mike Maignan, la pantera che ci dirà tanto sul Milan dei prossimi 10 anni
Le scelte di mercato che hanno messo insieme Paolo Maldini e Frederic Massara a partire dalla stagione 2019-2020 sono così buone che sfiorano la chiaroveggenza. In Theo Hernández forse non credeva nemmeno lui stesso ed è diventato uno fra i migliori cinque laterali bassi al mondo, in una sola sessione di mercato hanno deciso di puntare su Franck Kessié e Ismaël Bennacer, costruendo un centrocampo completo, a cui poi hanno aggiunto Sandro Tonali, voluto fortemente perché può anche diventare la bandiera del club nel futuro. Come gente esperta hanno scelto Zlatan Ibrahimović, Simon Kjær, Alessandro Florenzi, tutti calciatori che hanno dato sostanza e protezione a una squadra giovane. Se queste idee di mercato varrebbero già una mezza statua, quelle che hanno lasciato di stucco sono altre due: prima di tutto l’idea Tomori per la difesa, dimostratosi davvero dominante contro tutti gli attaccanti della serie A e questa estate la scelta di Mike Maignan per sostituire Gianluigi Donnarumma in porta.
Veder partire Donnarumma a parametro zero è stato un dolore da un punto di vista economico, per il morale della squadra e per la sua competitività, in quanto stiamo parlando del portiere votato come miglior calciatore tout court degli Europei. Per il 99% dei direttori sportivi sostituire Donnarumma poteva essere una mezza tragedia, per Maldini e Massara è stata un’avventura iniziata bene e finita anche meglio con lo scudetto sulle maglie.
Della grandezza di Maignan si può parlare sotto diversi punti di vista. Prima di tutto il suo corpo. Se non si usa per lui il termine “felino” allora bisogna toglierne l’accezione lessicale per gli umani. Si muove con un’agilità panteresca, è sempre sotto controllo, il suo baricentro è sempre stabile, non è mai lontano dalla posizione busto-gambe corretta per poter opporre il maggior volume di corpo possibile a un tiro verso la porta. Sembra essere un cumulo di energia che si sprigiona nello spazio dell’area di rigore che domina, nonostante non sia fisicamente imponente (come il predecessore in rossonero che, nonostante sia enorme, invece pecca proprio nell’occupazione fisica del “suo” territorio).
Tecnicamente è zucchero puro. Ogni parata è una lezione di coordinazione e sa capire le traiettorie possibili di ogni offesa alla sua porta. Ha due caviglie esplosive che saranno il tremore dei rigoristi del futuro prossimo. Come tratta il pallone poi, è un vero update rispetto a tutto quello che abbiamo visto fino a questo momento. Non solo gioca con gli altri, ma gioca nel gioco della sua squadra, è una differenza che fa alzare il livello. Non si limita ai tocchi da ripartenza bassa, schematicamente mandati a memoria da quasi tutti i portieri contemporanei, sa uscire dallo spartito e inserirsi direttamente nella proposizione di gioco della squadra, capendo quando è il momento di giocare corto o lungo e dove è meglio direzionare il flusso di gioco. Per tirare fuori solo un dato, nonostante osi molto più degli altri portieri con 6,7 passaggi lunghi di media a partita, ha il 76% dei passaggi completati.
Dopo questo scudetto, cosa possa diventare Mike Maignan è anche fin troppo facile da capire. Dipende poi dal Milan perché uno come Maignan il grande calcio deve per forza di cose viverlo. Se il Milan, grazie a un nuovo proprietario, diventa una squadra capace di stabilizzarsi ad altissimi livelli, allora il portiere i rossoneri ce l’avranno per i prossimi dieci anni almeno. Se invece il Milan resta nel limbo, allora tra uno-due anni sarà davvero difficile per la società e il giocatore resistere alle sirene di squadre che con Mike Maignan potranno fare un decisivo salto di qualità. In tutti e due i casi, vedremo Maignan anche diventare il portiere titolare della Francia, una delle squadre sicuramente migliori del panorama delle Nazionali.