L’Italia ha un problema e tre soluzioni: tra Immobile, Raspadori e Kean il bomber dei Mondiali
L’estate sportiva azzurra è stata incredibile, non solo per le vittorie senza soluzione di continuità tra Europei di calcio, Olimpiadi, Paralimpiadi e diversi tornei sportivi, ma per la profondità della nostra forza sportiva, perché capaci di essere presenti davvero in quasi tutte le discipline da protagonisti. Siamo ovunque e competitivi, ma è anche vero che la grande copertina dell’estate non può non prendersela l’Italia di Mancini, vincitrice degli Europei l’11 luglio 2021. Una copertina che magari può dividersi con la doppia vittoria olimpica di Jacobs-Tamberi del 1° agosto, ma per l’impatto nazionalpopolare la vittoria europea non ha pari.
Abbiamo vinto da squadra di seconda fascia (per alcuni, prima degli Europei, eravamo serenamente anche in terza fascia), senza grandi campioni (se non un portiere dimostratosi campionissimo durante il torneo) e con buchi enormi in alcuni ruoli e posizioni di campo. Abbiamo vinto perché si è creata una compattezza di squadra necessaria durante un torneo in cui bisogna giocare solo sette partite, perché alcuni calciatori importanti erano in una forma spettacolare (vedi Jorginho, Chiesa e i due centrali di difesa Bonucci e Chiellini), per un po’ di fortuna, ma tutti i vincitori di grandi tornei dal 1930 in poi hanno vinto anche per fortuna, perché abbiamo fatto pesare poco i nostri punti di debolezza, esaltando invece i nostri punti di forza.
Brutto interrompere questa bella favola, ma è giusto dire che oggi, nel bel mezzo della qualificazione per i Mondiali di Qatar 2022, i punti di debolezza ci sono ancora e non possiamo non prenderli in considerazione. Da un punto di vista generale i nostri ritorni dopo le vittorie sono sempre stati disastrosi. Dopo il 1982 veniamo drasticamente eliminati in un girone per le qualificazioni europee in cui ci sopravanzano Romania, Svezia e Cecoslovacchia (finiamo quarti solo prima di Cipro). Dopo il 2006 partiamo subito malissimo con un pareggio contro la Lituania in casa e con una sconfitta per 3-1 in Francia, ci qualifichiamo però senza stress, giochiamo un buon Europeo, ma poi ai Mondiali 2010 usciamo senza vincere una partita in un girone con Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia.
L'Italia e il rischio Svizzera
Pensando alle due partite contro Bulgaria e Svizzera e alla vittoria bella e netta contro la Lituania possiamo ritenerci già leggermente più soddisfatti, anche perché fin da subito questi match erano essenziali per il cammino verso Qatar 2022. Il nostro è girone spaccato a metà, noi e la Svizzera molti gradini sopra Bulgaria, Lituania e Irlanda del Nord. In questo senso diventano fondamentali le partite tra noi e gli elvetici, ancora di più dopo che la Svizzera ha perso come noi due punti lungo il cammino con lo 0-0 di Belfast. Una partita l’abbiamo giocata domenica, pareggiando 0-0. Il punteggio non è eccezionale, soprattutto se legato ai due punti persi contro la Bulgaria a Firenze, ma la prova è stata buona. La difesa ha retto benissimo, un centrocampo in difficoltà fisica evidente ha tenuto il pallino del gioco e poi c’è l’attacco, il nostro punto di debolezza più evidente.
I campioni d'Europa
Mancini ha chiaro il quadro dei nostri attaccanti: abbiamo un ottimo regista offensivo, Insigne, perfetto per il gioco sarriano a cui si ispira la Nazionale, una furia come esterno, Chiesa, da innescare e dosare insieme a Berardi, un centravanti ormai in declino come Belotti e uno bravo nel gioco in verticale, alle spalle dei difensori centrali, Immobile.
E i bomber di oggi e del futuro
Manca uno stoccatore, un uomo che sappia interconnettere il gioco offensivo, un centravanti tecnico, un uomo che sa farsi dare il pallone spalle alla porta e vedere il gioco, un grande uomo d’area. Alcune volte queste qualità sono condensate in un singolo calciatore, altre volte bisogna cercare di sopperire in qualche modo alle mancanze e Mancini cerca di farlo convocando tutti gli attaccanti che il campionato propone, soprattutto giovani con vista 2022 e oltre, come Zaniolo, Raspadori, Scamacca, Kean, Pellegri e così via. Come abbiamo visto nella partita contro la Lituania i nostri giovani attaccanti hanno grandi qualità e possono crescere ancora in maniera esponenziale. Sanno fare cose, soprattutto Raspadori, che Immobile non riesce ancora a fare. Per Mancini la questione si fa intricata.
Immobile e Raspadori
Per adesso però siamo sempre lì, i nostri problemi sono evidenti, ma siamo campioni d’Europa, in questo momento una soluzione la possiamo sempre trovare. Dall’altro lato poi ci sono almeno due speranze a cui fare affidamento per il futuro prossimo. La prima è che un anno di Sarri sappia dotare Immobile di skills e movimenti perfetti per il calcio sarriano e della Nazionale di Mancini. Siamo nell’era del lifelong learning, secondo cui si può sempre apprendere e quindi non ha senso non sperare.
In secondo luogo la storia della Nazionale ha sempre mostrato come basta una partita, delle volte un tempo di una partita giocato bene, secondo le richieste dell’allenatore e le esigenze della squadra per diventare un punto di riferimento, in particolare per ruoli dove non c’è un titolare inamovibile. Per questo i tanti giovani attaccanti italiani devono sfruttare il tempo da qui in avanti per giocare la partita che può cambiare la loro carriera in Nazionale. La partita di Raspadori contro la Lituania ad esempio, gli ha fatto salire molti gradini della scala gerarchica e siamo convinti che Mancini gli darà molto più spazio in futuro per prove sicuramente più difficili.
Ora che con la Svizzera siamo, se gli elvetici vincono le due partite di ottobre, in perfetta parità, possiamo predisporci anche mentalmente per quattro partite da torneo estivo che l’Italia dovrà affrontare a ottobre e novembre. Prima c’è la Nations League in casa e poi le due partite decisive per andare direttamente ai Mondiali. Mai una Nazionale aveva dovuto affrontare impegni così difficili a pochi mesi dalla vittoria di un grande torneo. Potrebbero essere le sveglie perfette per ricominciare a correre veloce.