L’Italia non è il Psg, Donnarumma non ha più scuse: si gioca faccia e Mondiali
La solitudine del portiere è un capitolo corto ma ben argomentato di "Splendori e miserie del gioco del calcio", un libro del giornalista e scrittore uruguaiano Eduardo Galeano che analizza con enfasi gli aspetti più romantici e drammatici storicamente riscontrabili nei protagonisti del pallone. Tra gli aggettivi utilizzati dal defunto letterato sudamericano in questo capitolo vi erano "martire" e "penitente", i quali potrebbero descrivere alla perfezione lo stato d'animo di Gianluigi Donnarumma.
Facile capro espiatorio da mettere alla gogna dopo l'eliminazione dalla Champions League contro il Real Madrid provocata da un grave errore che ha innescato la rimontata dei blancos, Gigio ha sentito forte la botta della sua prima grande stecca a livello internazionale. Il suo volto è cambiato nelle ultime due settimane, e la goleada subita a Montecarlo, nella quale è stato nuovamente protagonista di interventi impacciati, lo ha messo sul baratro a pochi giorni da un match fondamentale con la nazionale italiana.
Ambientamento difficile a Parigi
Arrivato a Parigi ad agosto e presentato in pompa magna al fianco di vari fenomeni tra cui Lionel Messi, Donnarumma ci ha messo del tempo a entrare nelle rotazioni di Mauricio Pochettino. E siccome il portiere è solitario nel bene e nel male, persino quando si accomoda in panchina, dove sa che a meno di cataclismi non arriverà il suo momento, il napoletano ha dovuto combattere contro un ambiente ostile fin dal primo momento. E da campione d'Europa in carica.
Dopo averci messo un po' a essere considerato un'alternativa valida a Keylor Navas, Gigio ha gradualmente preso fiducia in sé stesso, anche se il suo adattamento alla nuova realtà francese non è stato certo portato a termine. Anzi, sembra essere ancora in divenire. Errore marchiano a parte, Donnarumma deve assimilare del tutto le regole di uno spogliatoio autogestito nel quale la boria di vari elementi, Neymar su tutti, la fa da padrone e nel quale si nota chiaramente l'influenza del clan dei sudamericani, in conflitto con quello dei francofoni.
Va ricordato, inoltre, che si tratta non solo della sua prima stagione in una squadra di altissimo livello europeo ma anche che è la sua prima volta lontano da casa. A 23 appena compiuti, praticamente l'età di uno studente Erasmus che abbandona la famiglia per studiare all'estero, il nativo di Castellammare sta vivendo un fisiologico processo di trasformazione, nel quale gli errori e i disguidi dovrebbero essere contemplati. Lo svarione di Champions, tuttavia, ha dato origine a una tragedia di proporzioni giganti per un Paris Saint Germain che da seconda rosa più cara del mondo non poteva abbandonare il proscenio europeo così presto, e in modo così ridicola. E, per giunta, questa macchia è sopraggiunta poco prima di un delicatissimo spareggio mondiale per l'Italia.
Senza paracadute
Eroe degli scorsi europei, Donnarumma dovrà ritrovare la serenità giusta per lasciarsi alle spalle il recente passato e pensare esclusivamente in un presente composto esclusivamente dai cinque giorni nei quali si potrebbero susseguire i due impegni decisivi. Tornato in Italia per rispondere alla chiamata di Roberto Mancini, il primo a credere in lui affidandogli la titolarità della numero 1 della nazionale lasciata da un certo Gianluigi Buffon, Donnarumma deve andare oltre l'ostacolo per la prima volta nella sua carriera, visto il contesto così turbolento nel quale sta vivendo.
La prova contro la Macedonia, che potrebbe essere la prima ma anche l'ultima relativa alle qualificazioni mondiali, assume per Gigio i connotati di un esame senza diritto d'appello. Un esame al quale è quasi impossibile prepararsi a livello emotivo, ma nel quale bisogna rispondere d'istinto, da vero campione quale è. Al portiere azzurro, così come alla nazionale stessa, manca un paracadute, già lanciato nella fase ai gironi. La prossima caduta, dunque, sarebbe definitiva, decisiva e di conseguenza traumatica. Sia per Gigio sia per l'Italia intera. In questo caso, come spesso accade quando si fallisce, il portiere potrà essere responsabile, ma nella sconfitta trascinerà con sé tutto il paese.