L’Italia di Spalletti cala nel finale, Gigio prende gol sul suo palo: il pari con la Macedonia complica tutto
L'Italia non batte la Macedonia del Nord. Il gol di Immobile è un'illusione che dura fino al gol su punizione preso da Donnarumma sul suo palo: questione di attimi e di passi che si muovono un istante dopo, sulla traiettoria di Bardhi non arriva in tempo. Nel Girone di Qualificazione a Euro 2024 gli Azzurri restano a 4 punti, a -3 dall'Ucraina (7, con una gara in più) che il 12 settembre sarà ospite a San Siro e andrà battuta a ogni costo pur di agganciarla in seconda posizione alle spalle dell'Inghilterra che da lassù (13) può dormire sonni tranquilli.
La prima di Luciano Spalletti inizia come doveva almeno sotto il profilo del gioco ma senza i tre punti in saccoccia. Era la cosa che contava di più. Oltre alla necessità del risultato, però, ci sono stati aspetti incoraggianti: almeno per un'ora buona s'è vista una squadra che con personalità (al netto di avversario inizialmente rinunciatario) e qualità avrebbe meritato di più. Ma continua a segnare poco, come accadeva con Mancini.
Qualche rischio c'è stato, perché correre al ritmo sfoderato dagli Azzurri per larga parte dell'incontro comporta scorte di energie che al momento nelle gambe non ci sono, ma nel complesso la nuova Nazionale ha dato sensazioni positive. Ci ha messo anima e coraggio senza specchiarsi. Ha saputo soffrire nella fase più calda del secondo tempo. Se l'è cavata col mestiere quando il fiato ha iniziato a scarseggiare. Poi è crollata perché non ne aveva più, s'è lasciata sopraffare dall'orgoglio dei padroni di casa e Gigio non ci ha messo la mano de dios.
Il palo di Tonali, la palla che in altre occasioni rimbalza sulle spalle del portiere e va in porta. E invece no. Il rigore in movimento di Politano che trova il piedino di Alioski a una manciata di metri dalla linea. La nuova Italia di Spalletti è (anche) in quelle azioni tutte in verticale, fatte d'inserimenti improvvisi e folate offensive che, nonostante il campo infido per il fondo sabbioso e irregolare, lasciano l'urlo strozzato in gola per il legno centrato dall'ex milanista. Sembra che la dea bendata intenda ancora farcela pagare per quella pazza estate di Euro 2021 in cui nessuno credeva nella Nazionale e arrivò una vittoria bellissima.
Poi entra Zaniolo e la fortuna strizza l'occhio, comincia a girare come si dice in gergo: su una respinta corta dei macedoni, l'ex romanista appoggia per il destro dal limite di Barella. Il tiro finisce sulla traversa e sembra una maledizione. Sulla ribattuta è pronto Immobile che, di testa, fa gol. Finalmente.
Squadra alta, atteggiamento giusto, esterni come Dimarco e Di Lorenzo che operano come mezze ali ed entrano in mezzo al campo, Cristante nel ruolo di lotta e di governo che quando serve si butta pure a capofitto dentro l'area, Mancini da là dietro si alza e affonda la giocata. Barella tira di sciabola e di fioretto. In pochi giorni il neo ct ha cambiato già abbastanza la pelle della Nazionale restituendole un'anima e un'identità che non è palleggio/fraseggio fine a se stesso ma costruzione articolata della manovra che può diventare dirompente con inserimenti e accelerazioni improvvise. Del resto, non c'era scelta. Bisognava rischiare perché i punti mancano come il pane e senza reti non si cantano messe di qualificazione.
A voler trovare una sbavatura, ce n'è una facile facile: cambia l'abito tattico ma resta il solito, vecchio difetto degli Azzurri di non riuscire a finalizzare la mole di gioco creata. Il tridente, con Immobile capitano in cima, non punge, non ce la fa e si perde in quella tonnara che è l'area di rigore della Macedonia che si difende con due linee di cinque e prova a chiudere tutti gli spazi, salvo partire in contropiede. Ne riescono un paio, in entrambi i casi un brivido gelido è corso lungo la schiena, come dimostrato dalla chance avuta da Miovski.
Il pareggio dell'Ucraina contro l'Inghilterra (1-1) ha dilatato la classifica del Girone C: inglesi in testa con 13 punti in 5 incontri e la qualificazione in tasca; ucraini secondi a quota 7 (4 match) e Italia che sale a 4 (assieme alla Macedonia, che pure resta in gioco). Ecco perché una vittoria sarebbe servita come il pane, a qualunque costo, anche di non essere belli ma accontentarsi di quel sano pragmatismo che occorre per trarsi d'impaccio dalle situazioni più difficili.
E gli Azzurri sono in una di queste con l'acqua alla gola perché rimettersi in carreggiata e riprendere il cammino comporta ancora grandi sforzi: il prossimo è fare bottino pieno proprio contro la nazionale di Rebrov a San Siro il 12 settembre. Diversamente, e non è la prima volta che accade ahinoi, bisogna sperare in una serie di risultati e combinazioni della sorte per centrare la qualificazione ai prossimi Europei in Germania (2024).