L’intuizione geniale di Messi nell’azione del gol: ha visto qualcosa che gli altri non vedono
Se l'Argentina ha ancora nelle proprie mani la qualificazione agli ottavi di finale dei Mondiali 2022 in Qatar lo deve quasi esclusivamente al suo fenomeno. Nel match da dentro o fuori contro il Messico, dopo una prestazione troppo brutta per essere vera nei primi 45 minuti nonostante la rivoluzione post-Arabia Saudita di Scaloni, ci ha pensato infatti il sette volte Pallone d'Oro Lionel Messi a caricarsi sulle spalle la squadra e un intero Paese per evitare l'umiliante, date le aspettative, figuraccia.
Una sorta di rivincita personale per lui accusato da sempre di non incidere con la maglia della Nazionale nelle partite in cui il peso specifico è elevato. Il suo gol che ha stappato Argentina-Messico, fin lì un inno al non gioco a cui i portieri hanno fatto da spettatori non paganti, ha difatti scacciato quei fantasmi che cominciavano ad aleggiare sull'Albiceleste che, da grande favorita per la vittoria finale di questa rassegna iridata, si stava ritrovando con le valige quasi in mano dopo appena due partite della fase a gironi.
E, ovviamente, una rete di tale importanza, per giunta nel giorno successivo al secondo anniversario della morte di quel Diego Armando Maradona che lo stesso numero 10 sulle spalle ha regalato all'Argentina le più grandi gioie calcistiche della sua storia, non poteva essere frutto del caso o di una banale concomitanza di eventi. In quella marcatura del fondamentale 1-0 contro i messicani, dedicata come sempre alla nonna, c'è infatti tutto Leo Messi, c'è la sua qualità e c'è soprattutto la sua capacità di leggere prima e meglio degli altri ciò che da lì a breve succederà in campo.
Sebbene solo ammirare la magnifica conclusione da fuori area che ha fulminato un incolpevole Ochoa basterebbe per esaltare il capitano argentino (e avrebbe fatto comunque impazzire Lele Adani durante la telecronaca Rai della gara), limitarsi a ciò sarebbe di fatto un torto alla sua classe e al suo talento, quello che gli ha permesso di scrivere la storia del calcio negli ultimi vent'anni e prendersi un posto d'onore tra i più grandi di questo sport. Il gol con cui Lionel Messi ha sbloccato la gara contro il Messico, poi vinta 2-0, che ha messo la qualificazione agli ottavi nelle mani della sua Argentina (ora certa con un successo contro la Polonia nell'ultima gara del girone, ma possibile anche con un pareggio qualora l'Arabia Saudita non batta i messicani e qualora questi non vincessero con 4 reti di scarto) nasce infatti da una lettura sovraumana della Pulce.
Lui dà il via all'azione con un tocco corto verso un compagno a centrocampo che sposta il focus sulla corsia destra mettendo il pallone negli educatissimi piedi di Angel Di Maria e nel frattempo il centravanti Julian Alvarez (entrato al posto di un deludente Lautaro Martinez) tira fuori la difesa avversaria con un movimento incontro alla palla spostandola così verso sinistra. Ed è a quel punto che Leo Messi dimostra di avere una lettura del calcio diversa dal 99,9% dei calciatori: lui non attacca la profondità, né si avvicina per duettare con il Fideo, ma va a cercarsi lo spazio in cui può godere di maggiore libertà per ricevere palla, controllare e tentare quel tiro che ha poi fatto.
La dimostrazione più evidente che già aveva previsto tutto lo svolgimento dell'azione sta nel fatto che anziché attaccare l'area messicana liberata dal movimento di Alvarez, rallenta proprio per farsi vedere da Di Maria e tenere la giusta distanza dal diretto avversario per effettuare il controllo orientato e calciare verso la porta prima che quello stesso difensore possa intervenire. Insomma una lettura che va oltre la tecnica e il talento, una lettura che racconta, ancor più del gol, perché nonostante i 35 anni suonati sia ancora la stella più attesa di questi Mondiali di Qatar 2022.